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Energia Basilicata, le strategie per il futuro

Transizione, indietro non si torna. Serve fare maggiori investimenti in ricerca e innovazione.

di Lucia Serino
01 dicembre 2023
10 min di lettura
di Lucia Serino
01 dicembre 2023
10 min di lettura

La Basilicata si può prendere con filosofia, almeno se parliamo di risorse. Il presidente Vito Bardi fa ricorso alla cosmologia presocratica per ricordare le ricchezze naturali della regione, acqua, aria, il fuoco dell’energia. Gli vengono in mente Anassimandro, Anassimene. E l’assessore regionale all’ambiente, Cosimo Latronico, incalza con un concetto aristotelico, “La crisi? Significa passaggio, transizione”, per approdare, con un balzo millenario nella storia del pensiero, a una conclusione razionalistica: “Il futuro della Basilicata non è il suo declino ma il suo sviluppo”.

La conferenza “Strategia energetica e traiettorie di sviluppo” della Regione Basilicata, organizzata il 21 e 22 novembre scorsi al centro ricerca Enea Trisaia di Rotondella, fa il punto sul cammino fatto finora sul piano della transizione e, soprattutto, disegna gli obiettivi e gli scenari a venire.

“Possibilmente in un clima di pace mondiale”, auspica bene il sindaco di Rotondella, Gianluca Palazzo, riferendosi al goal numero 16 dell’Agenda 2030. “Io non trascurerei il goal numero 17”, aggiunge Cristiano Re, responsabile dei progetti Territorio della Fondazione Mattei. “Cioè la partnership, la condivisione”. Quella partnership tra ricercatori, impresa e decisori pubblici che offre il parterre della due giorni.

Se la transizione è un cammino, Latronico ricorda che mappe non ce n’erano in Basilicata e neppure altrove. “Il dialogo con le compagnie produttrici di energia ci ha consentito di fare un doppio salto, sul piano ambientale e su quello digitale”, racconta, ricordando la campagna sul bonus gas e gli investimenti (40 milioni nel 2023, altri 40 nel 2024) per soddisfare le domande di 6000 famiglie lucane per l’installazione di fonti rinnovabili. “Il grande salto – dice poi riferendosi alle comunità energetiche – è far diventare i consumatori anche produttori. C’è un valore sociale nel mettersi insieme, non solo di convenienza economica. Le persone attorno ai bisogni devono costruire non una dipendenza ma un protagonismo. Il questo senso il futuro della Basilicata non può essere il suo declino ma il suo sviluppo. La crisi ambientale ed energetica per la nostra regione è un’opportunità”.

Ne va fiero il governatore, Vito Bardi, orgoglioso di aver trasformato la Basilicata in un modello da esportare. “E altro costruiremo”, assicura. Il 2024 sarà l’anno del progetto sull’idrogeno (la Basilicata è tra le cinque regioni del progetto pilota nazionale del Pnrr) che contribuirà ad accrescere l’idea della Basilicata come hub energetico.

Ma – c’è un ma – c’è bisogno di più ricerca, di brevetti e di trasferimento tecnologico. L’Italia è indietro, la Basilicata non fa eccezione. Ci pensa il direttore generale di Enea, Giorgio Graditi, a ricordarlo alla platea della sala Pitagora che accoglie il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e il ministro con delega al Sud e al Pnrr, Raffale Fitto. “Il percorso - dice Graditi – è quello del Pniec 2023”, cioè il piano nazionale integrato energia e clima consegnato a giugno scorso dal Governo alla Commissione europea, “che è un percorso ambizioso che interseca le due grandi transizioni, quella energetica e quella digitale, ma deve essere adeguato e funzionale ai territori. Noi come Enea - ha proseguito - siamo impegnati a 360 gradi nel processo di transizione e svolgiamo un ruolo di connessione e correlazione tra imprese e ricerca. Cerchiamo sempre di offrire servizi che possano dare risposte concrete del mondo produttivo".

Ma come è messa la Basilicata nel dettaglio? Il direttore generale del dipartimento ambiente, Roberto Tricomi, fornisce i dati. Il contesto macro è quello dei target dell’Agenda 2030 e cioè assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, riducendo i consumi e aumentando le rinnovabili sui consumi totali per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. È sulle rinnovabili che la Basilicata si gioca la partita della sua autonomia energetica attraverso l’impulso alle comunità energetiche, ai sistemi di accumulo e all’autoconsumo da FER dei soggetti che si muovono nel perimetro pubblico. L’aggiornamento del piano energetico regionale non tralascia di sottolineare un’esigenza di accelerazione delle procedure autorizzative e un migliore utilizzo delle sue risorse. “È piena di oro la Basilicata - dice Tricomi - l’oro nero delle fonti fossili, l’oro blu dell’acqua, l’oro verde dei suoi boschi e l’oro azzurro del suo ambiente”. La strategia 2024 non può che raccogliere il cammino tracciato nel 2023 grazie ai progetti legato agli accordi non oil con Eni e Shell, titolari della concessione Val d’Agri, che prevedono tra l’altro l’installazione di sistemi energetici integrati (con un effetto di 210 Gwh/anno FER), il potenziamento della rete di ricarica per veicoli elettrici, la produzione di biometano da scarti agricoli e zootecnici. Il dato più significativo riguarda il rapporto tra la produzione e il consumo di energia da FER. La Basilicata consuma (2022) 3236 Gwh all’anno rispetto a una produzione di 3635 Gwh. Una pare viene esportata, il sogno è: “Se essa rimanesse tutta sul territorio avremmo autosufficienza da FER”. Se la svolta autonomistica non sarà possibile la strategia regionale è comunque quella di mantenere una parte sempre maggiore dell’energia FER prodotta sui territori anche per compensare la sottrazione del suolo ad altre forme di sviluppo.

