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Bilancio di un anno molto impegnativo

Parla Walter Rizzi, responsabile del Distretto Meridionale di Eni.

di Lucia Serino
14 dicembre 2020
11 min di lettura
di Lucia Serino
14 dicembre 2020
11 min di lettura

“Noi siamo stati chiamati a una prova di grande responsabilità. Ci siamo trovati come tutti davanti a una situazione inedita che ha cambiato all’improvviso le nostre vite prima ancora che il nostro modo di lavorare. Bisognava aumentare gli sforzi perché era importante garantire la tutela della salute e mantenere i livelli di sicurezza dell’impianto. Ci veniva chiesto di essere all’altezza del ruolo che abbiamo nel Paese dando il nostro contributo sul fronte della lotta all’emergenza sanitaria, in termini di risorse e di soluzioni. Così è stato. E così è ancora. Anche in Basilicata”. Walter Rizzi, responsabile del Distretto Meridionale di Eni, non ha smesso di lavorare un giorno. 

Ci sono stati momenti in cui, all’inizio del lockdown della scorsa primavera, in quel clima di comprensibile paura che spesso genera leggende, nella Basilicata solo lambita dal Covid, ci si spinse a reclamare di spegnere la fiaccola del COVA.

Tutti quelli che potevano andare in smartworking lo sono ancora. Io e tutto il management del Dime ci siamo preoccupati immediatamente della cosa più importante: garantire la sicurezza delle persone, di tutti, dipendenti e contrattisti, applicando meticolosamente i protocolli e riducendo al minimo indispensabile la presenza fisica. Abbiamo ridotto la produzione del trenta per cento, e ancora oggi produciamo mediamente 10.000 barili di olio al giorno in meno rispetto al 2019. Spegnere il Centro Olio avrebbe significato compromettere tante attività e mettere a rischio la ripresa, quello sì poteva essere controproducente per tutti. Non è così semplice spegnere un impianto industriale di quella portata e le operazioni di svuotamento avrebbero comportato la necessità di personale specializzato che sarebbe dovuto arrivare da San Donato milanese.

Un anno difficile e non è ancora finita.

Direi drammatico, più che difficile. Siamo riusciti a gestire la crisi da più punti di vista, quello economico produttivo, che ci ha permesso anche di gestire quello occupazionale e quello socio-sanitario e siamo andati avanti, nonostante tutto, sul cammino dei progetti di sostenibilità messi in campo per la Basilicata. Non ci siamo mai fermati e purtroppo ad oggi neanche l’emergenza si è fermata e non è passata.

Un anno che si chiude con la visita ispettiva dell’Arpab.

Porte aperte, totale disponibilità da parte del nostro management, visite ispettive ci sono state in passato, anche con la presenza di Ispra, altre ne verranno in futuro. Sono sicuro che l’azione ispettiva dell’Arpab sarà guidata da oggettività scientifica e si muoverà nel perimetro tecnico e normativo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). D'altronde noi siamo i primi ad essere interessati a una verifica da parte di un organo pubblico di controllo che possa certificare in maniera terza e neutrale la correttezza del nostro operato e il pieno rispetto delle regole. Ma la sfida della fiducia vale per tutti: noi dobbiamo garantire non l’infallibilità, ma la serietà dei nostri impegni e la trasparenza in ogni atto che compiamo; le istituzioni devono affrontare e sconfiggere quel pachiderma fatto di complicazioni e lentezze burocratico-amministrative che frenano ogni percorso lineare d’impresa. I cittadini lucani chiedono questo, non continue polemiche mediatiche e forzature propagandistiche. Eni è presente in Val d’Agri da oltre vent’anni, in una zona industriale dove non ci siamo solo noi. Siamo ben consapevoli della nostra responsabilità sociale ed è per questo che avvertiamo come dovere spesso anche andare ultra petita. Ci siamo preoccupati, ad esempio, della bonifica di clorurati sospetti per i quali siamo stati notificati come soggetti non responsabili. È dal 2018 che si attende chiarezza su questa vicenda. E questo non lo dico con il dito puntato, ma solo per ribadire che non bisogna perdere di vista il contesto.

