Giovani e lavoro, la competenza oltre i video su Tiktok
Nel I trimestre 2024 le imprese lucane cercano oltre 8.000 lavoratori. La generazione Z è la vera prima nativa digitale, ma questo non corrisponde automaticamente a nuove capacità professionali.
Il mondo del lavoro visto da loro, dai giovani. Significa ancora, come certamente era un paio di lustri fa, il futuro visto da loro? Cioè la costruzione del futuro passa ancora dal lavoro? C’è una generazione nata all’alba del terzo millennio che sta come i funamboli tra la scuola e il lavoro, tra un’idea di istruzione che con loro non sa dove mettere le mani, e un mercato – invaso da parole come talento, innovazione e competenze – che si incaglia sul presente perché non ha ancora capito a quale Italia di domani vuole rispondere. Ma soprattutto non ha capito come tirare fuori i giovani, presenti in ogni statistica, da quella che Spinoza chiamava “la passione triste”, l’incapacità di comprendere la complessità che ci spinge a vivere il mondo e gli altri come una minaccia. La generazione Z, quella delle instant stories di Instagram, sembra comportarsi, nella trama complessa dei grandi processi di trasformazione, con la stessa precarietà di un video che evapora in 24 ore. Il lavorare, anche come prospettiva, non sembra esistere più come il Novecento ci ha abituati: si è consumato nel suo appellarsi al sacrificio, nella sua dedizione totalizzante, nel suo pretendersi come assoluto di vita. Ricostruire la fertilità dei tessuti sociali e relazionali è forse un problema più urgente di quello della costruzione delle nuove competenze, che pure c’è ed è molto concreto.
Andiamo a vedere qualche numero che riguarda la Basilicata. I numeri dicono, per l’appunto, che mancano, sì, i nuovi profili, ma la lacuna più vistosa è proprio la mancanza di candidati, formati o non formati.
Lo scenario è evidente se guardiamo alle previsioni del mercato del lavoro della Basilicata fatte a gennaio dall’indagine Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Il rapporto indica che nel trimestre nel quale ci troviamo, gennaio-marzo 2024, le imprese cercano, in Basilicata, 8.220 lavoratori, + 150 rispetto allo stesso trimestre del 2023. La Basilicata non è, naturalmente, ai primi posti della classifica nazionale, occupati, per ovvie ragioni numeriche, da Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e, al Sud, dalla Campania. Ma se il trend della domanda è positivo, non lo è – ed è questo il dato preoccupante – quello dell’offerta. Il mismatch – è un dato complessivo che riguarda tutto il Paese – tra domanda e offerta è del 31,1 per cento per mancanza di candidati, del 14,3 per cento per preparazione inadeguata e del 3,8 per cento per altri motivi. A guidare la domanda di lavoro sono i servizi alle persone, seguono il commercio e le costruzioni. È negativa la tendenza prevista delle imprese del turismo e dell’industria manifatturiera (rispettivamente -12,1% e -2,3% rispetto all’anno precedente). Dal borsino delle professioni sono difficili da reperire sul mercato gli specialisti nelle scienze della vita (è di difficile reperimento il 91,4% di farmacisti, biologi e altri profili appartenenti a questo gruppo professionale), seguiti dagli operai addetti a macchinari dell'industria tessile e delle confezioni (72,8%), dai fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (72,6%), dagli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,8%) e dai tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6%).
Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila unità), il 30% a diplomati (155mila unità) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila unità). Circa 7mila le richieste per i diplomati ITS Academy.
Ma di quale forza lavoro giovanile dispone la Basilicata? Oggi i giovani tra i 18 e i 34 anni in Basilicata sono meno di 100.000. Il rapporto Istat di riferimento è “I giovani nel Mezzogiorno: l’incerta transizione nell’età adulta” dal quale emerge anche che l’incidenza della popolazione giovanile sul totale dei residenti in Basilicata è passata dal 24,5 per cento del 2002 al 18,3 per cento del 2022. Non è un problema di risorse, dunque. Quelle, anzi, non mancano. Il Programma regionale FESR FSE+ Basilicata (una dotazione finanziaria di 983 milioni di euro) ha l’obiettivo di promuovere azioni in grado di irrobustire il sistema socioeconomico regionale contribuendo a ridurre le diseguaglianze economiche, sociali, di genere, generazionali e territoriali anche con l’attivazione di processi collaborativi tra la ricerca pubblica, le imprese e i cittadini. Uno dei punti strategici della programmazione sono proprio gli investimenti nell’istruzione e nella formazione. E quando parliamo di formazione al primo posto c’è la parola magica, una formazione adeguata ai processi innovativi.
Qui c’è una apparente contraddizione che riguarda proprio i giovani. La generazione Z è la prima vera nativa digitale. Non ha mai conosciuto un mondo senza Internet ma ciò non significa che l’approccio spontaneo alla tecnologia e alla connessione si capitalizzi automaticamente nelle nuove dinamiche del lavoro. Anzi, i nativi digitali presentano i medesimi divari e il medesimo percorso di crescita delle competenze digitali, come ben delineato dalle istituzioni europee e dall’Agenzia per l’Italia digitale. Insomma, non è certo assumendo chi è capace di scrivere un messaggio senza guardare la tastiera o di registrare un video su Tiktok che l’azienda accelererà il processo di digital transformation. L’ingresso della generazione Z nel mondo del lavoro e la dimestichezza con il digitale rappresentano però una grande opportunità culturale prima ancora che tecnica, per tutti, per chi offre e per chi domanda lavoro. Questa la grande sfida dei mesi a venire. In attesa della generazione Alfa, quella che oggi sa tutto di YouTubeKids e ancora non parla.