Didattica a distanza, la Basilicata a rischio digital divide
Per garantire le competenze digitali agli studenti lucani e assicurare lo sviluppo economico del territorio c’è ancora molta strada da fare, buone prospettive nascono dal “Piano Scuole”.
La Basilicata è una regione a rischio digital divide. È quanto emerge da uno studio della Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem), che analizza l’accesso alla rete nei comuni e nelle scuole lucane. Secondo lo studio, basato su dati pubblicati da Invitalia, in Basilicata il 97 percento dei comuni dispone di una rete NGA (Next Generation Access) che permette agli utenti di connettersi a 30 Mbps in download, contro una media nazionale del 65 percento. Solo il 30 percento dei comuni accede ai servizi ultra-broadband, che offrono dai 100 Mbps a 1 Gbps in download.
Nonostante i tassi medi di copertura a 30 Mbps siano pari o superiori alla media nazionale, in Basilicata il 75 percento delle scuole ha una connessione minore o uguale a 30 Mbps e il 24 percento tra i 31 e i 100 Mbps. Un divario che diventa ancora più marcato nelle classi del secondo ciclo, dove la connessione a 31-100 Mbps è pari al 27,6 percento contro una media nazionale del 44 percento. La connessione oltre i 100 Mbps è, invece, una vera rarità (1,2 percento) per le scuole lucane, riservata al primo ciclo d’istruzione, e rappresenta un limite per la didattica digitale in molti comuni della Basilicata.
Le scarse risorse finanziarie a disposizione delle scuole non hanno permesso negli ultimi anni di investire in servizi di connettività veloce. Una nota negativa che posiziona l’Italia, rispetto ai 37 Paesi dell’Ocse, all’ultimo posto per spesa pubblica destinata all’istruzione. La situazione, però, dovrebbe migliorare grazie ai fondi che il governo ha sbloccato per fronteggiare, anche nelle scuole, la situazione emergenziale causata dal Covid-19. Una somma di 400 milioni di euro è stata destinata al “Piano Scuole” per dotare entro due anni gli istituti statali secondari di primo e secondo grado di una connessione a 1 Gbps. In Basilicata ne beneficeranno 537 scuole su 642.
Se ad oggi l’accesso alla rete per le scuole lucane risulta essere non ottimale per attivare una vera didattica digitale, il divario rispetto al contesto nazionale è ancora più marcato quando si analizza la dotazione tecnologica degli istituti. Dai dati ufficiali rilasciati dal MIUR nel rapporto “Le dotazioni multimediali per la didattica nelle scuole” del 2015, emerge che in Basilicata ci sono 10,9 alunni per device tecnologico, un dato che colloca la Regione all’ultimo posto in Italia insieme al Lazio. Un primato negativo che si replica anche per il numero di alunni per personal computer (PC) in classe (77,9 contro i 41 medi italiani) e per il numero di alunni per dispositivo mobile (299 contro 62,8). Meno sfavorevole, ma non lodevole, il numero di alunni per PC nei laboratori (11,6 contro il 13,2 italiani), che fa guadagnare alla regione il quartultimo posto in Italia.
In termini assoluti, secondo i dati del MIUR del 2020, le scuole lucane dispongono di 29.006 pc e tablet, 3050 LIM o proiettori interattivi, 240 stampanti 3D, 216 Kit di robotica digitale e 44 Kit IoT. Numeri che rapportati agli iscritti (78.054) nell’annualità 2018/2019, al numero di scuole (651), al numero di classi (4.168) e alla media di alunni per classe (18,7), spiegano la reale dotazione tecnologica presente nelle scuole lucane.
Ogni scuola ha a disposizione 44,6 PC/tablet, in media 7 per classe e 1 ogni 2,7 studenti; 4,7 LIM o proiettori interattivi con una dotazione media 0,73 per classe. Molto meno diffuse sono le stampanti 3D e i kit di robotica digitale con una dotazione di circa 1 device ogni 3 scuole.
Il miglioramento dell’accesso alla rete e il potenziamento della dotazione tecnologica da soli non potranno essere sufficienti per attivare una didattica di tipo digitale, ma sarà fondamentale, sempre di più, il ruolo del docente nell’applicare nuovi metodi pedagogici.
Le rilevazioni effettuate dalla Feem, tra giugno e luglio 2020, attraverso un questionario in modalità CAWI (tecnica d’indagine online con strumenti web), su un campione esplorativo di 150 docenti lucani, evidenziano una presa di coscienza dell’importanza delle TIC (Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione) nella didattica. Il 57 percento dei docenti ritiene l’uso delle tecnologie digitali abbastanza utile, il 38 percento necessarie. Peraltro, ben il 75 percento afferma che il proprio modo di guardare alla didattica digitale si sia molto o abbastanza modificato dopo l’esperienza del Covid-19.
Rispetto alle modalità di didattiche sperimentate, nelle quali è presente una componente di digitalizzazione della pedagogia, emerge l’uso sistemico della LIM, l’uso di tablet e smartphone in classe, la creazione di classi virtuali e di cooperative learning. Anche le flipped classroom (letteralmente “classe capovolta”, ossia una didattica in cui le lezioni si tengono a casa e i compiti e le attività di gruppo a scuola), secondo il 50 percento dei docenti intervistati, sta prendendo molto piede. Meno presenti, invece, sono altre forme sperimentali come l’uso di risorse didattiche aperte e la didattica BYOD (acronimo di: porta il tuo dispositivo).
I dati legati alla formazione dei docenti, infine, spiegano la direzione intrapresa dalla scuola.
Infatti, è interessante sapere vedere che nell’ultimo biennio il 50 percento dei docenti ha frequentato un corso di aggiornamento sulla didattica digitale, il 25 percento ha seguito un aggiornamento tra il 2017 e il 2018, mentre l’ultimo 25 percento si è formato l’ultima volta prima del 2016 o addirittura non ha mai frequentato un corso su questi temi (17 percento).
La ricerca della Feem rende evidente quanto, nonostante gli sforzi già̀ compiuti, resti fondamentale la necessità di una forte innovazione programmatica e di metodo sui percorsi da intraprendere per rafforzare l’istituzione scolastica lucana, con l’obiettivo di garantire competenze digitali agli studenti e assicurare un futuro economico competitivo all’intero territorio.