Difficoltà e speranza. I Cammini al Sacro Monte di Viggiano sono una metafora della vita. Si va lassù, si sale, si scende a valle, il cammino più della meta, per custodire il culto della Madonna nera, regina e patrona della Lucania proclamata ufficialmente “Protettrice” della Basilicata nel 1991 da Papa Giovanni Paolo II. Raccordo di spiritualità del popolo lucano, nel cuore del suo Appenino, luogo di grandi possibilità per quelle giravolte fortunate della Storia che oggi, ai margini del grande dramma della regione, abbandono e spopolamento, ritrova nella “sua” montagna il territorio che genera fascinazione, alimenta immaginario e permette di costruire nuove forme di vita e di abitudini, a differenza di metropoli sempre più invivibili. La candidatura dei “Cammini al Sacro Monte di Viggiano” a patrimonio mondiale dell’umanità non è soltanto l’auspicio della tutela di un immenso patrimonio di fede, partita dall’amministrazione comunale della capitale della Val d’Agri, ma. Allargando lo sguardo alle emergenze socio ambientali contemporanee essa rappresenta la più interessante sfida trasformativa delle aree interne, le “terre alte”, fino a poco tempo fa considerate periferiche e pertanto marginali. In quest’ottica, il Cammino di Viggiano diventa il cammino simbolico dell’intera Basilicata, la disponibilità di spazi e di risorse ambientali è la ricchezza di questo millennio che ha mandato definitivamente in archivio il modello di vita del Novecento.
Una simbologia che non è solo narrativa, ma è concretamente sorretta dallo sforzo adesivo di tutta la comunità regionale. Alla candidatura dei Cammini a patrimonio Unesco hanno detto sì numerosi sindaci, parroci, associazioni, ha detto sì il Consiglio regionale, che ha riconosciuto le tradizioni e il culto della Madonna nera e i suoi itinerari di pellegrinaggio come patrimonio culturale materiale e immateriale rappresentativo di tutta la regione. E non solo. L’identità religiosa e culturale è un unicum che associa anche altre comunità, i limes, tra il Salernitano e l’alto Cosentino, una connessione tra popoli del Sud “da far conoscere e riconoscere quale interessante esempio di diversità e di creatività umana, assolutamente compatibile con gli strumenti esistenti in materia di diritti umani e con le esigenze di convivenza civile fra comunità, gruppi e individui, nonché esempio di condivisione dei comportamenti rispettosi degli equilibri artificiali uomo-natura”.
Un valore riconosciuto, sia pure con la necessaria terzietà del suo dicastero, anche dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Una condivisone, quella del ministro, che rafforza lo sforzo organizzativo del comitato promotore. Dare forza con un impianto istituzionale a questa sfida significa sostenere le trasformazioni sociali radicali in atto, restituire centralità agli unici vecchi luoghi dove la Storia spinge, dopo gli anni del Covid, dentro gli anni dell’emergenza climatica. Ed è significativo che la candidatura di Viggiano abbia il sostegno unanime del Comune di Matera e sia nelle mani di Pietro Laureano, colui che esattamente trent’anni fa curò con successo l’iscrizione dei Sassi di Matera nelle liste del patrimonio Unesco. Le vecchie caverne, ancora un luogo, non un prodotto, non una manifattura, ma un residuo del tempo, a testimonianza della resistenza umana, la più bella storia che la Basilicata ha potuto raccontare all’Europa fino alla festa del 2019, la grande vergogna nazionale trasformata nel più potente esempio di futuro nuovo, sostenibile, aperto, accogliente. Se Matera rappresenta la forza dell’uomo di trovare riparo in ciò che il Creato ha destinato a questa parte di mondo, il Cammino di Viggiano è il completamento spirituale della storia lucana, un incontro di comunità che si salda attorno alla fede, al culto, e contemporaneamente lo supera nella costruzione di un’identità che accomuna tutti, credenti e laici. Il metodo Matera ha fatto scuola. Se la risoluzione che porta la firma dei presidenti di Giunta e consiglio regionale della Basilicata, Vito Bardi e Carmine Cicala, sensibilizza il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro della cultura, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, i Presidenti delle Province di Potenza e Matera, i Comuni della Basilicata e delle regioni confinanti, le Diocesi lucane e delle regioni limitrofe e il sistema scolastico regionale a tutti i livelli, non è di secondaria importanza il metodo dal basso scelto dal comune di Viggiano, evidente eredità della candidatura materana, con la mobilitazione delle comunità dei saperi, che guardano al paesaggio, ai territori, alla cultura come risorsa per la crescita, all’identità come valore di coesione, alla cura dell’ambiente. Il cammino è il simbolo non solo di una nuova attesa relazione umana. È anche l’idea di un nuovo sviluppo, sostenibile e rispettoso degli obiettivi dell’Agenda 2030, in quel luogo dove la scoperta delle risorse naturali capovolsero il paradigma di un paese anticamente povero che con un antichissimo strumento musicale, l’arpa, trovò una via d’uscita dalle ristrettezze economiche in cui viveva, portando i suoi figli, anche piccolissimi, a viaggiare in tutto il mondo per cercare migliore fortuna. Eccola qui la metafora della vita, l’altalena che va su e giù, proprio come i due percorsi del pellegrinaggio al sacro Monte, tra maggio e settembre. È dunque una Madonna “itinerante” quella che si venera, in cammino come i popoli, ed è nera, icona orientale in Occidente, con il globo nelle mani. Con due mondi, per la precisione, uno lo sorregge lei, la Madonna, e un altro il suo Bambino, una mano destra e una mano sinistra. Quale migliore simbologia dell’oggi? Il pianeta che abitiamo è uno solo e i suoi abitanti sono uniti dallo stesso destino.