Da Levi a Cerami, le persone per raccontare i luoghi
I volti di Maratea nel progetto “Mussu” del digital e visual artist italiano. Ma la storia della Basilicata è piena di esperienze identitarie, a partire dalle opere dello scrittore-pittore esule ad Aliano
Quelli storici, irrinunciabili per chi voglia conoscere la Basilicata, li aveva dipinti Carlo Levi. Lucania 61, il telero con cui lo scrittore-pittore aveva raccontato la vita della regione, è esposto a palazzo Lanfranchi a Matera. Non c’è la terra nel dipinto dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli”, non ci sono i luoghi, ma le persone, i volti e le espressioni della gente lucana. Venti metri, mille volti, donne coni bambini, gli uomini, e poi Rocco Scotellaro, Renato Guttuso, Umberto Saba, gli intellettuali attorno al sindaco contadino di Tricarico morto a soli 30 anni. E i volti delle persone tornano, oggi, in molti dei progetti, anche di politiche pubbliche, che raccontano la Basilicata. Sono persone, pescatori, commercianti, anziani, cittadini, oltre 50 ritratti che raccontano Maratea in una installazione visiva a sostegno della candidatura a Capitale della cultura italiana 2026. L’autore è Franz Cerami, uno degli artisti più interessanti della scena contemporanea, il pittore digitale e designer italiano che “illumina” i luoghi con le sue opere, fotografando e filmando persone comuni, mescolando tecniche tradizionali e hi tech. Un progetto – si chiama Mussu - di narrazione istantaneo e casuale, unico nel suo genere, per raccontare le comunità, come quella di Milano Malpensa e di mille altri luoghi già raccontati dall’artista nel corso della sua carriera. “Sono ritratti video di volti, spiagge, palazzi storici, boschi, scogli, assemblato, montati e sovrapposti gli uni agli altri e poi dipinti a mano”, spiega l’artista. “Un lavoro sull’attraversamento, sulle rughe che diventano onde, sul cristo che diventa figura alata, su volti proiettati sugli scogli che si specchiano nel mare”.
Volti, persone in carne ed ossa, furono quelli che inaugurarono la lunga storia di Matera2019, da dove tutto è nato. La candidatura di Maratea/Moliterno ma anche il titolo di Potenza città dei giovani 2024, sono il frutto di quella stagione progettuale che premia visioni di coinvolgimento dei cittadini nella costruzione di una utopia collettiva. Lo ha spiegato molto bene Paolo Verri, quattro anni dopo la grande parentesi di Matera2019. “I grandi eventi, dopo la stagione del boom anni Sessanta (Olimpiadi di Roma 1960) avevano vissuto la grande crisi derivata dal flop complessivo di Italia ‘90, un rilancio temporaneo con il buon risultato di Torino 2006 e il sospetto che la crisi mondiale del 2008 avrebbe provocato uno stop decisivo agli strumenti della “buona globalizzazione”. Matera non si candidava con l’idea di rinverdire un prodotto di turismo culturale preesistente, ma di riflettere in profondità sulle sue diverse identità e di tirarne fuori le contraddizioni, le incertezze, le opportunità. La storia dei Sassi diventò la “più bella delle vergogne”. E ora quella di Potenza è una sfida che vince sui numeri di una regione che sembra condannata dalle statistiche. “Un trionfo di resilienza e innovazione”, hanno scritto nelle motivazioni. “Nonostante le sfide demografiche, la città di Potenza ha brillato per la propria risposta proattiva all’emigrazione della popolazione giovanile, grazie a politiche avanguardiste, che la rendono un faro di adattabilità e impegno.
È fatto di persone il viaggio lucano. E di un intreccio tra esperienze e luoghi. Basta affacciarsi sulle gradinate che portano alla Rabatana di Tursi, salire verso Terranova del Pollino dove persino la cucina e i piatti della tradizione si raccontano attorno a storie di persone, come ha fatto di recente Federico Valicenti, con il libro su Isabella Morra. O girare per Satriano di Lucania, dove l’arte sui muri è nata su una scelta politica precisa all’indomani del terremoto dell’Ottanta quando si avvertì la necessità di ricostruire non solo le case ma anche il tessuto sociale, e la comunità locale sentì di farlo accogliendo un esule del regime di Ceausescu. Un ponte di fratellanza che apriva la Basilicata verso una stagione postmoderna che via via ha “rotto” il suo isolamento senza avere però paura di raccontarsi con la forza della sua storia. È, in fondo, la scelta fatta dalle ultime strategie comunicative della Agenzia per il turismo, che ha puntato sui volti dei campioni dello sport lucano, o anche della Film commission regionale, che ha scelto i volti dei suoi attori per rilanciare le attività di sostegno alle produzioni audiovisive. Dunque, le persone, quelle che fotografò Cartier Bresson tra gli anni Cinquanta e Settanta, poi donate al comune di Tricarico. Oggi la pittura digitale di Franz Cerami attualizza quell’esigenza di racconto con nuove tecniche, partendo dallo stesso bisogno di raccontare che la storia delle case, delle strade, dei monumenti, sono null’altro che la storia degli uomini che li hanno sognati, progettati, costruiti.