I piccoli comuni sono una realtà consistente in Italia. Oltre l’80% è localizzato in aree montane e collinari, in zone dove il rapporto con l’ambiente e il paesaggio circostante è sempre stato il punto di forza dello sviluppo di modelli insediativi tradizionali.
La pandemia ha accelerato la riscoperta di nuove forme di turismo lento e locale, più diffuso e non stagionale, in grado di promuovere modalità di fruizione dei territori non massificate grazie alla possibilità di provare esperienze più autentiche e profonde. Il turismo può diventare un volano di sviluppo per le aree interne, solo se collegato a una filiera produttiva agroalimentare e/o culturale integrata e a dei servizi essenziali di qualità (mobilità, scuola, salute) e, soprattutto, quando è sorretto da un forte capitale di conoscenze tecniche e specialistiche.
La Basilicata è esemplificativa di quanto finora esposto. I comuni di minore dimensione demografica si collocano per la gran parte all’interno, lungo la dorsale appenninica, e sono quelli caratterizzati dai cali più consistenti di popolazione. In particolare, il contributo si focalizza su un’area interna della provincia di Potenza, la Val d’Agri, prevalentemente montana, priva di poli urbani di rilievo, connotata da una scarsa dotazione di servizi, afflitta da un costante fenomeno di spopolamento e conseguente senilizzazione della sua popolazione.
Il valore della co-progettazione nei piccoli comuni della Basilicata
In questa stagione particolarmente favorevole per i luoghi “minori”, la Basilicata può fare della prossimità e della cura dei legami la cifra per ripensare i suoi luoghi. Che sono luoghi del pensiero e della lentezza, quella lentezza che rappresenta il tratto tipico dell’Italia artigianale, dell’agricoltura di qualità, della tutela della biodiversità, del paesaggio sospeso tra città e campagna, tra mare ed entroterra.
Agricoltura di qualità, filiera corta, patrimonio storico-culturale diffuso, territorio ricco di biodiversità, senso di appartenenza e coesione sociale rappresentano i tratti dell’identità lucana e fanno della Basilicata un luogo ideale dove sperimentare il valore dei piccoli luoghi.
C’è, però, bisogno di costruire percorsi di comunità.
Interessante, da questo punto di vista, l’esperienza avviata da alcuni comuni della Val d’Agri per la definizione di un Piano Turistico Integrato.
Il Progetto Turistico Integrato Alta Val d’Agri, predisposto con il supporto di FEEM, rappresenta un documento partecipato di pianificazione strategica degli asset su cui rilanciare lo sviluppo turistico e produttivo di comuni appartenenti all’ambito territoriale dell’ alta Val d’Agri. Un’occasione per sperimentare prime forme di alleanze territoriali per il rilancio turistico dei comuni più piccoli e interni della Basilicata. L’area presenta un consistente patrimonio di risorse endogene sia ambientali che architettoniche e monumentali, ancora poco ricercato dal mercato turistico. Una buona parte del territorio è inserita nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese. Nel 2019, il territorio ha fatto registrare 19.537 arrivi, per un totale di 63.857 pernottamenti, con una permanenza media di 3,27 notti (Fonte: elaborazione FEEM su dati Apt Basilicata).
Per l’elaborazione del documento integrato turistico è stato avviato un processo partecipativo a seguito dello svolgimento dell’indagine conoscitiva della realtà e del tessuto socio economico dei comuni tramite Swot analysis. Successivamente è stata avviata una discussione e diversi incontri tra gli attori del territorio (amministrazioni comunali, associazioni di categoria, operatori turistici, operatori culturali).
Tra le necessità emerse:
migliorare la visibilità della destinazione Val d’Agri verso l’esterno;
potenziare la comunicazione integrata puntando sulle più moderne tecnologie digitali;
efficientare una governance multilivello del turismo
investire in progettualità straetgiche in forma integrata e condivisa da diversi attori territoriali;
sviluppare le competenze e sostenere le reti d’impresa.
Un quadro di riferimento semplice, partecipato e finalizzato al raggiungimento delle seguenti finalità:
Rafforzare gli strumenti di analisi della domanda e dell’offerta;
Sperimentare un nuovo modello di governance dei territori;
Valorizzare coerentemente il patrimonio di risorse dei territori coinvolti;
Sviluppare un ecosistema digitale a supporto della destinazione “Val d’Agri”;
Elevare la qualità dell’ accoglienza da parte delle comunità locali.
Accrescere i flussi turistici.
Adeguare le strutture ricettive coinvolte e dotarle di servizi a valore aggiunto.
Promuovere e vendere prodotti turistici integrati.
Realizzare guide e altri strumenti promozionali dedicati tematismi individuati (cultura, sport, natura, storia)
Sviluppare canali alternativi di promozione e commercializzazione.
Tra i risultati attesi da questa pianificazione integrata:
Creazione e collocazione sul mercato di nuovi prodotti turistici;
Incremento dei flussi turistici;
Innalzamento della “capacità e qualità di accoglienza” da parte delle popolazioni e delle strutture locali;
Incremento dei livelli occupazionali;
Aumento dell’integrazione tra le attività economiche del territorio;
Sviluppo e crescita di competenza degli operatori nel turismo sostenibile e di qualità.
Il Piano vuole fungere da guida per attivare e orientare l’interesse degli stakeholders locali verso la condivisione delle linee strategiche di sviluppo.
La scelta strategica dell’aggregazione sovracomunale
Il processo di co-progettazione condiviso tra istituzioni, operatori turistici, associazioni locali dei comuni della Val d’Agri, finalizzato alla condivisione di un documento di indirizzo strategico per il rilancio turistico dell’area, rappresenta, ancor prima dell’approvazione degli Avvisi Pubblici promossi dal Ministero della Cultura per la rigenerazione dei borghi, un’esperienza molto interessante. Innanzitutto, nel metodo. La scelta strategica sul piano territoriale è ricaduta sull’aggregazione sovracomunale, come esito di una volontà condivisa di individuare comuni strategie di rigenerazione socio-culturale, turistica ed economica locale. Emerge, poi, una diffusa consapevolezza sulla necessità di “agganciare” e integrare il piano turistico locale a una più ampia strategia di sviluppo socio-economico, che possa garantire diritti di cittadinanza, servizi, un processo di potenziamento e innovazione del settore primario, una costante manutenzione del territorio e un obiettivo di conservazione della biodiversità, iniziative di formazione e capacity building a livello locale e interazioni forti tra aree rurali e aree urbane. Quest’area, in sintesi, potrà conoscere un nuovo sviluppo solo attraverso la creazione e il consolidamento di reti collaborative, anche di tipo imprenditoriale.
L’articolo è tratto da Equilibri Magazine, rivista digitale per lo sviluppo sostenibile.