Vuoi saperne di più? Fai una domanda

World Energy Review

È disponibile la 23° edizione del WER (World Energy Review), la nostra rassegna statistica annuale che racconta l’evoluzione del mondo dell’energia. Con l’obiettivo di fornire una lettura sempre più integrata di questa complessa realtà, la versione definitiva del documento è arricchita con informazioni aggiuntive su temi trasversali come emissioni di CO2, popolazione, PIL, carbone, grafite e manganese, oltre a un focus sulla generazione elettrica e al consueto monitoraggio su oil, gas, nuove fonti rinnovabili e minerali critici.  

 

Come per altri settori, anche per il mercato energetico il 2023 è stato un anno sfidante, in particolare per l’amplificarsi delle tensioni geopolitiche: guerra tra Russia e Ucraina, conflitto Israele-Hamas e attacchi nello Stretto di Hormuz. Questi eventi hanno acuito le difficoltà in un contesto già caratterizzato da importanti trasformazioni in atto con un'economia globale che ha comunque dimostrato segnali di resilienza. 

 

Seppur in uno scenario così incerto, il consumo primario mondiale di energia, anche per il 2023, ha confermato il trend di crescita degli ultimi decenni mantenendo un mix sostanzialmente stabile.

World Energy Review 2024

Una piattaforma per riflettere ed evidenziare il processo di transizione energetica in corso.

Gli approfondimenti del WER

Il secondo modulo della rassegna statistica raccoglie informazioni aggiuntive anche su temi trasversali.

Nel 2023 il consumo primario mondiale di energia è stato pari a ~15 Gtoe e, con la crescita ad un tasso prossimo al 2% vs 2022, ha confermato il trend quasi ininterrotto delle ultime decadi. In termini di composizione, anche nel 2023, i combustibili fossili continuano a coprire circa l’80% della domanda energetica con pesi che rimangono sostanzialmente stabili (oil 30%, carbone 28% e gas 23%) confermando l’andamento degli ultimi trent’anni. In crescita la quota di solare ed eolico, nonostante rimanga limitato il peso complessivo sul mix energetico (inferiore al 3%).

Nel 2023 la popolazione mondiale si è attestata a 8 miliardi di persone, con una crescita di circa lo 0,9% (+70 milioni). L’incremento si è concentrato in Africa (+2,3%) e in Medio Oriente (+1,7%) mentre l’unica area geografica in declino risulta essere l’Europa (-0,4%), dove si registra la seconda contrazione degli ultimi dieci anni dopo quella del 2022 (-0,5% rispetto al 2021). 

 

Al livello dei singoli Paesi, l’India, con oltre 1,4 miliardi di abitanti, ha superato per la prima volta la Cina divenendo il Paese più popoloso al mondo. Tra i primi dieci per popolazione, le crescite maggiori si registrano nei Paesi africani (Etiopia +2,6% e Nigeria +2,4%) seguiti da Pakistan, Bangladesh e Stati Uniti. Popolazione in calo in Russia con un trend in riduzione dal 2019.

 

Nel 2023, nonostante i timori di recessione globale, l'attività economica si è dimostrata sorprendentemente resiliente. Il PIL mondiale è cresciuto del 2,7%, in linea con il 2022, grazie agli sviluppi favorevoli della domanda, tra cui una spesa pubblica e consumi delle famiglie superiori al previsto, e un'espansione dal lato dell’offerta, che ha agevolato il rientro delle pressioni inflazionistiche. La tenuta economica si è verificata in un quadro di crescita debole per effetto dei significativi aumenti dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali volti a frenare l’inflazione.  