Torniamo all’emergenza Covid. Arrivò subito, allo scoppiare della pandemia, la richiesta di un intervento di sostegno sanitario per la Basilicata.

Che abbiamo ascoltato subito, perché quando si è dentro una comunità si partecipa anche al suo destino. Ci siamo interfacciati correttamente con le autorità sanitarie regionali preposte alla gestione della crisi, dialogando con loro e accogliendo le richieste che via via ci pervenivano. Abbiamo fornito su indicazione della Regione posti letto, ventilatori, mascherine: 40 posti letto, 37 tra respiratori e respiratori polmonari, 105.000 dispositivi di protezione individuale come le mascherine. Altro ancora è in fase di reperimento. Va anche ricordato che a marzo in Italia c’era una richiesta urgente di mascherine, di ventilatori, di posti letto ed altro e i prezzi erano altissimi e sul mercato c’era una corsa ad accaparrarsi i presidi medici, ciononostante siamo riusciti a portare, con grande sforzo, quanto possibile in Basilicata. 

Ma l’impegno per l’ospedale di Villa d’Agri non è ancora andato in porto.

Il dialogo per definire l’accordo è in corso, il nostro interlocutore naturale è la Regione in quanto competente sul tema sanitario. Come abbiamo più volte detto per noi l’ospedale di Villa d’Agri è strategico e, lo ribadiamo, stiamo dialogando per trovare le formule giuste. Si tratta di un impegno di spesa importante sia per l’ospedale di Villa d’Agri sia per un programma di prevenzione per i dipendenti Eni che fanno capo a quella struttura sanitaria: una volta acquistati gli strumenti diagnostici, sarà al servizio di tutta la comunità della Valle. È stato un agire che ha riguardato tutti. 

Rimaniamo in Val d’Agri. Uno dei grandi progetti è quello dell’Energy Valley. Step by step siete arrivati alla presentazione del Centro di monitoraggio ambientale a settembre scorso.

È un progetto al quale teniamo particolarmente e che siamo riusciti a concludere nonostante l’emergenza sanitaria, perché unisce il nostro impegno per la sostenibilità ambientale con la ricerca e la formazione, fornisce dati sul monitoraggio ambientale con strumentazione innovativa, allarga il polmone verde attorno al COVA. Stiamo creando attorno al Centro Olio un contesto di conoscenza, sperimentazione e ricerca per il cammino verso la transizione energetica. Condividere i dati ambientali in maniera aperta significa creare fiducia. Siamo coscienti della necessità di perseguire un cambiamento verso una transizione energetica e siamo i primi ad avere a cuore l’ambiente, o se vuole, la terra, Gea, così come abbiamo chiamato la nostra sala di monitoraggio, inaugurata a settembre.

A proposito dei terreni attorno al COVA, località le Vigne, ci sono ancora degli immobili da acquistare e ristrutturare come da progetto.

Finora abbiamo acquistato settanta ettari che allargheremo andando incontro allo stesso tempo alla volontà più volte espressa da alcuni residenti storici di lasciare l’area delle vigne. Il negoziato è in corso ed è ripreso recentemente con il proposito di acquisire nuovi ettari e immobili proprio per allargare il recupero dei terreni da includere nell’Energy Valley. Anche qui vorrei dire che in questi mesi sarebbe stato difficile per chiunque portare avanti e chiudere le trattative in considerazione di tutte le difficoltà che abbiamo già detto relative al Covid. Ribadisco che nulla è fermo, i passi avanti che abbiamo fatto sono il segno di una volontà precisa che non può che generare fiducia sugli obiettivi che ci siamo dati.

Tra le emergenze sanitarie della primavera e l’autunno caldo dell’indotto qual è stato il momento più critico?

