I sistemi di stoccaggio permettono di accumulare energia e di renderla disponibile al bisogno. Se abbinati alle tecnologie che utilizzano le rinnovabili, consentono di superarne l’intermittenza assicurando in modo flessibile alla rete il fabbisogno energetico richiesto. Lo storage è, quindi, particolarmente rilevante per risolvere la discontinuità e la non programmabilità della produzione elettrica da fotovoltaico ed eolico. In questo senso, lo sviluppo di sistemi di stoccaggio energetico potenti e affidabili è indispensabile per la penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico globale.
La ricerca Eni anche in questo ambito segue un approccio che integra la valutazione delle tecnologie già disponibili con lo sviluppo di soluzioni innovative e le implementa identificando quelle che si prestano a maggiori prospettive di sviluppo. Oltre a rafforzare le competenze interne, Eni porta avanti una rete di collaborazioni con altre aziende e gruppi di ricerca internazionali.
Stoccaggio energetico
Batterie senza materiali critici: ricerca
Batterie a flusso: ricerca
Stoccaggio termico: pilota
Batterie a flusso: stoccaggio elettrico
Termoclino: stoccaggio termico
Per lo stoccaggio di energia elettrica, la ricerca Eni si concentra su due tipologie di batterie ricaricabili di medie dimensioni: le batterie a flusso e le batterie agli ioni di sodio.
Nello stoccaggio di energia termica, i ricercatori Eni stanno sviluppando un sistema, detto termoclino, che accumula il calore in un serbatoio solido al cui interno scorre un liquido termovettore.
L’energia elettrica è il più rilevante ambito di stoccaggio su cui si concentra la ricerca Eni. I sistemi di accumulo elettrico, che comunemente chiamiamo batterie, si basano sulla capacità di trasformare l’energia elettrica in energia chimica e viceversa. Alla base del loro funzionamento vi sono reazioni dette di ossidoriduzione dove le sostanze chimiche presenti ai due poli, o elettrodi, della batteria vengono ionizzate scambiandosi elettroni. Nella fase di carica, il flusso di elettroni della corrente elettrica che passa dal polo positivo a quello negativo della batteria innesca una reazione di ossidazione all’elettrodo positivo (catodo) e una di riduzione all’elettrodo negativo (anodo), creando una differenza di potenziale elettrico. Nella fase di scarica, invece, avviene il processo opposto: la differenza di potenziale innescata da una reazione di riduzione nel catodo e di ossidazione nell’anodo, contemporaneamente, genera un flusso di elettroni (corrente elettrica) dal polo negativo a quello positivo. Questa corrente elettrica che passa nel circuito esterno alimenta la rete.
Esistono diversi tipi di batterie sia in base alla struttura, sia per le sostanze che si utilizzano. La ricerca Eni si concentra sulle batterie a flusso e le batterie a ioni di sodio.
La ricerca Eni è focalizzata su tecnologie di storage sempre più efficienti e capaci di contribuire a un sistema energetico più sostenibile e resiliente.
La caratteristica principale delle batterie a flusso è che disaccoppiano energia e potenza. Questo è possibile perché le sostanze reagenti sono disciolte nell’elettrolita e quindi allo stato liquido, mentre nelle batterie statiche (come quelle al litio) le specie chimiche reagenti sono contenute negli elettrodi. Gli elettroliti sono conservati in serbatoi distinti e da questi vengono pompati nello stack, costituito da una serie di celle elettrochimiche, dove rimangono separati grazie a una membrana selettiva. Le caratteristiche geometriche dello stack (area attiva, numero di celle) determinano la potenza della batteria, mentre la sua energia è legata alle dimensioni dei serbatoi. La tecnologia più diffusa nelle batterie a flusso è quella dei sistemi acquosi ai sali di vanadio.
La tecnologia delle batterie a flusso è caratterizzata da una significativa flessibilità e scalabilità di progettazione, permettendo soluzioni su misura in base alle esigenze. Inoltre, altri vantaggi di queste batterie ricaricabili sono elevata durata, auto-scarica minima, elevata riciclabilità dei materiali, e rischio nullo di esplosività o infiammabilità. A causa della bassa densità di energia, questi sistemi sono di grandi dimensioni e sono adatti per accumuli stazionari, come per esempio in ambito domestico o aziendale.
Le batterie a flusso, a differenza delle batterie a ioni di litio, possono quindi essere facilmente utilizzate per lo stoccaggio su tempi medio-lunghi costituendo un vantaggio molto importante per l’integrazione con le rinnovabili.