 

Così come per la popolazione, anche la crescita economica globale riflette andamenti differenziati a seconda delle aree. I Paesi europei registrano un rallentamento dovuto alle conseguenze della crisi energetica del 2022, i cui effetti si sono trascinati sugli andamenti del 2023. Le economie asiatiche hanno invece deluso le attese. La Cina, che sta attraversando una fase di debolezza dei consumi interni e un peggioramento delle condizioni del mercato immobiliare, ha visto una ripresa post-Covid con ritmi inferiori al previsto (+5,2% nel 2023 vs CAGR 2010-2023 +6,5%). In positivo hanno sorpreso gli Stati Uniti (+2,5%), che hanno registrato risultati di crescita superiori alle attese grazie ad una politica fiscale particolarmente espansiva che ha sostenuto la domanda dei consumatori a fronte di tassi d’interesse elevati. 

Il 2023 è stato un anno caratterizzato da incertezza e volatilità. Il proseguire della guerra Russia – Ucraina è stato accompagnato, sul fine d’anno, dal conflitto tra Israele e Hamas.

 

In questo contesto il prezzo del Brent è stato in media di 82,6 $/b, circa il 18% in meno rispetto al 2022. Nel primo semestre dell'anno, nonostante le preoccupazioni riguardanti l'economia mondiale e le incertezze legate all'economia cinese, la crescente domanda e le politiche dell'OPEC+ hanno mantenuto i prezzi del Brent nell’intorno degli 80 $/b. Nel terzo trimestre la domanda ha raggiunto nuovi massimi. Questa tendenza, unita al taglio unilaterale di produzione di 1 Mb/g da parte dell'Arabia Saudita, ha portato a un marcato aumento del Brent, che a settembre supera i 90 $/b. Il quarto trimestre è iniziato con i prezzi sostenuti dal conflitto in Medio Oriente che ha mantenuto il mercato in uno stato di incertezza; tuttavia, a fine anno i dubbi riguardo la compliance delle politiche OPEC+ e le preoccupazioni legate alla tenuta della domanda oil hanno causato un calo dei prezzi. 

 

Nel 2023 la domanda globale di petrolio è aumentata di 2,3 Mb/g, raggiungendo 102 Mb/g, e superando i livelli del 2019 (100,6 Mb/g). Questa crescita è stata trainata principalmente dall'aumento del consumo di jet-kerosene, dovuto alla ripresa del settore avio post covid, e dalla crescente domanda di materie prime per l’industria petrolchimica (nafta, LPG ed etano) trainata dalla continua espansione del settore in Cina. La crescita globale è guidata dalle economie non-OECD, con la Cina che da sola rappresenta quasi l’80% dell’incremento nel 2023.  

 

La produzione ha registrato una crescita di 1,8 Mb/g rispetto al 2022 raggiungendo il livello di 96,6 Mb/g (esclusi biofuels and processing gains), con incremento concentrato nel non-OPEC, in particolare negli Stati Uniti che sono cresciuti di 1,5 Mb/g YoY. OPEC cala di 0,4 Mb/g, riflettendo la politica dei tagli introdotti nel corso dell’anno, con l’Arabia Saudita che nella seconda parte dell’anno si è attestata a circa 9 Mb/g, il livello produttivo più basso dal 2011 (escludendo il periodo pandemico). Il calo di produzione è stato in parte mitigato dalla forte crescita dell’Iran che non aderisce all’accordo OPEC+, con una produzione di petrolio ai massimi dal 2018 attestandosi a 4,2 Mb/g. La Russia, nonostante le sanzioni occidentali, si è mantenuta sui valori pressoché invariati rispetto all’anno precedente, a circa 11 Mb/g. In termini di qualità il mix di produzione di petrolio greggio light, medium e heavy è rimasto sostanzialmente stabile. 

 

Infine, per quanto riguarda la capacità di raffinazione primaria, cresce nel 2023 attestandosi a 104 Mb/g con un incremento netto di 1,8 Mb/g rispetto al 2022, il più significativo degli ultimi 20 anni. Il Medio Oriente contribuisce a oltre il 40% dell’aumento complessivo. In particolare, tra i progetti più importanti lo start up di Al Zour in Kuwait (615 kb/g), Duqm in Oman (230 kb/g) e Karbala in Iraq (140 kb/g).

