La sfida non è solo rispondere alle necessità immediate, ma pianificare interventi a lungo termine che possano rispondere in modo efficace alle nuove priorità. Ci parla di piani, utilizzo dei fondi e innovazione l’assessore regionale all’agricoltura, Carmine Cicala
Siccità, cambiamenti climatici, crisi idrica, ma anche strategia di sviluppo per aumentare la competitività delle aziende agricole lucane, attenzione alla ricerca, all’innovazione. La “terra” in Basilicata è una catena di valore ed è il “luogo” dove un’efficiente gestione delle risorse naturali come l’acqua, il suolo, l’aria può contribuire ad arrestare ed invertire il processo di perdita della biodiversità, migliorare gli habitat e affrontare le sfide della transizione ecologica. Ne parliamo con l’assessore regionale all’agricoltura, Carmine Cicala.
Partiamo dal problema dei problemi che la Basilicata - il Potentino per essere precisi - sta avendo ormai da mesi, quello della crisi idrica: possiamo fare un punto sugli effetti che si sono avuti sul comparto agricolo?
La crisi idrica potabile è una problematica attuale, quella irrigua è un possibile scenario che ci preoccupa e che stiamo affrontando con un’attenta pianificazione. L’obiettivo è non farci trovare impreparati. Siamo, dunque, in costante monitoraggio, consapevoli che la situazione richiede interventi strutturali e una programmazione che non può più essere rimandata.
Guardiamo alla primavera, quando si dovrà procedere alla piantumazione di nuove colture, e cerchiamo di mettere in sicurezza anche il comparto zootecnico. D’intesa con le associazioni di categoria, abbiamo allestito il Tavolo verde per analizzare possibili sviluppi della situazione e, contemporaneamente, stiamo plasmando la nuova programmazione del Complemento di Sviluppo Regionale (Csr), in linea con la necessità di attivare misure per fronteggiare la carenza di acqua. Per esempio, prevediamo bandi per l’acquisto di serbatoi grazie ai quali consentire alle aziende agricole di accumulare risorsa idrica e affrontare eventuali momenti di emergenza. Il tema dell’acqua, in generale, richiede una concertazione con tutti gli attori. Una crisi di questo tipo va affrontata in maniera interdipartimentale, ma anche interistituzionale, per pianificare su vari fronti. Per quanto ci riguarda, lo ribadisco, siamo in stato di allerta e di pianificazione, partendo dal fabbisogno di acqua che solo per le coltivazioni ammonta a circa 200 milioni di metri cubi, di cui 160 solo per il Metapontino. A tal proposito, ricordo che nella scorsa legislatura siamo riusciti a trovare i fondi - 113 milioni - necessari per completare e mettere in funzione la diga del Rendina che, nel giro di un paio d’anni, dovrebbe essere attivata dando una grossa mano allo schema irriguo.
Anche il Materano ha le sue criticità, il caldo e la siccità hanno colpito le aziende agricole, contadini e allevatori hanno chiesto, già il mese scorso, un intervento alla Regione.
Proprio all’indomani della mia nomina mi sono recato in diverse zone del Materano, da Grassano a Stigliano, per rendermi conto della situazione. Già da agosto scorso la Regione ha lavorato per censire e verificare i danni e ha formalizzato una richiesta di stato di calamità per ottenere risarcimenti per i danni subiti. Sebbene la siccità rientri tra le calamità naturali coperte dal fondo mutualistico Agricat, abbiamo ritenuto necessario attivare misure di deroga, vista la gravità della situazione. Siamo in costante aggiornamento con il Masaf (Ministero dell’Agricoltura) per definire interventi concreti a sostegno delle aziende agricole lucane colpite dalla siccità del 2024. La nostra priorità è garantire il supporto necessario affinché le imprese agricole possano riprendersi da questa crisi e continuare a produrre per la Basilicata.
Cerchiamo di guardare in prospettiva. Veniamo al piano di sviluppo rurale della Regione Basilicata, quello della nuova programmazione 23/27: il punto di fondo è attivare un “nuovo corso” che funzioni per i produttori, i consumatori, il clima e l’ambiente.