Se, poi, il Pnrr, nella parte che riguarda la Basilicata, punta sull’idrogeno (un primo bando nazionale è in fase di conclusione per 18, 5 milioni di euro per la produzione in aree industriali dismesse e un secondo bando nazionale di 2 miliardi non prevede azioni regionali se non per il supporto e la promozione dell’opportunità rivolta alle imprese energivore locali), le risorse della programmazione europea 2021/2027 puntano a promuovere l’efficienza energetica (47, 0 mln di euro), le rinnovabili (38,5 mln) e lo sviluppo delle reti intelligenti, smart grid (10,5mln). Progetti che si uniscono a quelli da ultimare relativi alla programmazione 2014/2020 (accordo gas, bando per il catasto della pubblica illuminazione, mobilità elettrica, efficientamento e diagnosi energetiche negli edifici pubblici). Ma allo stato attuale - riporta così tutti alla realtà Antonio D’Angola, professore di Energetica all’università della Basilicata - le rinnovabili non bastano, “senza tralasciare che esse ci danno l’energia quando c’è. Dunque, nel mix energetico non possiamo escludere ancora le fonti non rinnovabili, cioè il petrolio, e dobbiamo guardare con attenzione al nucleare. La Basilicata è a due velocità, siamo avanti nella produzione ma lenti nei consumi. I consumi sono innanzitutto quelli industriali, e se consideriamo che l’intensità della ricerca in questa regione è dello 0,68 per cento, al di sotto della media nazionale, significa che dobbiamo andare avanti sulla strada dell’innovazione e del sostegno ad essa. Le estrazioni in Basilicata contribuiscono per poco più di 1 mld di Smc, cioè il 5,7% del fabbisogno nazionale. È tanto, gli scenari mondiali dicono però che ci saranno 12 milioni di impiegati in meno nel settore della produzione dei derivati del fossile e 18 milioni in più in quello connesso alla transizione energetica. Dobbiamo scegliere dove stare”. Bisogna stare dalla parte della transizione, dice Marco Marsili, country Chair di Shell Italia, ribadendo che la Basilicata in questo è leader e presentando i 5 progetti per il fotovoltaico presentati in 35 comuni lucani.

“Mai come in questo momento – considera poi l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Michele Casino - tutto il mondo produttivo è impegnato nella trasformazione energetica ed ambientale. La Basilicata e le sue imprese sono al lavoro da tempo per adeguarsi prontamente alle nuove normative grazie agli indirizzi dati anche dalla Regione”. E l’assessore regionale alle Politiche Forestali, Alessandro Galella: “Verso la transizione energetica abbiamo immaginato due interventi importantissimi con le royalties del petrolio, cioè la creazione di uno stabilimento pronto a ricevere gli scarti agricoli che poi trasformerà in energia. Stessa cosa per un altro percorso che invece trasformerà sempre gli scarti agricoli in biometano. È evidente che l’energia è uno dei temi sensibili in questo momento, soprattutto per il rincaro dei carburanti: stiamo lavorando per portare migliore sollievo al mondo agricolo trasformando il problema in un’opportunità”.

“Bisogna trovare un punto di equilibrio con consapevolezza e realismo”, conclude il ministro Gilberto Pichetto Fratin che in qualche modo si riallaccia all’intervento fatto ad inizio anno proprio qui in Basilicata all’assemblea degli industriali a Matera. Il contesto internazionale si è aggravato in un anno, le strategie nazionali si sono affinate.

“Il sud è il nuovo centro, ha il mare, il vento e il sole. Ragionando sulla pianificazione delle aree idonee per l’installazione delle rinnovabili dobbiamo contemporaneamente raggiungere gli obiettivi della tutela delle produzioni nazionali e quelli della decarbonizzazione. Con neutralità, il debordare ideologico spesso nasconde - del tutto legittimamente ma bisogna riconoscerlo - interessi nazionali. La Basilicata dà tanto al Paese, la voglia di futuro che qui riscontro è frutto dell’esperienza di una realtà che ha sviluppato competenza per i giacimenti che ci sono. La Basilicata è un modello di sviluppo da copiare anche per intraprendenza e capacità di cogliere le novità. La sfida dell’idrogeno è importantissima. Non dimentichiamo che l’idrogeno è l'elemento più diffuso in natura, l’Unione europea ha stimato che nel 2030 la quantità di idrogeno di cui avrà necessità sarà pari a 20 milioni di tonnellate ed ha anche previsto che possiamo essere autosufficienti per 10 milioni di tonnellate ed importare le restanti”.