Cacciari: dal virus una spinta per cambiare la società

Politica e sapere scientifico, sistema capitalistico e sostenibilità ambientale, un nuovo concetto di lavoro: i compiti che ci attendono

L’uscita dall’emergenza offre uno scenario in cui il cambiamento è ormai rapidissimo e continuo. Lo ha sottolineato nel suo intervento introduttivo al digital talk il filosofo Massimo Cacciari, professore presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Cacciari ha messo a fuoco tre questioni fondamentali. La prima riguarda la relazione tra il sapere scientifico e la politica: una relazione difficile, che durante l’emergenza non è stata virtuosa, a causa della scarsa consapevolezza che la classe dirigente sembra avere dello stato di emergenza perenne. Quest’ultimo è alla base della struttura stessa del capitalismo: le crisi turbano il sistema con estrema velocità e questo richiederebbe risposte altrettanto tempestive. Il problema maggiore, secondo il filosofo, è costituito dal fatto che le istituzioni internazionali non sono in grado di creare spazi politici adeguati per ospitare in modo efficace le questioni scientifiche, così che la loro azione poggia su riferimenti troppo fragili. Secondo tema, che mette a fuoco la giornata mondiale dell’ambiente: il rapporto tra capitalismo e sostenibilità. Essi non sono in contraddizione, poiché è nell’essenza del capitalismo ritenere che tutto sia sostenibile, a condizione di poter contare su una inesauribile innovazione tecnologica e scientifica, che consenta di risolvere i problemi che via via si incontrano. Citando Marx (“La produzione fondamentale del capitalismo è la produzione del consumo”), Cacciari ha definito il capitalismo una perfetta macchina in grado di produrre incessantemente desideri, e ciò deve essere tenuto ben presente in questo momento, che vede molti settori, tra i quali il turismo e l’energia, in una condizione di enorme difficoltà. Terzo tema chiave: occorre ripensare il concetto di lavoro e la valenza che gli si attribuisce, anche a costo di ritoccare la nostra bellissima Costituzione, dove non si non dovrebbe asserire che la Repubblica è fondata sul lavoro, quantosulla dignità della persona. Ognuno dovrebbe essere messo nelle condizioni di trovare o creare il proprio lavoro, senza essere esposto al pericolo di subire la fame o di non avere un adeguato status sociale. La dignità dell’uomo, secondo il filosofo, non può più dipendere soltanto dal fatto che ha un lavoro o meno; non basta più, perché le tecnologie di cui oggi disponiamo sono ormai tali da ridurre il tempo necessario a svolgere la gran parte del lavoro in una molteplicità di ambiti, tanto che presto potrebbe essere sempre più difficile assicurare un’occupazione alla gran parte delle persone. Cacciari ha così concluso, sottolineando la necessità ormai impellente che la politica assuma pienamente l’atteggiamento dell’industria, svolgendo il proprio ruolo con rapidità e resilienza.