La responsabilità sociale non è mai venuta meno, in nessun momento dell’anno. Un anno che era iniziato bene, poi, con l’adozione delle misure anti Covid che si sono rese necessarie per contrastare la pandemia siamo passati da una presenza media giornaliera COVA di 380/400 persone a 200 circa nei mesi più critici. Oggi la media della presenza giornaliera è di 350 su doppia fascia oraria: unica strada che permette il rispetto dei protocolli di sicurezza, per evitare affollamento e garantire il rispetto dei controlli in entrata e in uscita. Il confronto con la controparte sindacale – parlo dei sindacati del contratto energia – è sempre stato costruttivo. Per il resto, è nella nostra cultura ascoltare e cercare soluzioni, ove siano possibili. Due cose non si possono accettare, un linguaggio fatto di offese e una certa rigidità nel confronto sulle dinamiche d’impresa. Grazie al dialogo costruttivo, nell’indotto, la maggioranza delle vertenze sono andate a buon fine. Spesso però si dimentica, strumentalmente, che quando parliamo di indotto parliamo di aziende che ci forniscono servizi, che agiscono nell’autonomia dei loro piani. Esercitare una moral suasion per il bene di tutti è doveroso, interferire nei bilanci degli altri no. 

Però, Rizzi, c’è un punto. Questa è una regione che si aspetta molto, come contropartita, da Eni. In verità da tutte le compagnie energetiche.

Io non la metterei sullo scambio, tanto per cominciare. In quest’anno, più che mai difficile, noi abbiamo portato avanti il percorso avviato negli anni passati di sempre maggiore trasparenza e rafforzamento del rapporto con il territorio su più livelli. Le potenzialità e le opportunità dell’Energy Valley sono enormi, ne abbiamo già parlato. Inoltre, siamo molto soddisfatti dell’accordo con Coldiretti Basilicata che sovverte un pregiudizio, per fortuna sfumato nel tempo, e cioè “dici Basilicata pensi al petrolio e ti scatta surrettiziamente il pregiudizio su quello che qui si coltiva e si alleva”. Gli accordi coi centri di ricerca lucani, come il CNR di Metaponto, proseguono, e stiamo ragionando anche un accordo con l’Alsia. Insomma il network dei progetti è in piedi, a ogni livello, da quello iperlocale come può essere l’accordo con la lega dilettanti e il sostegno al calcio amatoriale, a grandi accordi come quello che ci auguriamo di portare presto in porto per tutti i lucani. Questo non è uno scambio ma un’idea di convivenza.

Grandi accordi, dice. È in corso un negoziato con la Regione, connesso alla proroga della concessione, e che immagino dovrebbe riguardare tutti i lucani, ma ci sono molte richieste che vengono dalla valle, lì dove operate, a cominciare da Viggiano.

Il negoziato con la Regione prosegue, non sono accordi semplici come credo sia facile intuire, si tratta di impegni rilevanti per un’azienda e per la Regione nei confronti della propria popolazione. Essendo ancora in corso per correttezza non posso anticipare nulla. Per il resto confrontarsi e anche affrontare critiche è sempre costruttivo, ma chi attacca gridando dovrebbe avere contezza delle diverse competenze, non è che lo sfogo di un amministratore pubblico accelera o interrompe i processi che sono in corso. C’è sempre un’esigenza generale di correttezza, soprattutto oggi che i bisogni incalzano ed è fin troppo facile strumentalizzare la questione lavoro. La comunità dove operiamo per noi è casa, la lealtà dei rapporti è alla base di tutto. 

Per finire, Rizzi, abbiamo fatto il bilancio. E le previsioni?

La previsione è quella di un impegno che non viene meno per la Basilicata, pur nelle difficoltà del mercato globale del greggio, particolare non secondario. Siamo la company italiana dell’energia e sono convinto che questa regione, che per noi rimane strategica, ne condivida con noi l’orgoglio.