I cambiamenti climatici sono evidenti ed è scientificamente provato che sono provocati dalle attività umane. I responsabili sono i “gas climalteranti” o “gas serra” che, rilasciati in grandi quantità in atmosfera soprattutto da centrali elettriche, industria, trasporti, riscaldamento domestico e agricoltura, causano l’innalzamento delle temperature medie. Il principale responsabile è l’anidride carbonica o CO₂, una sostanza di per sé naturale e innocua, ma la cui concentrazione nell’aria è aumentata in maniera esponenziale dalla Rivoluzione Industriale ad oggi e continua ad aumentare. Nel 2022, le attività dell’uomo sono arrivate a emettere circa 37 miliardi di tonnellate all’anno e, nonostante le politiche ambientali in vigore e le riforme annunciate, il trend è previsto ancora in rialzo. Nell’Accordo di Parigi sul clima ed in quello successivo di Glasgow del 2021 sono stati fissati degli obiettivi per ridurre progressivamente le emissioni di anidride carbonica in modo da contenere l’aumento della temperatura media mondiale entro 1,5° C. Questa sfida prende il nome di decarbonizzazione e vi partecipa anche il settore energetico, dove l’azzeramento delle emissioni è un aspetto centrale della transizione energetica, il percorso di evoluzione verso un modello di produzione e consumo dell’energia più sostenibile. Sarà imprescindibile modificare le nostre abitudini di consumo, sviluppare le energie rinnovabili e massimizzare l’efficientamento energetico e l’economia circolare.
In questo contesto si inseriscono in modo complementare altre soluzioni come la CCUS, l’elettrificazione, i carburanti a basso impatto carbonico e le bioenergie. Infine, un contributo determinante e trasversale lo potranno dare lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Tutto ciò sarà possibile solo con il pieno impegno dei governi, della società civile e del mondo produttivo.