Eni ha stipulato un regolare contratto con il Governo nigeriano, al quale ha corrisposto unicamente il prezzo. È FALSO che Eni abbia compiuto pagamenti illeciti nei confronti di Malabu.
Eni ha corrisposto il prezzo dell’acquisto del Blocco esclusivamente al Governo nigeriano.
Il 9 settembre 2013 le ONG Re:Common, Global Witness e The Corner House depositano alla Procura della Repubblica di Milano un esposto che prospetta l’illegittimità dell’acquisizione dell’OPL 245 da parte di Eni e Shell in quanto la licenza era oggetto di contenzioso tra Malabu e il GFN.
Le risultanze documentali smentiscono le affermazioni delle ONG, posto che Eni ha pagato in maniera chiara, lineare e trasparente il Governo nigeriano eseguendo l’accordo tra le parti.
In particolare: l’acquisizione dei diritti sul Blocco 245 da parte di Eni e Shell è avvenuta in virtù di un accordo siglato unicamente e direttamente con lo Stato nigeriano, come stabilito ex. Par. 1.3 del testo del Resolution agreement del 29 aprile 2011. Un dato confermato anche dalla relazione della Guardia di Finanza del 1° dicembre 2016, agli atti del fascicolo del Pubblico Ministero relativo al processo davanti al Tribunale di Milano.
Il coinvolgimento della Malabu Oil & Gas Ltd nell’iter di compravendita dell’OPL 245 era inevitabile per chiunque volesse investire in quel Blocco fino a quando, nel 2011, non interviene il GFN. Dal 1998, infatti, Malabu è stata il soggetto giuridico titolare della licenza di esplorazione e dei relativi diritti. Come nel caso di altre OPL, anche l’OPL 245 è stata oggetto di controversie giudiziarie e di arbitrati, ma Malabu è sempre riuscita a difendere la sua posizione.
Come ricordato, nell’aprile 2011 Malabu cede al GFN i suoi diritti sull’OPL 245 e rinuncia a ogni contenzioso a fronte di un indennizzo di 1,09 miliardi.
Inoltre, la legittimità del ruolo della Malabu nel processo negoziale è confermata anche nella relazione della Polizia Giudiziaria del 24 novembre 2016, acquisita agli atti del fascicolo del Pubblico Ministero italiano. Mentre, per quanto riguarda la regolarità della procedura di acquisizione, la correttezza dell’operazione è stata accertata anche da un’indagine approfondita svolta da uno studio legale americano incaricato da Eni (Pepper Hamilton LLP).
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