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“Voglio vivere in Basilicata”

C’è il calo demografico, è vero. Ma nel frattempo la regione fortifica il progetto di una comunità solidale, responsabile e sostenibile: dalla formazione alla sanità, dall’energia al welfare.

di Lucia Serino
27 ottobre 2023
6 min di lettura
di Lucia Serino
27 ottobre 2023
6 min di lettura

Non è semplice la vita in Basilicata, la regione dove, come dice Franco Arminio, più ti avvicini ai paesi, salendo dalla Basentana lungo i tornanti per arrivare in cima, più sembra che si allontanino. È, in realtà, una prospettiva visiva di mimetizzazione dei borghi tra le montagne. Ma lo spunto poetico rende bene la difficoltà di un territorio che pure, giorno per giorno, scommette sulla costruzione di una comunità allargata solidale, moderna, inclusiva. In una parola, pur con il rischio di banalizzazione di un concetto molto abusato di questi tempi, sostenibile. Dalla sanità, alla formazione, dall’uso delle risorse naturali al welfare, la politica in senso ampio della Basilicata, continuando un modello che era già iniziato in epoca pre-Covid, mostra di saper coniugare l’emergenza (la strategia è in verità come quella nazionale dei bonus, con una sostanziale specificità lucana che ha fatto scuola in materia energetica) con la prospettiva di lungo periodo. Quel lungo periodo nel quale si spera la vita in Basilicata possa essere anche meno amara, volendo giocare ma non troppo, visto che si tratta di attività produttiva, sui 50 milioni di investimento della Ferrero a Balvano per la nuova linea di biscotti in arrivo, i kinderini.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha comunicato dove fare la spesa con il bollino tricolore. È partito da ottobre, infatti, il trimestre anti-inflazione per calmierare i prezzi del carrello: sono 114 i supermercati aderenti in provincia di Potenza e un po’ meno quelli in provincia di Matera, equamente distribuiti tra il centro e l’interno.

La Basilicata si era già dimostrata una regione da tenere stretta quest’estate, nel pieno del caro scontrino delle spiagge italiane. Sul finire della bella stagione una turista spagnola ha messo il sigillo pubblicando lo scontrino di un alimentari di Maratea dove aveva speso cinque euro per due panini e una bottiglia d’acqua. “Voglio vivere qui”, commentava, e l’entusiasmo ha fatto il giro della Basilicata social. Ciò che un tempo era ordinario (e dovrebbe esserlo ancora) diventa straordinario. È la regola della relatività.

Ai giovani, in particolare agli studenti, ha pensato la Regione Basilicata rinnovando il contributo, fino a fine ottobre, per l’acquisto del computer e calmierando anche i prezzi degli alloggi. Gli affitti universitari, a Potenza, sono tra i meno cari d’Italia. Il costo medio per una camera singola nel capoluogo lucano si aggira intorno ai 200 euro, qualcosa in più costa la sistemazione in ostello dove però non si pagano le bollette.  A Matera i costi sono più alti, 300 euro per una stanza e 450 per un bilocale.

Basilicata solidale e sempre più sostenibile anche sul fronte sanitario, la grande scommessa dopo l’emergenza della pandemia, quando tutti reclamavano una medicina territoriale di prossimità. Grazie al Pnrr l’azienda sanitaria di Matera ha progettato sei case di comunità, due ospedali di comunità e due centrali operative territoriali. Le case di comunità Hub aperte h24 7 giorni su 7 sorgeranno a Irsina, Montescaglioso e Montalbano jonico. Ci sono anche le case di comunità Spoke, aperte 12 ore al giorno e 6 giorni su 7 a Ferrandina, Tursi e Garaguso.

Gli ospedali di comunità a Tinchi e Stigliano saranno ricovero della rete assistenziale territoriale, che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. Sul versante potentino (dove si trova il più grande ospedale regionale, cioè il San Carlo) la rete territoriale si rafforza con l’arrivo di 41 infermieri, una figura ricercatissima oggi. Dal 1 ottobre hanno preso servizio, con contratto a tempo indeterminato, al dipartimento di emergenza del 118, nelle case circondariali di Melfi e Potenza, nelle Rsa di Maratea e al dipartimento di salute mentale. Non è un caso che la Corte dei conti abbia promosso la sanità lucana sia per quanto riguarda la rete di prevenzione che per la sanità territoriale e ospedaliera. E l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regione per regione, in una recentissima valutazione comparativa dei dati territoriali, sottolineava il miglioramento del servizio sanitario lucano per quanto riguarda i servizi oncologici (+ 25, 6%).

Sul fronte energetico la Basilicata fa scuola nel campo dei progetti non oil e delle rinnovabili (ne parliamo in questo stesso numero, in un altro articolo). Qui vale la pena ricordare che il fondo per l’autonomia energetica delle famiglie lucane ha fatto registrare 5.000 domande per 370 milioni di bonus, pari al 75 per cento della spesa prevista per il 2023. E il 2024 promette ancora meglio, considerando il bonus acqua più volte annunciato dal presidente Bardi (tra l’altro sono stati introdotti i contatori idrici digitali con sistemi di smart metering) che va ad aggiungersi al tesoretto decennale del bonus gas avviato la scorsa stagione. Ma la Basilicata sostenibile e solidale non è solo quella “indotta” dall’azione amministrativa. Da sempre, e soprattutto per l’esperienza maturata a seguito del terremoto del 1980, è la comunità lucana ad essere corresponsabile, consapevole del “miracolo della moltiplicazione” come disse monsignor Ligorio inaugurando la boutique solidale Santa Chiara frutto della collaborazione tra l’associazione “Sinergie lucane” e la parrocchia Santa Chiara a Potenza. Stesso spirito anima, in maniera ormai radicata, il progetto di solidarietà circolare per il recupero delle eccedenze alimentari, grazie all’accordo tra l’associazione “Io potentino” e la Proloco Basilicata. Resta il problema dei problemi, come ha analizzato la statistica Linda Laura Sabbadini, ai microfoni del nostro podcast “Basilicata Inside”, cioè il problema demografico. È stata proprio la dirigente Istat a sottolineare come il problema demografico sia strettamente connesso a quello della natalità, a sua volta collegato alla necessità di un sistema di welfare, sovvertendo l’assunto che per crescere i figli bisogna stare a casa e avere tempo. È vero esattamente contrario. Per fare figli occorre che le donne lavorino, hanno bisogno di conciliare i tempi: un concetto diverso e sul quale le due città lucane, soprattutto Potenza, hanno ancora da costruire.