Successe tutto in un fine settimana. Il venerdì era ancora a Milano. Lo avvisano, il tempo di mettere l’essenziale in valigia e il lunedì era già in Basilicata, direzione Viggiano. Nessun tentennamento. «Ero pronto», dice Matteo Ruggieri, Responsabile Gestione e Sviluppo delle risorse umane del DIME. E non solo perché la mobilità del management è una prassi aziendale. «Ero pronto perché ho sempre considerato il cambiamento un arricchimento, una possibilità di accrescere le esperienze, di verificare metodi di lavoro in contesti differenti, territoriali e relazionali. Una nuova sfida, insomma. Con la consapevolezza che proprio quando esci dalla tua comfort zone e affronti l’incognita del nuovo, con tutte le difficoltà di adattamento che ciò comporta, è proprio lì che impari».
Quarant’anni, originario di Voghera, “lucano” da quasi un anno, con la valigia pronta ogni fine settimana per tornare a casa. Matteo Ruggieri riepiloga la sua storia professionale e quando gli chiedi qual è il valore delle persone in una realtà industriale che è un ciclo di macchine e di operazioni e di calcoli in uno schema programmato e monitorato, ti rendi conto che la risposta è nella sua stessa vita: vent’anni in Eni, un cammino, passo dopo passo, di continui cambiamenti e di costante crescita.
Quarant’anni è un po’ uno spartiacque
«Già, anche se non è ancora tempo di bilanci, ma di sicuro oggi sono la sintesi delle esperienze che ho accumulato da quando, appena diplomato all’Itis di Voghera in elettronica e telecomunicazioni, sono entrato nella Raffineria di Sannazzaro iniziando un percorso tecnico come operatore di impianto.
È partito dalla base
«Proprio così, per una decina di anni ho svolto la mia attività lavorativa tra la mansione di operatore di impianto, Consolista e poi, una volta pronto a diventare Responsabile del Team Operativo è invece partito il cammino che mi ha portato ad occuparmi di risorse umane. Nel frattempo, mi sono laureato…»
Mentre lavorava?
«Sì, all’università di Pavia, in Governo e Amministrazione che era un corso di laurea della facoltà di Scienze politiche. Andavo avanti e indietro, non mi sono mai lamentato delle difficoltà, preferivo guardare avanti e ho imparato che se non hai la fretta di chiedere tutto e subito e dimostri piuttosto quello che sei disposto a fare, quanto ci credi, quali motivazioni hai, ti si aprono, con molte probabilità, delle occasioni importanti. Credo che questo valga per tutte le realtà professionali, sicuramente vale in Eni. Certo, ci sono sempre tanti fattori concorrenti, nulla è automatico e scontato, ma sicuramente la mia storia testimonia che la valorizzazione delle competenze è un punto di incrocio tra i tuoi obiettivi e quelli dell’Azienda»
E poi da Sannazzaro?
«E poi da Sannazzaro sono passato a Roma, ho ascoltato chi mi suggeriva che dovevo crescere e conoscere altre realtà. Lì sono entrato nell’Unità di coordinamento Risorse umane Italia della Direzione Genarale Enery Evolution, affrontando complessità crescenti perché operavo a cavallo di tre ambiti, quello delle raffinerie, quello della logistica e quello commerciale. Poi sono tornato a Milano durante la pandemia, un momento drammatico che è servito a rafforzare la nostra coesione. Altri passi avanti, il business dell’Upstream nell’ambito della direzione generale Natural Resources, il che ha significato rimettersi di nuovo in gioco per il cambio di business perché fino a quel momento mi ero occupato di downstream nella sua interezza… Ma vuole conoscere nel dettaglio tutto il mio curriculum…?»
Mi sembra interessante conoscere tutti i cambiamenti della sua carriera per capire oggi il suo rapporto con la realtà lucana.
«Tantissimi cambiamenti, Operations, Risorse umane nel contesto industriale e Direzionale, Relazioni Sindacali Italia e di Raffineria, infine il Distretto Meridionale, con responsabilità nuove, cresciute sulle precedenti. Quel venerdì a me comunicarono che venivo a Viggiano, a un mio collega che andava in Australia».
