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Ostevia: l'osteria sulla via

Un ristorante itinerante a bordo di un horse-box, un trasportino da cavalli arrivato dalle campagne londinesi: “Ostevia”, l’osteria sulla via, dove si preparano piatti della cucina gourmet e catering, per eventi e feste

di Luigia Ierace
22 marzo 2022
7 min di lettura
di Luigia Ierace
22 marzo 2022
7 min di lettura

La Basilicata la stanno scoprendo ora Lucia D’Adamo e Domenico Salomone a bordo di un horse-box, un trasportino da cavalli che hanno portato direttamente dalle campagne londinesi e che hanno trasformato in un ristorante itinerante: “Ostevia”, l’osteria sulla via, dove preparano piatti della cucina gourmet e catering, dall’antipasto al dolce, e organizzano eventi e feste.
È il progetto, finanziato nell’ambito del bando di Invitalia “Io resto al sud”, che ha permesso loro di rientrare in Italia e di riscoprire il Mezzogiorno e la Basilicata. Lucia D’Adamo, 53 anni, è di Foggiano, una frazione di Melfi. È una donna attiva e dinamica, l’ultimo lavoro in un customer service all’aeroporto di Londra; Domenico Salomone, 50 anni, di Massafra, è uno chef con un’esperienza trentennale in un ristorante londinese. Erano giovanissimi quando hanno lasciato il Sud per poi fermarsi a Londra. Poi la voglia di tornare e la riscoperta delle loro origini. Ne parliamo con Lucia D’Adamo.

Facciamo un passo indietro, quando ha lasciato la Basilicata.

Avevo 23 anni quando sono partita da Melfi. Ero così giovane e solo ora mi sono resa conto che conoscevo davvero poco la Basilicata. La prima stagione in Liguria, poi all’estero, dall’Australia agli Usa, a Miami, per poi approdare nel Regno Unito. In giro per il mondo della ristorazione, io come cameriera e Domenico come chef. All’estero gli chef italiani sono molto gettonati. Poi abbiamo deciso di fermarci. Siamo diventati grandi e abbiamo smesso di fare le valigie. Quindi la scelta di vivere in Inghilterra, dove il lavoro si trova facilmente, soprattutto nel settore della ristorazione. A Londra siamo rimasti una ventina d’anni, seguendo diversi percorsi lavorativi.

È stata la Brexit a cambiare i vostri programmi di vita?

In realtà già prima pensavamo di tornare in Italia. Tutti dicevano che eravamo pazzi. Avevamo comprato casa a Londra e avevamo un buon lavoro entrambi. Certo, la Brexit ci ha dato la spinta definitiva. E, a Natale 2020, proprio quando usciva la variante inglese del Covid siamo tornati in Italia.

È stato difficile scegliere tra la Basilicata e la Puglia?

Ha deciso il clima. Non amo il caldo, per questo ho scelto di venire nella mia terra in una casetta di proprietà di mia madre, ai laghi di Monticchio. E così dagli 8 milioni di abitanti di Londra siamo passati agli 850 della frazione di Foggiano. Dalla vita frenetica londinese, dove si corre come criceti nella gabbia, siamo arrivati in Basilicata in pieno lockdown e con una casa da arredare. Non potevamo uscire a comprare i mobili e si aggiungevano le difficoltà di far arrivare in Italia il rimorchio comprato nel Regno Unito.

Come vi è venuto in mente di comprare un trasportino per cavalli?

Lo avevamo visto in una campagna londinese, c’erano i cavalli nella stalla e questi rimorchi venivano usati come caffetteria. Un’idea che ci è sembrata bella ed originale. Pensammo subito di acquistarne uno e portarlo con noi in Italia.

Avevate già un’idea di come utilizzarlo?

Un sogno che si è fatto sempre più concreto con gli incentivi per chi rientrava in Italia. Siamo riusciti a cogliere l’opportunità di accedere ai fondi del progetto “Resto al Sud” nel 2021: 65mila euro per realizzare un sogno. Ma non è stato facile portare il rimorchio in Italia proprio nel periodo in cui avevano chiuso le frontiere tra Francia e Inghilterra. Poi si sono aggiunti i problemi con la Motorizzazione in Basilicata per targarlo, abbiamo aspettato un anno per l’immatricolazione.

E finalmente il via alla nuova vita…

Ad aprile 2022 il debutto della nostra “Ostevia”. La sera ha iniziato a nevicare, ma nonostante tutto sono arrivate un centinaio di persone. Ci tenevamo tanto a fare qualcosa al Sud, sicuramente sarebbe stato più facile al Nord, dove la cultura dello street food è ormai consolidata. Dovevamo superare l’idea che la cucina in un camioncino non rispecchia le norme. C’è ancora tanta diffidenza. Diciamo che siamo stati i pionieri nel far conoscere lo street food.

Perché avete pensato proprio a un ristorante e per di più itinerante?

Cambiare mestiere non sarebbe stato possibile. Continuare a fare lo chef e farlo all’aperto era davvero perfetto. A Londra le cucine sono molto piccole, buie e con poca luce, gli spazi più belli si riservano alle sale, quindi non è stato difficile per Domenico progettare tutti gli spazi e allestire una cucina itinerante, un mini ristorante con tutte le attrezzature necessarie, dagli impianti al rivestimento delle pareti. Non abbiamo figli, ma noi diciamo che è il nostro bambino, creato dal niente da Domenico.

E qual è stata la reazione delle vostre famiglie?

Ci consideravano pazzi. A Londra avevamo casa e lavoro, a Melfi andavamo incontro a tutte le difficoltà economiche legate a Stellantis. Poi il progetto ha preso forma tra l’entusiasmo della gente che ci dà la carica giusta per superare tante difficoltà. Ci aiutano i social, attraverso i quali intercettiamo i nostri clienti che richiedono un servizio di catering. Andiamo con la nostra “Ostevia” dai clienti che hanno una villa con giardino. Partecipiamo a sagre e feste, ma sono ancora tanti quelli che non accettano rimorchi. Dicono “no” a priori senza sapere che non offriamo il classico panino e che puntiamo a partecipare a sagre di alto livello.

Che tipo di menù offrite?

Seguiamo la stagionalità dei prodotti, dai primi piatti della tradizione pugliese come le orecchiette con le cime di rape al piatto da street food, un pacchero ripieno di baccalà alla traniera, fritto con peperoni cruschi, che viene poi indorato e fritto e servito in un cuoppo. È la cucina del Sud, quella che offriamo, ma con contaminazione di altri paesi. Cerchiamo di studiare la clientela per soddisfare i gusti e abituarla a nuove proposte.

Quale è la parte più bella di questo lavoro?

Stiamo sempre in giro per la Basilicata. Non restiamo chiusi in una cucina. Due anni fa sono stata a Matera per la prima volta. Il sogno è di poter portare un giorno anche la nostra “Ostevia” nella Città dei Sassi. Chissà. Ci proveremo.

E Londra?

Li abbiamo ancora la nostra casa, i nostri amici. Abbiamo voluto lasciare una porta aperta per Londra, ci andiamo in vacanza. Ma l’idea è di rimanere qui. Abbiamo tanta voglia di vivere a contatto con la natura, con i ritmi lenti e la pace nel cuore. E abbiamo scoperto che non siamo soli, ci sono altri che come noi fanno il nostro lavoro. Insieme stiamo costituendo l’associazione “Itineranti del gusto”, che ha come obiettivo quello di far conoscere i prodotti del territorio preparati e serviti da Food trucks.