Nella nostra programmazione abbiamo un plafond generale di oltre 450 milioni di euro, fondi che utilizzeremo per mettere in campo strategie organiche che non siano più limitate alla gestione delle emergenze, ma che progettino un cambiamento strutturale. Il Piano di Sviluppo Rurale della nuova programmazione 2023-2027 si propone proprio questo obiettivo: creare un nuovo corso che funzioni per i produttori, i consumatori, il clima e l’ambiente. La sfida non è solo rispondere alle necessità immediate, ma pianificare interventi a lungo termine che possano rispondere in modo efficace alle nuove priorità. In particolare, il piano si concentra in maniera decisa su temi legati alla sostenibilità ambientale e al cambiamento climatico, due aspetti che sono ormai centrali per ogni politica di sviluppo futuro. Al contempo, puntiamo a favorire la competitività delle imprese agricole lucane, con particolare attenzione a quelle che operano nelle aree rurali interne, spesso in difficoltà a causa del rischio di default demografico e depauperamento irreversibile. Queste aree, che stanno vivendo un processo di spopolamento, necessitano di interventi mirati che ne rilancino l’economia e preservino il patrimonio ambientale e culturale.
Nell’ambito di questa strategia il suo assessorato ha promosso dei bandi per il sostegno alle imprese agricole: possiamo fare il punto sulle risorse messe a disposizione e sugli obiettivi?
Ad oggi, la Regione ha impegnato il 43,5% delle risorse assegnate dal Csr, attraverso la pubblicazione di 7 bandi destinati a impegni in ambito ambientale e climatico, oltre a 2 bandi per i giovani agricoltori e le imprese forestali. Complessivamente, sono stati messi a disposizione 196,9 milioni di euro per sostenere queste iniziative, un impegno significativo per il rilancio delle imprese agricole lucane in chiave sostenibile. L’obiettivo è chiaro: favorire un’agricoltura sostenibile che possa rispondere alle sfide ambientali e climatiche, garantendo al contempo la competitività delle nostre imprese e il rilancio delle aree rurali. In sintesi, questi interventi sono fondamentali per costruire una Basilicata più verde e resiliente, capace di affrontare le sfide future e di continuare a essere un motore di sviluppo per la nostra economia agricola.
La Basilicata è una “regione interna”, conta anche la qualità della vita nelle zone rurali alle prese con fenomeni di spopolamento e depauperamento produttivo.
Siamo una regione che sconta ritardi sul fronte delle infrastrutture materiali, ma quelle immateriali (banda larga, fibra etc.) ci consentono di mettere in campo nuove opportunità, a partire dallo smart working e dal cosiddetto “turismo lento” che incrocia quello enogastronomico. I turisti sono sempre più alla ricerca di ambienti sani, di genuinità e il nostro territorio ha un’offerta enogastronomica tra le migliori del Mezzogiorno. La qualità della vita in queste aree è cruciale, non solo per il benessere dei suoi abitanti, ma anche per preservare l’identità e il patrimonio delle nostre piccole comunità. Il programma Leader si configura come uno degli strumenti principali per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree interne. Un investimento dedicato di circa 25 milioni di euro, pari al 6% della programmazione complessiva del Piano di Sviluppo Rurale 2023-2027, è stato messo a disposizione per favorire il rafforzamento economico e sociale dei nostri territori più lontani. L’obiettivo del programma è sostenere i processi di sviluppo delle zone rurali, creando nuove opportunità lavorative e incentivando la creazione di nuove attività.
Altra questione chiave è quella della ricerca e dell’innovazione, perché l’agricoltura lucana è chiamata ad affrontare le nuove sfide poste dalla transizione ecologica, ma anche sollecitata a reagire a fenomeni economici e sociali di impatto globale.
