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La cyber security nelle aziende, un’innovazione possibile

Può essere uno degli asset del futuro sviluppo della Basilicata da abbinare ad un’alta formazione adeguata e alla realizzazione di nuove factory.

di Sergio Ragone
10 marzo 2020
7 min di lettura
di Sergio Ragone
10 marzo 2020
7 min di lettura

Se c’è una sfida a cui nessuno può sottrarsi è sicuramente quella con il futuro. Vale per le persone, vale per i territori, così come per le aziende e per la Pubblica amministrazione. Nelle prossime settimane sentiremo spesso parlare - dai palchi e sui social - del futuro, abbinato ai più svariati temi che sono propri della propaganda elettorale. Ma il futuro, a differenza della propaganda, è un appuntamento certo, costante, inevitabile, irrinunciabile. La domanda, allora, diventa necessaria: quale futuro? Se pensiamo alla Basilicata, alle sue ricchezze naturali, comprese quelle che determinano le politiche energetiche – ed estere, mi sia consentito dire – del paese, sono davvero pochi coloro i quali sono in grado di immaginare un reale e possibile sviluppo a partire da chi siamo e da cosa abbiamo. Non è solo un limite della politica, preoccupata a rincorrere consensi facili stimolando la pancia dell’opinione pubblica, ma anche del mondo imprenditoriale lucano, che vive costantemente la contraddizione di essere dentro la globalizzazione, subendone gli effetti più negativi, ma troppo spesso fuori dai mercati mondiali. Perché, al netto di settori come l’automotive, le acque minerali e l’energia, sono poche e preziose le eccellenze che riescono a sfidare i mercati e a conquistarne fette significative.

Ma se è del futuro che vogliamo occuparci, prima che arrivi con tutto il suo carico di novità alle quali rischiamo di non farci trovare sufficientemente preparati, dobbiamo saper fare uno sforzo ulteriore, ma necessario, guardando ai grandi cambiamenti che, oltre la nostra zona di conforto, si stanno verificando e alle innovazioni necessarie che servono per poterli interpretare. Mi permetto, quindi, di lanciare uno spunto di riflessione, che spero possa essere utile a chi vorrà davvero occuparsi della Basilicata dei prossimi vent’anni. 

La sfida della sicurezza

C’è un tema, fondamentale e di straordinaria attualità, che porta con sé una nuova idea di impresa e apre lo scenario a nuovi mercati e nuovissime professionalità: la cyber security. Di cosa stiamo parlando? Potremmo definire la cyber security come quell’insieme di tecnologie, programmi, processi e tecniche concepiti e messi in atto per proteggere computer e reti informatiche. È una protezione che si sviluppa su due livelli, dunque: uno contenutistico, riguardante i dati, e l’altro riguardante l’hardware, cioè le macchine.

Il Cambridge Dictionary è piuttosto sintetico nel definirlo: “ways of protecting computer systems against threats such as viruses”, cioè modalità di protezione di sistemi informatici contro minacce come i virus. È un campo nuovo dove l’impresa può trovare terreno fertile, l’Università incontrare l’interesse di futuri studenti, e con il quale la pubblica amministrazione deve relazionarsi per essere realmente portatrice sana di innovazione e foriera di opportunità per i cittadini. La Basilicata, regione cerniera del Mediterraneo, può diventare un vero e proprio hub dell’innovazione tecnologica proprio specializzandosi in questo settore, evitando di replicare schemi già visti e misurati per il sostegno alle imprese cosiddette innovative, e lanciandosi, con la giusta dote di rischio, in un futuro che altrove è già realtà concreta e produttiva. 

I settori trainanti

Non parliamo solo ed esclusivamente di agroalimentare, certamente uno dei settori di punta dell’identità regionale, ma è chiaro che le possibilità del commercio online si aprono soprattutto per i piccoli e medi artigiani lucani, che rappresentano il tessuto reale dell’imprenditoria locale. Ci sono state diverse aziende che, proprio durante il lockdown, hanno investito nel digitale per poter affrontare la crisi e provare a conquistare porzioni di mercato anche oltre i confini nazionali. Ne sono un esempio le aziende lucane del settore Horeca (acronimo che sta per Hotellerie-Restaurant-Café), che hanno parzialmente riconvertito la propria produzione realizzando manufatti in plexiglass venduti sui principali marketplace internazionali, vedendo crescere notevolmente le richieste, la produzione e il fatturato. Ma non per tutte è stato così. Come riportato nell’ultimo report della Casaleggio Associati, “E-commerce in Italia 2020. Vendere online ai tempi del Coronavirus”, molte aziende non sono riuscite a soddisfare l’aumento della domanda, che si è palesato con una crescita media degli ordini del 96% (come ad esempio per i settori dell’intrattenimento online, dell’istruzione o della distribuzione di generi alimentari). Sempre sfogliando il report è possibile notare come il fatturato delle imprese attive sull’e-commerce è aumentato nel 2019 del 17%, per un totale di 48,5 miliardi di euro. Ma nonostante ciò, dal rapporto emerge come il 54% delle imprese interrogate abbiano dichiarato a metà marzo 2020 di non aver riscontrato un miglioramento negli affari. C’è, però, una fascia di persone che all’e-commerce non riesce a ricorrere: sono i residenti dei piccoli paesi e delle aree urbane escluse dalle reti più inclini a soddisfare le esigenze di realtà più popolate, sicuramente ben più redditizie. Ed è guardando a loro che oggi, anche in Basilicata, può nascere una nuova idea di impresa che tenga dentro la valorizzazione delle produzioni a “km 0” e la possibilità di aprire nuovi mercati mondiali. 

L’applicazione alla Basilicata

Così come già fatto per l’industria cinematografica, sulla quale va fatta un’analisi reale dei vantaggi apportati al territorio, non pochi, e delle potenzialità, tante, ancora inespresse, allo stesso modo si può fare per la cyber security. Una regione come la nostra, che rischia di contare le occasioni sprecate e di cicatrizzare dolorosissimi strappi, deve avere il coraggio di guardare oltre ma non altrove. È inutile rincorrere modelli di sviluppo che altrove hanno avuto successo: abbiamo un gap infrastrutturale notevole e pochissimi collegamenti alle grandi vie di trasporto delle merci e delle persone, difficoltà non risolvibile in tempi brevi, nonostante la propaganda dica altro. La nostra missione può e deve essere quella di lavorare sul capitale umano, creare reti di relazioni e interconnessioni immateriali con altri centri di eccellenza (penso alle realtà messe in campo da Cisco e Apple, a Napoli) per dare spazio e opportunità alle imprese che praticano, e non predicano, l’innovazione.

La cyber security può essere uno degli asset del futuro sviluppo, da abbinare ad un’alta formazione adeguata e alla realizzazione di nuove factory, magari rigenerando vecchi opifici. Una rivoluzione come questa ha bisogno di risorse, informazione, formazione, professionalità, visione, lunghi respiri e coraggio.

La Basilicata ha dimostrato più volte di saper affrontare le sfide con dignità e resilienza, ma tutto ciò ora non basta più. Perché il futuro arriva, anche qui. Prima o poi.

L’autore: Sergio Ragone

Giornalista e blogger.