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Cosa ci aspetta nel 2024

La Basilicata, come tutto il Mezzogiorno, si gioca la partita di “Italia Domani”, il piano di ripresa destinato al riallineamento del gap territoriale Nord/Sud. E poi ci sono la space economy e la nuova formula delle Zone economiche speciali.

di Lucia Serino
22 febbraio 2024
6 min di lettura
di Lucia Serino
22 febbraio 2024
6 min di lettura

Oggi è già domani, per stare agli auspici del Pnrr, il piano che, a scadenza ravvicinata ormai, dovrà portare a compimento la ricostruzione del Paese post pandemia. La progettualità regionale è in fermento, a Sud con la variabile di riforme istituzionali ma soprattutto con innesti di traiettorie di sviluppo che guardano ancora più a sud del nostro Sud. E infatti c’è sicuramente il Mediterraneo nei piani 2024 della Basilicata, ma anche una fuga verso il Nord Europa, in Scandinavia per la precisione. Ma poiché il futuro è un desiderio nel quale bisogna credere, a volte mantenere i piedi per terra può non bastare.
Proprio così, perché la piccola regione dell’Appennino meridionale non solo immagina il suo sviluppo sulla terraferma, ma punta anche allo spazio celeste dove mandare in orbita progetti di sicurezza e, si spera, di pace. È tutto vero. È proprio ambizioso questo 2024.

La Basilicata, come tutto il Mezzogiorno, si gioca innanzitutto la partita degli ultimi tre anni di “Italia Domani”, cioè quel piano di ripresa e resilienza che tra cantierizzazioni avviate, aggiustamenti degli obiettivi e chèque staccati a Bruxelles doveva, e in verità ancora dovrebbe, essere destinato, tra le priorità, proprio al riallineamento del gap territoriale Nord/Sud. Ci sono tre anni scarsi, oramai, per arrivare alla meta, il 2026 è la deadline.

Le priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Basilicata sono le grandi opere ferroviarie e stradali. La Regione è anche soggetto attuatore, con responsabilità diretta, per investimenti in prevalenza destinati a sanità, mobilità sostenibile, digitalizzazione e transizione ecologica.

Obiettivi che incrociano quelli, molto simili, del nuovo ciclo di programmazione europea 2021 – 2027 (Programma regionale Basilicata FESR, Fondo Europeo sviluppo regionale) FSE+ (Fondo sociale europeo plus) che ha una dotazione finanziaria di 983 milioni di euro, di cui il 70% proveniente da risorse di cofinanziamento dell’Unione europea e il 30% dal cofinanziamento nazionale. Grazie al nuovo PR plurifondo approvato, la Regione potrà avviare un imponente stagione di investimenti pubblici strutturata in un percorso basato su 11 priorità che contribuiranno a rendere la Basilicata “più competitiva, più verde, più connessa, più inclusiva e più vicina ai cittadini, secondo le linee strategiche dettate a livello europeo”, sottolineava, orgoglioso, alla presentazione del piano il Presidente della Regione, Vito Bardi.

Ma perché la Basilicata guarda al Mediterraneo e all’Europa insieme? Il 2024 è anche l’anno in cui si sperimenterà la nuova formula delle Zone economiche speciali, che ha allargato il perimetro dell’area che gode di benefici fiscali e amministrativi a tutto il territorio delle regioni del Sud. Il Pnrr ha previsto 630 milioni per investimenti infrastrutturali per il collegamento della Zes con le reti transeuropee e, inoltre, 1 miliardo e 300 mila euro per il potenziamento di tutti i porti del Sud. Piccolo particolare: la Basilicata di porti non ne ha e vi sopperisce con quello di Taranto. Rafforzare queste “nozze” è un altro dei grandi obiettivi dei mesi a venire. Lo sviluppo di un polo logistico in Valbasento permetterebbe l’inserimento del territorio lucano e della ZES Jonica (e quindi del Porto di Taranto) nel Corridoio V – Scandinavo/Mediterraneo delle reti Ten-T. Un progetto che, nell’attesa della firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione con il Governo nazionale e della definizione del Piano della Zes unica, la Regione Basilicata ha già candidato tra le opere strategiche a valere sui Fondi FSC 2021/2027 considerando questa parte del Materano la migliore base logistica di snodo tra il porto di Taranto e la dorsale ferroviaria adriatica, con il vantaggio dell’istituzione aggiuntiva di una zona franca energetica e una zona franca doganale.

Dunque, da Sud a Nord per una prospettiva “di sistema”, cioè di obiettivi sovraregionali per lavorare ai quali però, bisognerà mettere in campo tutte le energie della programmazione pubblica degli uffici di via Verrastro. Non saranno i cento uomini d’acciaio che sognava Guido Dorso per il Sud, ma, al netto del potenziamento della capacità amministrativa prevista dal decreto Sud (voluto dal ministro Fitto e convertito in legge) sono già all’opera i 100 nuovi assunti per far fronte alle esigenze dei tanti piccoli comuni da supportare per l’attuazione degli obiettivi della programmazione europea.

E c’è infine la grande scommessa di cui parlavamo all’inizio, quella della space economy, sì, la frontiera dello spazio che ha già una storia consolidata al Centro di geodesia spaziale di Matera.

È stato il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, quando è venuto in Basilicata nel mese di gennaio, ad annunciare una imminente legge quadro sull’economia dello spazio. È in questo contesto che l’Agenziale spaziale italiana (Asi) ha accolto i fondi del Pnrr: nel maggio 2022 è stata infatti firmata la Convenzione con il Dipartimento della Trasformazione digitale, che ha assegnato all’Asi un fondo pari a 880 milioni di euro per il finanziamento di una serie di progetti da identificare nell’ambito della prima Missione del Pnrr, in particolare per il sostegno dell’innovazione del sistema produttivo. I progetti avviati nel campo dell’Osservazione della Terra interessano, in particolare, il potenziamento del “Centro Spaziale Giuseppe Colombo” presso la base operativa Asi di Matera con la realizzazione di laboratori di terra e orbitali. Tra gli obiettivi, quello di rendere il Centro una sorta di portale di accesso alle tecnologie spaziali per il Mediterraneo allargato, attraverso la realizzazione di particolari infrastrutture dedicate e di iniziative aperte a tutta la comunità. Non sappiamo questo 2024 cosa ci riserva al di là delle buone intenzioni dei governi locali. In Basilicata, speriamo di uscire tutti “a riveder le stelle”.