Dopo lo shock successivo all'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022 – con prezzi record, forte volatilità e una radicale riconfigurazione dei flussi globali di GNL – i mercati mondiali del gas si sono mossi verso un graduale riequilibrio durante l’inverno 2022/23 e nei mesi successivi.

 

Nel 2023, i prezzi dei principali hub si sono ridotti con una flessione media di ca. il 60% rispetto ai livelli 2022, in particolare:

  • in Europa il TTF ha registrato una media di 12,8 $/Mbtu (contro i 37,1 $/Mbtu del 2022), muovendosi in un intervallo di 7,3-23,4 $/Mbtu,

  • in Asia il prezzo spot dell’LNG (media 2023 pari a 15,3 $/Mbtu contro i 34,0 $/Mbtu del 2022) da giugno è tornato a essere a premio rispetto al mercato europeo, ad eccezione soltanto di alcuni giorni subito dopo l'inizio della guerra Israele-Hamas, 

  • anche nel mercato statunitense le tensioni si sono ridotte con i prezzi dell'Henry Hub tornati a valori più in linea con la media storica (media 2023 pari a 2,5 $/Mbtu vs 6,4 $/Mbtu nel 2022).

 

La domanda mondiale di gas si è mantenuta stabile nel 2023 (+0,1% vs 2022) attestandosi a circa 4.000 Bcm con dinamiche divergenti su scala globale: le condizioni climatiche favorevoli e il contesto economico, in particolare, hanno ridotto la necessità in Europa e limitato la crescita in Asia, rendendo l'offerta in grado di soddisfare il fabbisogno di gas anche per il riempimento delle scorte. A fronte dell’incremento in Cina (+7%), si è registrata una frenata in EU (-7%) dove ha pesato la riduzione del settore civile e power.

 

La produzione mondiale di gas è leggermente aumentata nel 2023 (+0,3% vs 2022) a circa 4.000 Bcm. In particolare, tra i maggiori produttori mondiali, gli Stati Uniti hanno registrato una crescita del +3% (+34 Bcm) e la Cina del +6% (+12 Bcm). In controtendenza la Russia con un calo della produzione di circa -5% (-34 Bcm) influenzata dal minore export verso l’Europa.

 

Per quanto riguarda il GNL, le capacità globali di liquefazione e di rigassificazione sono incrementate nel 2023 rispetto al 2022, attestandosi rispettivamente a 645 Bcm (+2%) e a 1.465 Bcm (+6%). In particolare, gli Stati Uniti hanno guidato la crescita della liquefazione (+5,7 Bcm), seguiti dal Mozambico (+3,8 Bcm), mentre l’aumento di capacità di rigassificazione è avvenuto in Europa (+36 Bcm, in particolare Germania e Olanda) e Asia (+35 Bcm, in particolare Cina, India e il nuovo mercato di importazione, le Filippine).

 

Le importazioni di gas sono diminuite di ca. 4% rispetto al 2022, in particolare nel mercato europeo (ca. -11%) influenzate dal calo della domanda; la riduzione in Europa è stata solo parzialmente compensata dall’incremento delle importazioni in Cina di ca. +10% (flussi via pipe ca. +20%, via LNG +5%). In termini di esportazioni di gas, a fronte del calo consistente dei flussi in uscita dalla Russia (-18%), tra i principali esportatori a livello mondiale, gli Stati Uniti hanno registrato il maggiore incremento (+14%) grazie all’export di GNL di cui sono diventati il maggiore produttore a livello globale.

Nel 2023 la domanda mondiale di carbone è stata pari a circa 8.350 Mton in aumento del 2,2% rispetto al 2022.

 

L’incremento nell’utilizzo di questo combustibile fossile è stato trainato dai maggiori consumi in Asia (Cina e India, +6% e +10% rispettivamente) solo in parte assorbiti da riduzioni in Europa (-17%) e Nord America (-10%). La Cina in particolare, oltre ad essere il primo Paese al mondo in quanto a consumi di carbone con un peso pari al 56% del totale globale, ha registrato un trend crescente con un CAGR 2010-23 pari al 2,5%.  

