La fusione Fca-Psa rischia di creare migliaia di esuberi, quasi duemila, tra la fabbrica, i servizi e l’indotto
La situazione che riguarda lo stabilimento di Melfi è preoccupante, ma è condivisa con le altre realtà nazionali. La fusione Fca-Psa rischia di creare migliaia di esuberi, quasi duemila, tra la fabbrica, i servizi e l’indotto. Per questo motivo la prima riunione del 15 aprile è stata determinante per avere chiarimenti sui programmi aziendali. Dall’obiettivo della ripartenza nazionale non si può escludere il sostegno alle imprese del Sud, soprattutto quando così determinanti economicamente. Il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista, ha respinto ogni ipotesi di ridimensionamento, chiedendo a istituzioni e cittadini di fare quadrato sul tema. L’impatto sarebbe devastante, è il grido dalla Uilm guidata da Marco Lomio, perché potrebbe travolgere l’intera area industriale, che offre occupazione a undicimila persone. Messaggio condiviso anche dalla Uil Tucs rappresentata da Donato Rosa, che propone un accordo a Comune di Melfi e Regione su misure che rendano attrattivi i territori. La Fiom Cgil Basilicata si è espressa in una nota, affermando che non si è disposti a perdere nessun posto di lavoro.
In questo scenario, ha assunto grande importanza il Consiglio comunale aperto della Città di Melfi che si è tenuto il 13 aprile, proposto dal sindaco Livio Valvano, a cui hanno partecipato, oltre alle organizzazioni sindacali di categoria, moltissimi sindaci lucani, parlamentari e rappresentanti della giunta regionale. Tutti i presenti si sono impegnati a sottoporre le istanze al Governo, per scongiurare le ipotesi nefaste. Non si è fatta attendere la risposta del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che ha invitato il gruppo Stellantis a offrire garanzie e impegni rispetto al piano industriale, anche perché nel 2020 è stata concessa una garanzia di Sace per oltre 5,6 miliardi, corrispondenti a una copertura dell’80% del finanziamento richiesto dal gruppo Fca.