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Essere game changer. La storia della potentina Effenove

Introdurre qualcosa di nuovo, rivoluzionario o altamente influente che cambia le regole del gioco. È quanto ha fatto, in dieci anni, questa società player nazionale della Digital Transformation. Ce la racconta Michele Scioscia, amministratore unico.

di Sergio Ragone
22 gennaio 2024
9 min di lettura
di Sergio Ragone
22 gennaio 2024
9 min di lettura

L’obiettivo dell’innovazione è spesso migliorare l’efficienza, la qualità, la soddisfazione del cliente o la risoluzione di problemi esistenti. A determinare l’innovazione, in campi diversi ma non distanti, sono i cosiddetti game changer, attori protagonisti delle pagine più virtuose del contemporaneo. Ma cosa vuol dire essere un innovatore? Innanzitutto, significa essere un game changer. Una persona, un’azienda o un’idea può essere considerata un game changer quando introduce qualcosa di nuovo, rivoluzionario o altamente influente che cambia le regole del gioco o il modo in cui le cose sono state fatte fino a quel momento. Nel vasto panorama del settore culturale, anche in Basilicata, sono emerse figure straordinarie di innovatori, individui o gruppi che hanno portato cambiamenti significativi e rivoluzionari. Il loro lavoro, la loro intelligenza, sta determinando un vero e proprio cambiamento anche nelle nostre comunità, come ad esempio la storia dei primi dieci anni della potentina Effenove, player nazionale della Digital Transformation, specializzata nel campo della creazione e realizzazione di prodotti digitali interattivi per rendere fruibile e accessibile il patrimonio culturale nell’era dell’Industria 4.0. A raccontarcela in questo dialogo è Michele Scioscia, ingegnere edile e amministratore unico di Effenove s.r.l.s.

L’innovazione tecnologica è alla base della vostra storia, così come la tutela della memoria e della storia. Come nasce la vostra idea di impresa e quali evoluzioni ha vissuto in questi dieci anni?

Effenove è una società di produzione cinematografica e computer grafica 3D nata nel 2014 a Potenza con la produzione del documentario “La ricerca della forma. Il Genio di Sergio Musmeci” grazie ad un bando della Lucana Film Commission. La nostra mission negli anni non è cambiata: contribuire alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale tangibile e intangibile con il supporto della computer grafica 3D. Eppure, guardando al passato, ci rendiamo conto di “esserci trasformati”.  Il grande cambiamento, se ci pensi, è avvenuto soltanto nell’utilizzo della tecnologia, passando dal video al videogame e quindi al racconto del patrimonio culturale attraverso un linguaggio attuale e innovativo che prevede l’interattività: gaming, videomapping, Realtà Aumentata, Realtà Virtuale e la spettacolare Mixed Reality. La tecnologia, però, rimane per noi solo lo strumento che ci permette di raggiungere il fine che è il sapere scientifico. Possiamo dire di aver concluso la nostra prima trasformazione nel 2017 con Inventum game, il videogioco in Realtà Aumentata per la valorizzazione del parco archeologico nazionale di Venosa. Ti stai chiedendo perché la definisco “prima trasformazione”?  Quando lavori con la tecnologia e con la fruizione dei contenuti da parte del pubblico, non puoi permetterti di fermarti o rimanere indietro ma devi necessariamente aggiornarti e rispondere alle trasformazioni tecniche, tecnologiche e sociali per essere al passo con i tempi. Oggi, per esempio, si parla tanto di Intelligenza Artificiale e chiaramente, oltre ad utilizzarla già in alcuni dei nostri processi di lavoro, stiamo indagando tutte le sue possibilità future di utilizzo. Probabilmente, tra non molto, potrebbe essere di supporto proprio in quei processi in cui ancora non è matura come, ad esempio, nella “scultura digitale 3D” in cui oggi lavoriamo, paradossalmente, con la minuziosa manualità degli scultori e degli artigiani di un tempo.

La sfida dell’innovazione può quindi essere vinta, anche al Sud. Anche dalla Basilicata?

La riposta è sì. Sì, perché vincere una sfida di questo tipo significa portare il made in Basilicata al di fuori dei confini regionali. Si, perché per noi, lo diciamo con molta umiltà, riuscire a raccontare il patrimonio culturale della città di Aosta tramite “Aosta digitale. L’innovazione per la storia”, prodotto gaming con una mappa interattiva sviluppata “in house” per visitare la città, significa riuscire a confrontarsi con realtà molto diverse dalla nostra, con tessuti sociali differenti e creare un rapporto di collaborazione con altre regioni che ci dà solo conferma del fatto che in questa regione del sud, la Basilicata, non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, neanche dal punto di vista tecnologico: abbiamo scansionato con laser scanner 3D e riprodotto i monumenti e reperti aostani, abbiamo usato le tute Motion Capture per catturare i movimenti umani per le animazioni di personaggi gaming, abbiamo realizzato software che utilizzano il GPS per geolocalizzare gli utenti durante le passeggiate nel patrimonio culturale della città. Nel nostro piccolo, sfida vinta.