 

Per quanto riguarda la produzione, questa si è attestata a circa 8.700 Mton con un incremento di 2,6% rispetto al 2022 confermando la prima posizione della Cina nel rancking mondiale (51% della produzione globale) e il suo trend di crescita (CAGR 2010-23 pari a 2,4%).

Nel 2023 le emissioni globali di CO2 energy-related sono aumentate dell'1,1% raggiungendo il nuovo record di 37,2 Gton. L’incremento è stato trainato dalla Cina, che da sola è responsabile di un terzo delle emissioni globali di CO2, e dall’India, che per la prima volta ha superato l'UE contribuendo per oltre il 7%. Al contrario, le emissioni delle economie avanzate sono scese sui livelli di 50 anni fa grazie principalmente al coal-to-gas switching e a un maggior contributo delle energie pulite nella generazione elettrica.

 

A livello di aree geografiche il quadro rimane disomogeneo: i paesi OCSE hanno gradualmente ridotto le loro emissioni di oltre il 15% nel periodo 2005 – 2022, principalmente per l’aumento dell’efficienza energetica, il coal-to-gas switching e la crescita delle rinnovabili. In aggiunta, a livello congiunturale, una debolezza del contesto macroeconomico ha contribuito al calo della produzione industriale in molti paesi.

 

La diminuzione delle emissioni nelle economie avanzate è tuttavia “compensata” da un aumento delle stesse in altre aree geografiche. Nei paesi non OCSE si è infatti registrato un aumento delle emissioni del 65%. Il maggior emettitore è, come noto, la Cina, in vetta alla classifica dal 2006, che ha visto più che raddoppiare le proprie emissioni (da 5,4 Gton nel 2005 a 11,2 Gton nel 2023).

 

Gli Stati Uniti, secondo emettitore a livello globale (primo paese fino al 2005), hanno iniziato un trend di riduzione dal 2006, arrivando nel 2023 ad emettere il 20% in meno rispetto al 2005. Fondamentale driver del calo è stata la chiusura delle centrali a carbone e il passaggio al gas. 

Infine, in India, terzo paese dopo Cina e USA, le emissioni sono cresciute ad un tasso medio annuo di oltre il 5% dal 2005 al 2023.

Le installazioni di rinnovabili (solare ed eolico) crescono in modo esponenziale negli ultimi anni raggiungendo nel 2023, a livello mondiale, il massimo storico di circa 2.400 GW, la quota di solare ed eolico copre appena il 13% nel mix di generazione elettrica, a fronte dell’oltre 60% generato da fonti fossili. Solo una decina di anni fa questa stessa percentuale era prossima al 3%.

 

Nel 2023 il settore del solare fotovoltaico si conferma traino dell’industria delle fonti rinnovabili, grazie ad una crescita di capacità di +347 GW (+33%) rispetto al 2022. Forte impulso a questo incremento è rappresentato principalmente dalla Cina (+217 GW, pari al +55% vs l’anno precedente) e, in misura più contenuta, dagli Stati Uniti (+25 GW, +22% vs l’anno precedente). La sua capacità totale cumulata a fine 2023 risulta di circa 1.411 GW, Cina e Stati Uniti rappresentano rispettivamente il 43% e il 10% della capacità mondiale. 

 

Meno significativa rispetto al fotovoltaico, per quanto importante all’interno delle fonti rinnovabili, la crescita del settore eolico la cui capacità è aumentata nel 2023 di 115 GW rispetto al 2022 (+13%) attestandosi ad un livello di 1.017 GW a fine anno. Cina e Stati Uniti si confermano anche in questo settore i principali player a livello mondiale con un peso rispettivamente del 43% e del 15% sul totale mondo, inoltre la Cina ha contribuito maggiormente alla crescita con un incremento di 76 GW a/a.    

