- SOSTENIBILITÀ
Eni è consapevole della necessità di mantenere un approccio responsabile al tema delle biomasse che vada oltre la mera compliance della norma. Pertanto, per assicurare una gestione sostenibile lungo l’intera catena di fornitura che coinvolge la conversione di alcune raffinerie in bioraffinerie, ha definito dei principi generali e cessato l’approvvigionamento di olio di palma nelle bioraffinerie di Venezia e Gela. Inoltre, dove ritenuto necessario, Eni valuterà l’esigenza di definire policy specifiche per altre biomasse utilizzate. Eni adotta criteri che soddisfano gli standard di sostenibilità nella selezione dei fornitori e nella definizione delle clausole dei contratti di approvvigionamento delle biomasse, e garantisce che le materie prime certificate:
Nelle bioraffinerie di Venezia e Gela circa l'80% delle materie che hanno alimentato gli impianti nel 2022 è costituito da oli vegetali esausti, paste saponose e altri scarti.
Nel 2021 e nel 2022, durante l’utilizzo dell’olio di palma per le bioraffinerie di Venezia e Gela, Eni ha tracciato il 100% dei mulini e delle piantagioni di provenienza dell’olio stesso. Inoltre, durante il periodo di utilizzo, il 100% dell’olio di palma utilizzato era certificato da ISCC.
Inoltre, Eni promuove l’uso di materie prime che:
La strategia Eni da qui al 2050 è quella di trasformarsi in un’azienda che venderà solo prodotti decarbonizzati, così da limitare il più possibile il loro impatto ambientale. Nel Piano Strategico 2023-2026 è previsto un aumento del target di bioraffinazione per Enilive (società costituita nel 2023 che combina bioraffinazione, biometano e vendita di prodotti per la mobilità) ad una capacità di oltre 3 MTPA entro il 2025 e di oltre 5 MTPA entro il 2030, grazie al contributo delle iniziative in Italia, Malesia e Stati Uniti. Attraverso l’integrazione verticale con le attività Upstream, è inoltre prevista una produzione di agri-feedstock di 700 mila tonnellate entro il 2026 per rifornire le bioraffinerie di Eni.
Per l’utilizzo delle biomasse presso i propri impianti, Eni garantisce:
Versalis, la società chimica di Eni, nel febbraio 2021 ha ottenuto la certificazione ISCC Plus per monomeri, intermedi, polimeri ed elastomeri prodotti con materie prime sostenibili, da bionafta e da riciclo chimico, nei siti di Brindisi, Porto Marghera, Mantova, Ferrara e Ravenna.
Eni si impegna:
Il 100% delle biomasse utilizzate nelle bioraffinerie Eni è certificato secondo schemi volontari EU o sistema italiano di certificazione.
Abbiamo riconvertito due raffinerie tradizionali in bioraffinerie, utilizzando la tecnologia Ecofining™, sviluppata dalla ricerca di Eni congiuntamente a UOP. Lo abbiamo fatto per affrontare le sfide poste dalla crisi strutturale della raffinazione e per rispettare le indicazioni europee sulla quota di energia da fonti rinnovabili, anticipando il percorso per la transizione energetica. Tale strategia ha permesso di produrre direttamente una quota di biocarburante HVO (olio vegetale idrotrattato) necessario per adempiere alla normativa. Grazie alla flessibilità della tecnologia Ecofining™ che consente di trattare varie tipologie di biomassa, Eni sta incrementando l’utilizzo di cariche alternative (per esempio oli alimentari usati e di frittura, grassi animali e scarti della lavorazione di oli vegetali) sperimentando cariche di tipo advanced (per esempio oli da alghe e rifiuti, materiale lignocellulosico, biooli). Le produzioni di biocarburanti Eni sono conformi ai requisiti previsti dagli schemi volontari EU per il rispetto dei criteri di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di gas climalteranti ai sensi delle direttive Renewable Energy e Fuel Quality dell’Unione Europea.
Da ottobre 2022, Eni ha annunciato lo stop all’approvvigionamento di olio di palma nelle bioraffinerie di Gela e Venezia per la produzione di biocarburanti idrogenati, anticipando le normative vigenti e le precedenti previsioni. Da ottobre 2022 le due bioraffinerie sono alimentate, per più dell’85%, con materie prime ‘waste & residue’ – scarti e residui di lavorazione, come gli oli esausti di cucina, i grassi animali e con altre biomasse regolamentate dalle normative europee e nazionali vigenti.
A novembre 2022 inoltre è arrivato dal Kenya alla bioraffineria di Gela, il primo carico di olio vegetale prodotto nell’agri-hub di Makueni, dove avviene la spremitura di sementi di ricino, di croton e di cotone. Tali agri-feedstock non sono in competizione con la filiera alimentare, sono coltivati in aree degradate o raccolti da alberi spontanei o risultanti dalla valorizzazione di sottoprodotti agricoli. Nel 2023, si stima che la produzione di feedstock negli agri-hub Eni in Kenya, arriverà a 20.000 tonnellate, mentre la raccolta di scarti e residui, tra cui gli oli vegetali esausti, che verranno spediti in Italia dal Kenya per le bioraffinerie di Eni, dovrebbe arrivare a 5.000 tonnellate.
Le bioraffinerie Eni producono biocarburanti idrogenati HVO che sono destinati, in purezza o miscelati, alle motorizzazioni diesel, bionafta per la filiera della chimica e biogpl e biojet per il trasporto aereo. L’HVOlution, HVO puro al 100%, disponibile in 50 Eni live station in Italia e in 150 entro fine aprile 2023. L’olio vegetale idrogenato può essere utilizzato anche in tutte le motorizzazioni omologate e permette una riduzione delle emissioni di CO2: secondo il criterio convenzionale della Direttiva (UE) 2018/2001 “REDII”, la riduzione delle emissioni di CO2eq dell’HVOlution, se utilizzato in purezza, lungo la filiera logistico-produttiva nel 2022, è stata tra il 60% e il 90%, rispetto al mix fossile di riferimento (i.e. 94g CO2eq/MJ), a seconda delle materie prime utilizzate per la sua produzione.
Gli oli esausti possono diventare biocarburanti. Con il nostro sistema brevettato EcofiningTM siamo in grado di trasformare materie prime di origine biologica in biocarburante di alta qualità, definito in termini tecnici HVO (Hydrotreated Vegetable Oil). Oilà! è l’iniziativa lanciata da Eni nel luglio 2018 rivolta alle proprie persone, finalizzata al recupero degli oli alimentari usati e di frittura prodotti nelle proprie abitazioni. Lo scopo è trasformare un rifiuto potenzialmente dannoso per l’ambiente in una nuova risorsa: circa 6.800 dipendenti delle strutture di Venezia, Roma, Taranto, Sannazzaro e Livorno hanno raccolto 15.565 litri di olio dall’inizio del progetto a oggi. I dati di raccolta confermano l’impegno dell’azienda anche nell’ambito di iniziative interne, che hanno contribuito alla realizzazione di un processo di economia circolare nei siti in cui Oilà è stato attivato.
Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, facciamo leva su partnership e soluzioni all’avanguardia per la mobilità di oggi e di domani.