Uno strumento per promuovere la rigenerazione ambientale, umana e sociale. La storia della compagnia teatrale Gommalacca di Potenza, raccontata dalla cofondatrice Carlotta Vitale.
Nel panorama urbano in continua evoluzione, la sostenibilità è diventata una parola chiave. Le città di tutto il mondo stanno cercando modi innovativi per rigenerare e trasformare le loro aree urbane in luoghi più vivibili, ecologicamente sostenibili ed economicamente prosperi. In questo contesto, la cultura e le arti stanno emergendo come motori di rigenerazione urbana e sostenibilità sociale. La cultura può anche svolgere un ruolo nella promozione della sostenibilità ambientale. I teatri e le organizzazioni culturali stanno adottando pratiche sostenibili, riducendo il loro impatto ambientale attraverso l’uso di energie rinnovabili, il riciclo dei materiali scenici e la promozione del trasporto pubblico per gli spettatori. Inoltre, la cultura può essere uno strumento per sensibilizzare il pubblico sulle questioni ambientali. Spettacoli teatrali, installazioni artistiche e performance possono essere utilizzati per affrontare tematiche come il cambiamento climatico e la conservazione dell’ambiente, contribuendo così a una maggiore consapevolezza e azione in materia di sostenibilità. L’arte e il teatro celebrano, inoltre, le identità culturali e storiche delle comunità. Le rappresentazioni teatrali, le mostre d’arte e le iniziative culturali possono servire come piattaforme per riflettere e celebrare la storia e la diversità di una comunità. Questo contribuisce a un senso di appartenenza e orgoglio locale, elementi fondamentali per il coinvolgimento delle persone nella rigenerazione urbana.
Il teatro, in particolare, è un mezzo di espressione che può sfidare lo status quo e stimolare l’immaginazione collettiva. Le rappresentazioni teatrali possono raccontare storie che ispirano nuove visioni per il futuro di una città. Possono affrontare questioni sociali e ambientali, stimolando la riflessione e il dialogo sulle sfide e le opportunità che una comunità deve affrontare. La sfida di aprire una scuola di teatro nei quartieri periferici delle città si inquadra in questa ottica e diventa un elemento di vitalità e virtuosità se sa coinvolgere le comunità locali e generare bellezza. Chi ha sicuramente vinto questa sfida è la compagnia teatrale Gommalacca, che ha scelto di aprire la propria sede in uno dei quartieri più periferici di Potenza, il “Serpentone”, rendendo tangibile la rigenerazione umana e sociale in un contesto di difficoltà e degrado urbano. Di questi temi ne abbiamo parlato con Carlotta Vitale, che ha fondato la compagnia teatrale nel 2008, con Mimmo Conte.
La rigenerazione urbana è anche un processo sociale. In questo senso qual è il contributo che l'arte e il teatro possono dare per determinare questo processo?
In Gommalacca abbiamo inteso le arti sia come coinvolgimento dell’essere umano in prima persona nell’atto della creazione sia come spazio di crescita e coinvolgimento della platea degli spettatori, visti come strumento di cittadinanza, come innesco di un’osservazione profonda dell’ambiente che ci circonda. La rigenerazione urbana fa riferimento a una progettazione di azioni pratiche, tese alla riqualificazione di uno spazio comune che ne possa migliorare la percezione e l’utilizzo, rigenerandolo appunto, attraverso cambiamenti visibili. Il teatro, tra le arti, è un dispositivo artistico capace di creare relazioni tra le persone e di far emergere - attraverso la pratica di incontri, giochi, attività creative e narrazioni - i desideri, i bisogni e le paure delle persone. Progettare e co-progettare con le comunità di persone più vaste possibili per età, provenienza, professione, è l’allenamento più politico e poetico che il teatro possa esercitare verso una rigenerazione umana.
La vostra esperienza rappresenta ormai una buona pratica. Ma quanto lavoro serve e quale visione vi ha mossi?
Serve molto lavoro, ma soprattutto serve che quel lavoro sia differenziato e letto nella sua complessità. Noi siamo una compagnia di teatro riconosciuta dal Ministero della Cultura, come impresa d’innovazione per l’Infanzia e la Gioventù. Dal 2022, tramite bando ministeriale siamo diventati Residenza Artistica per Artisti nei Territori, e infine operatori iscritti nell’Albo degli Operatori dello Spettacolo della Regione Basilicata. Si direbbe che quello che facciamo si concentra nella creazione di spettacoli, nelle tournée e costruzione di spazi e dinamiche per favorire la produzione e innovazione nel campo dello spettacolo dal vivo. Da questa lettura rimangono fuori le attività di teatro, musica e audiovisivo che realizziamo da circa dieci anni con l’Istituto Penale Minorile di Potenza; i laboratori di ricerca scenica per tutte le età, che sono il cuore della ricerca artistica e pedagogica; la formazione agli adulti insegnanti e operatori, il lavoro sulle policy in rete con gli altri professionisti del settore nell’Osservatorio Regionale, i processi di co-progettazione con la comunità e gli esperimenti di direzione artistica con le nuove generazioni, le attività di rappresentanza nei coordinamenti nazionali, il confronto con operatori nazionali e internazionali nei network internazionali di cui siamo parte, l’intesa attività di promozione della lettura nelle scuole con bambine e bambini, le attività di creazione multimediale su donne e scienza e molto altro. Non è un curriculum: è un breve racconto di quanto sia complesso il lavoro di una compagnia che opera complessivamente in un territorio come il nostro, deficitaria di visione ampia e continuativa sulle politiche culturali, opportunità di network e nutrimento per nuove istanze artistiche che decidano di lavorare nel proprio territorio.
C'è un male silenzioso che abita le città, la solitudine. Uno spazio come il vostro può essere un antidoto a questo male.
Il nostro spazio cerca di rispondere in qualche modo a quel malessere che coinvolge le persone trasversalmente e in ogni età, e che ci restituisce sempre la sensazione che, al di fuori delle grandi città, non ci sia molto altro con cui entrare in relazione per sentirsi “parte”. Non saprei se siamo un antidoto, penso anche alle molte organizzazioni culturali nella nostra Regione che, dal teatro al cinema ed altri linguaggi, cercano di costruire uno spazio creativo in cui incrociare una comunità che si fa domande; senz’altro possiamo essere uno strumento per scoprire, conoscere e mettere in connessione.
Più complessivamente come va ripensato il rapporto tra città e cultura, anche nell’ottica della sostenibilità sociale e dello sviluppo sostenibile?
La città siamo noi, è l’idea con cui la viviamo, il nostro approccio culturale. Non possiamo più operare una separazione netta tra la casa, lo spazio pubblico, i luoghi delle istituzioni, nel piccolo e nel grande. È necessario intendere politicamente la città come un sistema complesso che genera molte istanze diversificate e nello stesso momento, per cui sono necessarie lenti diverse per interpretare i bisogni. Serve riuscire a progettare gli interventi partendo da una visione trasversale che non scelga in base unicamente alle priorità. È necessario intendere operatori, professionisti, terzo settore, come un grande “bacino” a cui attingere per raccogliere competenze e conoscenza sul campo; adottare una politica di welfare culturale; avere consapevolezza che sanità, sostenibilità ambientale, coesistenza delle differenze, progettazione di nuovi spazi pubblici fanno parte tutte di un grande discorso culturale in cui gli obiettivi vengano messi a fuoco ragionando sul miglioramento delle condizioni di lavoro, vita e vivibilità delle nostre comunità.