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Una storia d’amore e amicizia sognando le paralimpiadi

Quando il sogno di uno sport realmente inclusivo diventa realtà per tanti atleti lucani. Parla Mario Giugliano, oltre 50 anni in acqua, Delegato regionale della FINP Basilicata e Direttore tecnico della Pallanuoto nazionale Paralimpica

di Luigia Ierace
24 aprile 2024
7 min di lettura
di Luigia Ierace
24 aprile 2024
7 min di lettura

Una vita in acqua: dal nuoto alla pallanuoto. Ma anche una storia di amicizia che travalica gli angusti confini della piscina “Michele Riviello” di Montereale a Potenza per scrivere una nuova pagina di sport: quella del nuoto e della pallanuoto nazionale paralimpica con l’obiettivo di coronare il sogno di portare questa disciplina alle Paralimpiadi.
Tutto è partito dalla Basilicata grazie all’impegno, alla passione, alla perseveranza di Mario Giugliano, che ha percorso tutta la carriera sportiva partendo oltre 50 anni fa, nel 1973, quando l’inaugurazione della piscina di Montereale segnò il via del nuoto agonistico a Potenza. Da atleta con risultati nazionali nel nuoto e nella pallanuoto, dove ha disputato il campionato nazionale di serie B, al ruolo di Direttore sportivo per poi dedicarsi a tutto tondo negli ultimi 20 anni, all’attività agonistica degli atleti paralimpici fino a diventare Delegato regionale della FINP (Federazione italiana nuoto paralimpica) Basilicata e Direttore tecnico della Pallanuoto nazionale Paralimpica.

Dai successi personali a un podio più alto: quello dell’inclusione nello sport di quanti pensavano di non poter più tornare in acqua, nuotare e vincere.

Tutto nasce nel 2004 quando ho lasciato il mondo normodotato. Avevo terminato la mia carriera nel nuoto e nella pallanuoto e grazie a un’intensa esperienza personale di amore e di amicizia e soprattutto alla forza di queste persone ho scoperto un altro mondo: quello della disabilità. Da allora, il mio sogno di uno sport realmente inclusivo è diventato una realtà per tanti atleti lucani. Per chi ha vinto e per chi comunque si è messo in gioco, ci ha provato, ci ha creduto ed è entrato in acqua riuscendo a guardare oltre la sua disabilità.

Ma come è stato possibile tutto questo?

Tutto è partito da una grande amicizia e da un dolore profondo dopo l’incidente stradale, capitato a un mio amico carissimo, Dino Rosa, atleta di nuoto e pallanuoto anche lui. Quattro mesi in coma tra la vita e morte, poi la rinascita e il sogno di ritornare in piscina. Prima la riabilitazione, fondamentale in acqua, fino ad arrivare alle prime bracciate in acqua al mio fianco. Ero deciso ad accompagnarlo nel percorso di tornare a fare nuoto agonistico e pallanuoto.

E sono arrivate le prime gare e i primi successi…

Animato dall’impegno di rendere lo sport accessibile a tutti, sono diventato allenatore affiliato alla Federazione Italiana Sport Disabili, oggi Comitato Italiano Paralimpico. Il mio amico Dino Rosa è l’unico atleta lucano a partecipare ai campionati italiani di nuoto nell’anno agonistico 2005-2006. Si classifica al terzo posto nei 400 Stile libero. È il primo di tanti successi e di tanti atleti disabili che ho allenato consentendogli di avvicinarsi all’agonismo.

Trofei e campionati che vanno oltre i confini regionali, in Italia e all’estero suscitano l’interesse nazionale.

Il 12 ottobre 2016, su esplicita volontà del presidente nazionale della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico, Roberto Valeri e con il beneplacito dell’allora Segretario generale Franco Riccobello, sono stato nominato, visto l’impegno degli anni profuso con i disabili, Delegato Regionale FINP per la Basilicata. Nel 2018, si disputa il primo campionato regionale FINP. Ma non basta. L’obiettivo è formare anche nuovi tecnici per raggiungere sempre più giovani con il primo corso di formazione per istruttori di nuoto paralimpico.

Ma è già tempo di una nuova sfida: dal nuoto alla pallanuoto.