Le è andata bene
«Se allude alle distanze non è questa la prospettiva. Certo, ci sono le persone dietro i ruoli con bisogni individuali e familiari. Io non escludo in futuro una esperienza all’estero, chi può dirlo? Per ora non mi pesa il pendolarismo, lavoro fino a tardi perché ho la possibilità di farlo, ogni sera mi collego in videochiamata con la mia famiglia, il fine settimana ci ritroviamo, con mia moglie, i figli, ne abbiamo due. Anzi, mi sembra giusto riconoscere che un contesto familiare di sostegno e condivisione delle cose che fai è il presupposto essenziale senza il quale non riusciresti a fare bene il resto».
Sarebbe stato uguale anche al contrario?
«Certamente sì, del resto Eni ha molteplici figure apicali femminili. Alla base del nostro impegno c’è una visione plurale, l’inclusione di tutte le diversità e la creazione di un ambiente di lavoro basato sulle pari opportunità».
A Viggiano lei ha la responsabilità delle risorse umane. Il contesto è di nuovo quello operativo.
«Ho fatto la linea, ho fatto il turnista, posso capire. La responsabilità manageriale sulla base di un’esperienza operativa mi ha consentito di immergermi in un contesto produttivo come quello del DIME. E’ importante strutturare le relazioni senza mai perdere di vista i livelli di responsabilità intermedi. Quasi sempre la soluzione si trova in quel tipo di dialogo, bisogna incentivarlo.
È cambiato il mondo del lavoro dopo la pandemia?
«È cambiato molto. E non parlo solo della crescente richiesta di lavoro agile, anche perché in una realtà industriale come la nostra ci sono segmenti lavorativi che richiedono necessariamente la presenza nel sito. Io parlo, ad esempio, di alcune fragilità psicologiche, eredità di quel periodo tragico. Su questo abbiamo lavorato molto, nel MyEni, il portale riservato ai dipendenti, ci sono le informazioni utili per il supporto al quale ci si può rivolgere, prendersi cura del benessere delle persone, il people caring è un codice della nostra storia, non è soltanto un modello di welfare ma un percorso condiviso per la crescita professionale. Ci sono cose alle quali in Eni non si può derogare e sulle quali facciamo formazione continua. Anche la “Zero tolerance policy” è un principio imprescindibile contro la discriminazione e la violenza sui luoghi di lavoro. A Viggiano abbiamo fatto molti seminari, grazie anche alla sensibilità che su questo tema ha il Responsabile del Distretto Meridionale, Emiliano Racano».
Torniamo un attimo al valore delle persone, un tempo si diceva il capitale umano
«Siamo passati da una Oil&Gas Company a una energy company con uno strumento, quello dell’Human Focus, che mette le persone al centro del cambiamento, capace di integrare e indirizzare le nostre capacità e i nostri cambiamenti con la mission e i valori Aziendali, in sinergia con strategia di business e con le richieste dei nostri stakeholders. Il tutto si articola in quattro grandi cluster: il Pensiero, cioè l’approccio sistemico e il problem solving, l’Azione ha a che fare con la capacità di essere agili nel fare le cose diversamente e di generare cambiamento nel lavoro, poi la Relazione, cioè la comunicazione e ascolto insieme all’integrazione e all’inclusione, ed infine la Persona che consiste nell’agire con integrità e trasparenza anche in situazioni di difficoltà, mettendosi in discussione assumendosi le proprie responsabilità.
In tutto questo, oggi, la Basilicata che gira attorno.
«Già, che è un nuovo modo di relazionarsi e di capire problemi differenti. Perché diverso è il luogo, diverse sono le dinamiche del lavoro, le relazioni sindacali. È normale ma non avrei mai potuto affrontare le novità se non mi fossi allenato al cambiamento. Torniamo a quello che dicevamo all’inizio di questa chiacchierata. Cioè alla possibilità data a quel ragazzo di Voghera vent’anni fa. Oggi posso dire che il nuovo non deve spaventare e preoccupare se si è disposti a conoscerlo e a viverlo come volano di nuove opportunità».