La ricerca Eni
Nell’ambito delle batterie a flusso, la ricerca Eni si concentra in particolare sul miglioramento delle membrane che separano i due elettroliti, il cui costo attualmente incide fortemente sulla produzione e diffusione di questo sistema di storage. Infatti, sono state brevettate membrane più performanti ed economiche e sono oggetto di studio elettroliti organici con migliori prestazioni teoriche rispetto ai sali di vanadio, e meno criticità dal punto di vista della disponibilità mineraria di questo materiale. Attualmente, stiamo sviluppando un progetto per l’installazione di un impianto di stoccaggio con batterie a flusso al vanadio in grado di accumulare più MWh.
Tra le tecnologie più promettenti nell’ambito dello stoccaggio energetico ci sono le batterie agli ioni di sodio che hanno come vantaggio principale il fatto che il sodio è un elemento molto più comune e diffuso rispetto al litio.
Per questa loro caratteristica, le batterie agli ioni di sodio rappresentano una delle tecnologie all’avanguardia nel campo dello storage elettrico, soprattutto per le applicazioni di tipo stazionario ma anche per la mobilità, in particolare per veicoli a due ruote, ma a tendere potenzialmente anche per gli altri veicoli. Pur non raggiungendo, allo stato attuale, la stessa densità energetica e una stabilità paragonabile alle batterie al litio, quelle a ioni di sodio si distinguono per una supply chain formata da materiali non critici dal punto di vista degli approvvigionamenti e consentono un abbattimento dei costi. Inoltre, la produzione, l’uso e lo smaltimento di questi materiali presentano un minore impatto ambientale.
La ricerca Eni
Nel campo delle batterie agli ioni di sodio, Eni sta sviluppando diversi progetti. Sono oggetto di studio nuovi materiali per elettrodi, con focus su diversi meccanismi di stabilizzazione che possano consentire di raggiungere un numero elevato di cicli di carica-scarica a più elevate densità energetiche, nuovi elettroliti, sia con molecole organiche sia a base acquosa, e configurazioni di batterie ottenute dal riciclo. Inoltre, Eni sta studiando e testando l’integrazione di sistemi di accumulo e conversione con diverse fonti di energia rinnovabile.
Lo stoccaggio termico consente di accumulare sotto forma di calore l’energia disponibile in eccesso e di utilizzarla quando serve maggiormente. Il calore può essere riutilizzato in quanto tale, per esempio per riscaldare edifici o processi produttivi, oppure convertito in elettricità, attraverso la generazione di vapore che aziona turbine.
La ricerca Eni sta sviluppando un sistema di stoccaggio termico detto termoclino, che consiste in un serbatoio di acciaio riempito di lastre di calcestruzzo, usato come sistema di accumulo di energia sotto forma di calore. Il calcestruzzo viene riscaldato da un fluido caldo (olio diatermico o sale fuso) che scorre a diretto contatto con questo dall’alto verso il basso. Il materiale di accumulo si scalda progressivamente dall’alto verso il basso in fase di carica e contemporaneamente il fluido che lo attraversa si raffredda. Al bisogno, il fluido, ormai raffreddato dall’utilizzo, viene fatto risalire nel serbatoio attraverso il calcestruzzo e ne sottrae il calore rendendo disponibile l’energia termica recuperata. Questa può essere utilizzata per produrre elettricità tramite turbine o per fornire calore negli impianti industriali.
I vantaggi dell’utilizzo del calcestruzzo risiedono nelle sue proprietà intrinseche: è un materiale poco costoso e facilmente modellabile e in grado di immagazzinare calore con alta efficienza. Il sistema termoclino è flessibile, modulare e prevede l’uso di un unico serbatoio di stoccaggio anziché i due - uno per il fluido caldo ed uno per quello freddo - che normalmente costituiscono i sistemi di accumulo termico, riducendone ulteriormente i costi.
Le aree di applicazione dello storage termoclino sono all'interno dei processi industriali, negli impianti CSP, ed in centrali elettriche.
I vantaggi dei sistemi di accumulo termico in generale rispetto ai sistemi elettrochimici, grazie al disaccoppiamento tra generazione e fornitura di energia termica e alla conseguente maggiore flessibilità nel dispacciamento di energia, consistono in una maggiore efficienza complessiva dei sistemi stessi, costi decisamente inferiori e una maggiore durata attesa. A ciò si aggiunge la possibilità di immagazzinare e valorizzare il calore residuo nei processi industriali e di ridurre, di conseguenza, le emissioni di CO2.
Alcuni dati sullo stoccaggio elettrico stazionario mondiale attualmente installato e previsto entro il 2030.¹⁾²⁾
potenza globale di stoccaggio elettrico stazionario installata
stoccaggio idroelettrico (77% su 215 GW totali)
batterie agli ioni di litio (20% su 215 GW totali)
potenza globale di stoccaggio elettrico prevista al 2030
stoccaggio idroelettrico previsto entro il 2030 (sul totale di 620 GW)
stoccaggio da altre tecnologie previsto entro il 2030 (sul totale di 620 GW)