 

Per quanto riguarda i biocarburanti, la produzione globale è aumentata dell’8% con l’incremento più marcato per il biodiesel. In particolare, tra le economie avanzate si registra una forte crescita di diesel rinnovabile (HVO Hydrotreated Vegetable Oil) negli Stati Uniti supportata dalla normativa per ridurre le emissioni dei trasporti, mentre nelle economie emergenti come Indonesia e Brasile, l’incremento di biodiesel è sostenuto da obiettivi di sicurezza energetica e ampia disponibilità di materia prima.

Idroelettrico e nucleare sono due tecnologie per la produzione di energia elettrica ormai mature, dato che hanno avuto il loro maggior sviluppo alcuni decenni fa. Essendo tecnologie ampiamente consolidate negli ultimi anni non hanno registrato un forte aumento di capacità come accaduto per eolico e solare, mantenendo un livello di generazione pressoché costante. Nel 2022, l’idroelettrico ha contribuito per circa il 15% della produzione elettrica globale, mentre il nucleare si è attestato intorno al 10%.

 

Nel 2022 la generazione idroelettrica a livello mondiale è stata pari a circa 4.350 TWh in aumento del 1,2% rispetto al 2021, grazie principalmente alla maggior produzione registrata in Asia (+3%) e nelle Americhe (+6,5%), che ha più che compensato l’importate riduzione nella produzione in Europa (-14%) causato dall’elevata siccità. Trend opposto per la generazione nucleare, che a livello mondiale fa segnare 2.685 TWh con un calo del -4,5% rispetto all’anno precedente. La flessione è stata causata principalmente dalla minor produzione in Europa (-16%) e nelle Americhe (-2%) compensata solo in parte dall’aumento in Medio Oriente. 

 

Nel 2023, il primo paese al mondo per generazione idroelettrica è stata la Cina con una produzione di circa 1.250 TWh, in calo del -5% rispetto al 2022, nel ranking mondiale seguono Brasile (425 TWh) e Canada (360 TWh).

Nel 2023, il primo paese al mondo per generazione nucleare sono stati gli Stati Uniti, con una produzione di circa 810 TWh, seguono Cina (435 TWh) e Francia (340 TWh).

I minerali critici giocano un ruolo fondamentale in alcune tecnologie chiave legate alla transizione energetica: batterie (cobalto, litio, nichel, manganese e grafite), eolico (terre rare) e solare (silicio). 

L’estrazione di queste materie prime si concentra in pochi paesi che, assieme agli alti prezzi e alla crescita attesa della domanda, potrebbe mettere a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento.

 

Negli ultimi anni, molte materie prime critiche hanno avuto significativi picchi di prezzo. La crescita della loro produzione viaggia su tassi elevati (es. litio CAGR 2010-2023 pari al +15%) di pari passo con la stima di crescita della domanda, legata alla transizione energetica. 

Cobalto e litio sono, tra i minerali critici, quelli più concentrati in termini di riserve e produzione.

 

Per quanto riguarda le riserve, il cobalto ha avuto nel 2023 una crescita di 2.700 kton (+33%), incremento più significativo registrato in Repubblica Democratica del Congo (+2.000 kton) paese in cui si concentra il 57% delle riserve mondiali; per il litio si è registrato un incremento di 2.000 kton rispetto al 2022, connesso alle maggiori riserve in Cina e Argentina; il Cile è invece il paese che ha la maggior concentrazione geografica di riserve (34%). 

 

Per quanto riguarda la produzione in particolare, il cobalto si concentra per il 74% nella Repubblica Democratica del Congo (DRC), le terre rare per il 68% in Cina, il nichel per oltre il 50% in Indonesia e quasi il 50% del litio viene prodotto in Australia.

World Energy Review 2024

Scarica il documento completo.

Non perdere nemmeno una novità

Iscriviti alla newsletter e attiva il mail alert per scoprire gli insight dal mondo Eni.

Campo obbligatorio
Seleziona il servizio di interesse


Back to top
Back to top