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Crescita e maggiore sostenibilità

I progetti di CCS possono creare opportunità di crescita e sviluppo perché rendono più competitive le attività industriali riducendo le loro emissioni di CO₂.

Lo schema ETS: la tassazione delle emissioni di CO₂ in Europa

Per incentivare la riduzione delle emissioni climalteranti, nel 2009 l’Unione Europea ha approvato lo European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS) o Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell'UE: una tassazione proporzionale alla quantità di gas climalteranti che le aziende emettono. Quello europeo è probabilmente il sistema più avanzato, ma esistono o sono in discussione altri schemi di questo tipo anche in altre parti del mondo. L’obiettivo comune di questi meccanismi è spingere le aziende a investire in processi più sostenibili o in tecnologie per abbattere le emissioni. Ad oggi, tuttavia, la maggior parte dei Paesi nel mondo non prevede alcuna tassazione sulle emissioni. Per quanto riguarda lo schema ETS, il costo delle emissioni di anidride carbonica è passato dai 20 euro per tonnellata del 2020 agli oltre 80 euro per tonnellata del 2023. Nei prossimi decenni, questa tendenza al rialzo sarà ancora più forte in quanto l’Europa intende utilizzare il sistema ETS come leva per sostenere il proprio percorso verso la neutralità carbonica al 2050.

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Il ruolo della CCUS per la competitività delle industrie hard to abate

Un rischio indesiderato dello schema ETS è il cosiddetto carbon leakage, ovvero la possibilità che le industrie più emissive decidano di delocalizzare le attività in altri Paesi dove la legislazione ambientale è più permissiva. Qualora questo dovesse accadere, si produrrebbe il doppio effetto negativo di vanificare gli sforzi per la decarbonizzazione e di mettere in crisi le economie dei Paesi, come quelli europei, che investono in tecnologie di riduzione delle emissioni.

Dal 1° ottobre 2023, in Europa, è entrato in vigore il Carbon Border Adjustament Mechanism (CBAM), il CBAM garantirà progressivamente che il prezzo di alcuni prodotti di importazione extra-europei tenga conto della loro impronta carbonica. Il fine è quello di rispettare gli obiettivi climatici dell'UE evitando la perdita di competitività per le aziende europee.

L’impegno nella lotta al cambiamento climatico deve necessariamente combinarsi con la sostenibilità economica e sociale. Per quanto riguarda l’Europa, le aziende che avranno la possibilità di decarbonizzare le proprie attività non saranno soggette alla tassazione ETS per la parte di emissioni evitate. È quindi evidente il beneficio della applicazione della CCUS, in particolare per le industrie hard to abate, che per gli alti consumi di energia e le caratteristiche dei cicli produttivi, attualmente non hanno possibilità di applicare altre tecnologie di riduzione delle emissioni in modo altrettanto efficace (ad esempio la siderurgia, il cemento ed i laterizi, la chimica e l’industria della carta). Per questo motivo nello scenario Net Zero to 2050, la IEA ipotizza che nel 2050, a livello globale, l’80% del cemento, il 60% dei prodotti chimici ed il 50% dell’acciaio primario dovranno essere prodotti con processi dotati di cattura delle emissioni.

La CCS: la soluzione più efficiente per decarbonizzare l’industria

La cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS) è già oggi uno degli strumenti più competitivi per la decarbonizzazione dell’industria in termini di costo per tonnellata di emissioni evitate. Questo è affermato molto chiaramente non solo nella letteratura tecnico scientifica ma anche dalle iniziative che stanno nascendo in tutto il mondo ed in particolare in Europa. In Olanda, per esempio, la CCS è risultata tra le due soluzioni più competitiva tra tutte quelle analizzate nell’assegnazione dei sussidi ambientali SDE++ del 2021 e del 2023, che si rivolgono a tutte le tecnologie di decarbonizzazione, comprese rinnovabili, elettrificazione e biocarburanti.

Il progetto Ravenna CCS, permetterà di evitare più di 16 milioni di tonnellate di CO₂ per anno (MTPA) a costi molto competitivi. Proprio per la loro crescente efficienza e sostenibilità economica, progetti come questo potranno contribuire a scongiurare la crisi dei settori hard to abate in Italia che, con più di 1.270.000 posti di lavoro, costituiscono la spina dorsale del sistema produttivo. Rilanciare queste attività attraverso la loro decarbonizzazione, ottenuta grazie alla CCS, aprirebbe nuove possibilità di crescita, sviluppo e lavoro