A dicembre 2019 parte proprio dalla Basilicata il Progetto sperimentale pallanuoto paralimpica e la firma di un protocollo nazionale Inail-Cip. La rete di solidarietà si allarga con il sostegno di un altro amico storico, l’imprenditore Umberto Passarelli Pula che sostiene la nascita di un team lucano: 20 ragazzi che portano la pallanuoto in giro per la Basilicata.

La FINP nazionale ci crede e a settembre 2020 la nomina Referente nazionale della Pallanuoto Paralimpica. Qual è il suo compito?

Diffondere in Italia la pallanuoto paralimpica con un campionato di serie A, ma soprattutto dar vita a una nazionale di pallanuoto paralimpica. Ho cominciato a girare per città e regioni italiane a caccia di atleti per coinvolgere almeno 10 regioni italiane e trovare almeno 200 atleti, infortunati fisici, per poter dar vita a un campionato nazionale. C’è una difficoltà culturale da superare, che porta chi ha una disabilità a pensare di non essere in grado di fare un’attività sportiva. Bisogna prima di tutto fargli comprendere che è possibile, che bisogna provare e crederci, che la loro debolezza può diventare una forza e aiutarli a superare la comprensibile cortina protettiva della famiglia che fa da chioccia e le difficoltà legate ai territori, anche isolati e carenti di strutture.

Ma in meno di due anni raggiunge l’obiettivo…

Nel 2022 sono nominato Direttore Tecnico della Pallanuoto Paralimpica FNPI con regolare contratto a costo zero. A settembre l’imprenditore Passarelli Pula ospita la nazionale paralimpica in un incontro con la squadra di pallanuoto più titolata al mondo, la ProRecco in un collegiale dove atleti normo e atleti paralimpici giocano insieme ed è un successo. La rappresentativa italiana di pallanuoto paralimpica, formata da 15 azzurri esordisce in Spagna nella competizione internazionale contro la squadra Catalana, e a Barcellona vince per 19 gol a 8 imponendosi per tutti i quattro tempi. E ora anche altri paesi europei guardano a Italia e Spagna come modello da replicare in altre nazioni. Per essere riconosciuta come disciplina paralimpica la pallanuoto deve essere presente in tutti e 5 i continenti.

Tanti successi, ma non mancano le difficoltà?

Prima di tutto per allenarsi. Tutti sono pronti a parlare di impegno nel sociale, ma poi ogni giorno continuiamo a combattere con i parcheggi dei disabili occupati vicino alla piscina. E ci sono voluti anni per riuscire ad avere uno spazio in piscina. Il mondo della disabilità continua a essere bistrattato e preso in giro. Mi fa male ma è solo grazie a persone come Umberto Passarelli Pula, Marco Riviello, Antonio Curcio e Luigi Di Lorenzo, per citarne alcuni, che possiamo continuare a credere che è possibile rendere lo sport accessibile a tutti.

Ma qual è il suo segreto?

Ho capito in tutti questi anni che un bravo tecnico non deve solo conoscere la pallanuoto, ma deve anche conoscere la disabilità. Al fianco di Dino Rosa ho imparato tanto e girando per la Basilicata ho formato 51 tecnici non solo normodotati. Sei dei 20 atleti della squadra di pallanuoto che ha partecipato al primo progetto sperimentale Inail e Cip, sono diventati atleti formatori. Sono loro che mi hanno insegnato tanto. Si aiutano tra loro conoscendo le rispettive problematiche e sanno dispensare consigli su come fare il movimento giusto con un arto amputato o senza l’uso delle gambe. La forza è nel team. E non sono geloso dei miei atleti. Quando la mia squadra si è ridotta da 20 a 6 non ho esitato a farli giocare con una società di Napoli. Vinsero il titolo italiano di serie A e c’era anche Dino Rosa a coronare il suo sogno.

Un sogno che ora si chiama Paralimpiade?

È un sogno, ma possiamo farcela con l’esempio. Solo così la pallanuoto paralimpica potrà diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo e raggiungere i 5 continenti necessari a diventare disciplina Paralimpica. Io e i miei ragazzi ci crediamo.