In data 10 giugno 2024 Greenpeace e ReCommon hanno chiesto al Tribunale di Roma la sospensione del procedimento a seguito della presentazione di un ricorso per regolamento di giurisdizione, uno strumento con il quale una parte può richiedere la definizione della questione sulla giurisdizione tramite ricorso alla Corte di Cassazione a sezioni unite.
Giurisdizione che peraltro era già stata esclusa nella nota causa “Giudizio Universale”, promossa dal mondo dell’associazionismo contro lo Stato italiano sempre in merito ai temi climatici.
Eni esprime la propria perplessità su questa iniziativa, evidentemente finalizzata a ottenere la sospensione della causa in realtà avviata proprio dalle organizzazioni stesse e per la quale il Giudice - si ricorda - aveva invece già fissato l’udienza per la decisione al 13 settembre 2024.
Il rischio è dunque che si apra un lungo periodo di sospensione della decisione che consentirà alle due associazioni di continuare nella propria campagna di disinformazione, perseguendo obiettivi mediatici che consentono maggiori slogan e minore rigore in termini di studio, analisi e valutazione, e la cui verifica da parte del Giudice di ciò investito viene così procrastinata proprio a iniziativa di chi aveva preteso di promuoverla.
Come dimostrato da questa sezione di approfondimento, Eni non si è peraltro mai sottratta, nonostante la strumentalità dell’azione stessa, a fornire in giudizio, nel merito, tutti gli elementi e la documentazione a supporto della bontà del proprio operato e della propria strategia di trasformazione e decarbonizzazione.