Nell’Atto di Citazione, gli attori annunciano trionfalmente che grazie ad una nuova branca delle scienze climatiche – l’Attribution Science (…) - si può “ricostruire il contributo (..) delle singole compagnie ai cambiamenti climatici e ai loro principali impatti negativi”.
Questa svolta scientifica - che il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) avrebbe fatto propria - permetterebbe di stabilire il nesso causale “tra quello che vediamo e chi ha creato le emissioni”.
Utilizzando questo approccio metodologico e citando alcuni lavori pubblicati in questo ambito (su cui torneremo in seguito), gli attori provano a dimostrare e “quantificare” la responsabilità di Eni nel cambiamento climatico sostenendo, ad esempio, che “le sue emissioni cumulative di CO2 e CH4 – cioè di metano - nel periodo 1988-2015 ammontato allo 0.6% delle emissioni cumulate globali (Heede, 2014)”.
La complessità della transizione energetica non consente però di affrontare un tema così complesso con un approccio così semplicistico.
Sulla base dello stato attuale delle conoscenze scientifiche, ad oggi infatti l’attribution science non consente di attribuire ad un determinato soggetto un’effettiva responsabilità in termini di causa – effetto rispetto al fenomeno del cambiamento climatico.
L’analisi dei modelli, dei risultati e della letteratura presentati nell’atto di citazione in merito a questo approccio metodologico è stata affidata alla relazione tecnico-scientifica del Prof. Ing. Daniele Bocchiola del Politecnico di Milano, che riportiamo in calce per tutti gli approfondimenti. Una relazione che, come si vedrà nell’apposita sezione dedicata agli atti del giudizio, è stata ulteriormente approfondita ed integrata in replica alle tesi avanzate dagli Attori.
In estrema sintesi, la relazione chiarisce che non è possibile scientificamente sostenere un nesso di causa diretto e accertato tra l’attività aziendale e gli eventuali eventi di cambiamento climatico. Il metodo proposto dagli attori non fornisce infatti chiare indicazioni sull’affidabilità e verosimiglianza dei risultati ottenuti né tantomeno configura ad oggi un metodo di riferimento internazionalmente riconosciuto e univocamente accettato.
L’analisi del Prof. Ing. Bocchiola contesta l’affidabilità dell’approccio sostenuto dagli attori sulla base di tre principali argomentazioni:
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