Un turismo che crei emozione

Per l’antropologo Giuseppe Melillo è importante valorizzare l’aspetto endogeno, ossia vivere la gente lucana, senza snaturare il territorio

La Basilicata riparte ed è giusto chiedersi quali siano le leve su cui puntare. Il quotidiano La Repubblica, nelle scorse settimane, ci è venuto in soccorso suggerendo di investire sul turismo ricercato, che ha fatto di Craco, ad esempio, una delle mete più attrattive della regione. Di posti da scoprire e visitare la Lucania è piena e per capire un po’ come muoversi abbiamo chiesto un parere a Giuseppe Melillo, antropologo, esperto di sviluppo locale e grande conoscitore della Basilicata. Il suo amore per la regione lo si può leggere nel suo ultimo libro, “Mondo è stato e mondo sarà” (Editrice Hermanion, 2020), in cui spiega del complesso rapporto dei lucani con la loro terra e delle lotte sociali che hanno forgiato il carattere dei nostri corregionali. Come dovrebbe muoversi un turista che mette per la prima volta piede in regione? Secondo Melillo, molto semplicemente, dovrebbe partire dal cuore: ogni borgo, contrada, parco crea un’emozione puntuale nel momento in cui lo si vive. Innanzitutto, ci porta a interrogarci sul modo di fare turismo: in Basilicata i luoghi non possono essere scissi dalle persone; visitare i luoghi senza le persone che li abitano porterebbe alla “disneylandizzazione”, un modello che la Basilicata non sarebbe in grado di sostenere. L’antropologo si sofferma sull’aspetto endogeno che il turismo locale deve valorizzare, perché questo porta un valore aggiunto unico e non replicabile. È la gente del posto a dover essere il punto di partenza di un processo turistico “bottom-up” lo stesso processo che ha decretato il successo di Matera. Per Melillo, i piccoli paesi, nella loro intimità, possono essere il vero motore: farsi accompagnare da gente del posto, farsi i capelli dal piccolo barbiere in piazza. Melillo non ci consiglia una meta in particolare, è il modello ad essere importante. “La Basilicata ha talmente tante cose che sembra non avere niente”, ci dice. E questo tanto avere è diventato scontato, al punto da spingerci a cercare “qualcosa da fare”. Quel qualcosa da fare, per Melillo, è vivere la gente lucana. La vera sfida è vivere il territorio senza snaturarlo.