In questo contesto, la ricerca e l’innovazione giocano un ruolo fondamentale per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sostenibilità, ma anche per garantire la competitività delle nostre imprese agricole a livello internazionale. Intendiamo favorire l’insediamento di giovani nelle aree rurali, creando nuove opportunità lavorative attraverso la promozione di attività ad alto valore aggiunto, legate anche alla ricerca e all'innovazione in agricoltura. Questo è il modo migliore per fermare l’emorragia demografica che ha colpito molte delle nostre comunità più isolate e favorire, attraverso nuove opportunità, la permanenza dei giovani nei piccoli centri.
Lei è di Viggiano, che significa molto per la Basilicata. Tutta la Val d’Agri è territorio di agricoltura di qualità. Possiamo dire che l’attività industriale e l’attività agricola possono coesistere in uno stesso territorio?
La compatibilità tra attività industriale e agricola è non solo possibile, ma una necessità strategica, soprattutto in un territorio, come quello della Val d’Agri, che vanta una tradizione agricola di qualità. Anzi, ritengo che sia un obbligo trovare forme di complementarietà tra queste due attività, proprio perché la nostra terra è un esempio concreto di come la ricchezza agricola – dall’ “oro bianco” del nostro latte ai fagioli di Sarconi - possa essere valorizzata anche in un contesto industriale. Da sempre sono convinto che i due “mondi” possano coesistere e il mio impegno è (e sarà) quello di trovare un punto di equilibrio tra una realtà e l’altra.
Uno dei progetti “non oil” che fanno parte degli accordi tra Eni e la Regione Basilicata è il progetto “Agri-hub” per il coinvolgimento delle imprese agricole lucane nella filiera di produzione di semi oleaginosi e un centro di estrazione per la produzione di olio vegetale a fini energetici, promuovendo la tutela ambientale e l’innovazione agricola. Possiamo fare il punto sul progetto?
Il monitoraggio del progetto Agri-hub ci ha dato aggiornamenti importanti, in particolare riguardo alla fase dimostrativa. A maggio abbiamo lanciato un avviso pubblico tramite Alsia per selezionare le aziende agricole interessate alla coltivazione di girasole, una delle principali colture coinvolte nel progetto; a ottobre è stato invece pubblicato il bando per le aziende agricole lucane dislocate su tutto il territorio, interessate alla coltivazione di colza. Le domande sono arrivate da diverse aree, tra cui il Lavellese-Melfese, la Val d'Agri e la Valle del Sinni. Purtroppo, la siccità del 2024 ha avuto un impatto significativo, limitando la possibilità di alcune aziende di partecipare, soprattutto a causa della difficoltà di garantire l’eventuale necessità di irrigazione assistita. Nonostante questo, alcuni agricoltori hanno aderito al progetto, mostrando una buona soddisfazione rispetto ai costi di gestione sostenibili e all'opportunità di diversificare le coltivazioni. Ora stiamo lavorando per raccogliere i dati relativi alla produzione e al valore aggiunto che questo intervento porterà alla filiera agricola lucana. Sono fiducioso che, con l’aggiornamento dei risultati e un miglioramento delle condizioni meteorologiche, il progetto Agri-hub potrà diventare un punto di riferimento per l'innovazione agricola e la sostenibilità energetica nella nostra regione.
Siamo a dicembre, alla vigilia delle festività natalizie: “mangiamo lucano?”
Come sempre, a Natale la nostra tavola si veste di tradizione e orgoglio. Salumi e formaggi che raccontano storie antiche, paste fatte in casa intrecciate dalle mani esperte delle nostre nonne, carni pregiate e ortaggi che sanno di terra e autenticità. Dal mare limpido arrivano tesori pregiati, mentre i dolci artigianali, sempre più apprezzati nel mondo, chiudono il pranzo con il sapore delle feste. Mangiare lucano non è solo un irrinunciabile piacere: è un atto d’amore per la nostra terra e la sua straordinaria ricchezza.
Carmine Cicala
Nato a San Martino D’Agri, è assessore della Regione Basilicata alle Politiche Agricole e Forestali. È stato Presidente del Consiglio Regionale.