Come ha impattato il vostro lavoro nelle comunità locali?

Credo che le comunità locali abbiano spesso bisogno di raccontare e riappropriarsi della propria storia, salvando questo vissuto dallo scorrere del tempo e conservando la memoria di ciò che è stato. Il nostro lavoro di divulgazione si presta benissimo alla narrazione della storia di queste comunità e questo aiuta loro a prendere consapevolezza della propria identità. È il caso, ad esempio, del lavoro svolto per la creazione dei contenuti multimediali del MAFE (Museo Civico Archeologico di Ferrandina), in cui touchscreen interattivi, proiezioni di documentari e un’esperienza in VR (Virtual Reality), hanno permesso, da una parte, di raccogliere in un luogo fisico tutte le ricerche e le informazioni di anni di attività di scavo e, dall’altra, di far sentire l’utente protagonista di un’esperienza innovativa ma fortemente legata alle origini di questo posto. L’impatto è stato notevole poiché ha arricchito la comunità di Ferrandina (MT) di uno scrigno di storia e di modernità. Il MAFE, in questi anni, è stato raggiunto da un target vastissimo, dai residenti desiderosi di approfondire la loro storia alle scolaresche, dalle famiglie ai turisti occasionali ed è diventato protagonista anche di diversi programmi televisivi. Stessa cosa è accaduta a San Chirico Nuovo (PZ), dove il lavoro svolto dalla Soprintendenza con il trasferimento dei resti di una capanna del IV secolo a.C., la realizzazione di una struttura protettiva e il nostro successivo lavoro di divulgazione tramite l’app “Hold the Hut” ha ridato alla comunità un pezzo importante delle sue origini e uno slancio per la creazione di nuove associazioni culturali che si prendono cura di questo bene. Un altro impatto positivo che posso segnalare è quello del nuovo progetto di allestimento del Museo Archeologico Nazionale Mario Torelli di Venosa (PZ), impatto, in questo caso, documentato dai commenti entusiasti e coinvolti letti sul “libro del museo”. È proprio dopo aver visitato il Museo di Venosa che alcuni amministratori del Comune di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova, ci hanno voluto nella squadra di progettazione e realizzazione multimediale del museo dedicato a Virgilio: un affascinante Forte napoleonico si trasforma in un’esperienza immersiva con videomapping, touchscreen e realtà virtuale, che aprirà nella prossima primavera.
Ultimo esempio che mi viene in mente è Touriskon, una visual novel con elementi game creata per un’agenzia di viaggi di Tursi e ambientata nella Rabatana di quest’antico borgo. È una app scaricabile e giocabile dappertutto, per cui funge da “attrattore” incuriosendo e invogliando le persone a raggiungere e visitare la Basilicata e, in particolare, Tursi, scegliendola come meta per le proprie vacanze. In questo caso, quindi, il prodotto ha anche un notevole impatto sul cosiddetto “turismo incoming”.

La frontiera prossima dell’Intelligenza Artificiale apre lo scenario a nuove possibilità ma anche a rischi. Come difendere l’autenticità della materia, anche se immateriale, che racconta la memoria?

Nella nostra opera prima, “La ricerca della Forma il Genio di Sergio Musmeci”, c’è un concetto espresso alla fine del documentario in cui viene detto che bisogna distinguere “essere alla moda” da “essere moderni”. Oggi essere alla moda nel campo della creatività significa usare in modo inconsapevole o plateale l’una o l’altra tecnologia mostrando creazioni sui social network. Essere moderni, invece, significa avere autenticamente capito lo spirito dei tempi che si stanno vivendo e in particolare significa capire i nuovi campi dell’innovazione e delle tecnologie che si stanno presentando, in modo sempre più veloce e repentino, necessari per realizzare quel necessario upgrade di cui tutti abbiamo bisogno per essere al passo coi tempi.

Come poter tutelare la memoria di una comunità?

La protezione della memoria di una comunità nell’era dell’Intelligenza Artificiale solleva diverse sfide e richiede un approccio che integri sia misure tecniche che aspetti etici e legali. Dobbiamo ricordare sempre che, se da un lato è importante definire la tracciabilità e provenienza dei dati usati dalla AI, dall’altro è necessario educare, professionisti del settore e non, alla manipolazione digitale, e insegnare a riconoscere segni di alterazione, in cui la consapevolezza pubblica può svolgere un ruolo cruciale nella difesa contro la diffusione di informazioni false o manipolate.