Negli ultimi 6 anni l’esportazione dei prodotti alimentari in valori economici è più che raddoppiata ed è in continua crescita: da 87 milioni di euro del 2017 è salita a 211 milioni di euro nel 2022. Di questi circa la metà è attribuibile ai prodotti da forno.
Se il Made in Italy piace all’estero, e ancor più quello legato alle produzioni del comparto alimentare, costante in crescita, anche la Basilicata non si sottrae a questo trend positivo. E proprio partendo dai dati, i numeri della piccola regione del Sud offrono un’interessante e stimolante spaccato dell’export della Basilicata.
Auto, petrolio, mobili e alimentare spiccano nell’export regionale. Ma è proprio su quest’ultima voce che vale la pena focalizzarsi leggendo i numeri dell’Istat e alcune elaborazioni, tra cui il “Bollettino Economico Basilicata”, appena pubblicato, aprile 2023, di SRM, Studi e Ricerche per l’Economia del Territorio.
PIU’ COMMERCI CON LA UE, MENO CON GLI USA
Nel 2022 la Basilicata, si legge nel report, “ha registrato un interscambio commerciale (import + export) con l’estero pari ad oltre 4,6 miliardi di euro, in calo dell’1,7% rispetto al dato del 2021; le importazioni sono state pari a quasi 1,8 miliardi (-5%) e le esportazioni ad oltre 2,8 miliardi (+0,4%). Con riferimento alla destinazione geografica, è cresciuto l’export verso i paesi dell’area Euro (+3,3%), area che rappresenta la principale destinazione delle esportazioni della regione, mentre sono calate del 7,5% le esportazioni verso gli USA. Riguardo ai principali settori manifatturieri, prevale il comparto dei mezzi di trasporto con un export di oltre 1,8 miliardi di euro seppure (in calo del 6,5%); seguono quello dell’elettronica con 193 milioni di euro (+2,7% rispetto all’anno precedente) e l’alimentare con 163 milioni di euro (+78,4%)”.
Fin qui il quadro generale che andiamo ad approfondire, partendo dall’analisi realizzata dal giornalista ed economista Gianni Molinari, sempre attento a seguire le più importanti dinamiche economiche dei territori con l’occhio attento e curioso del “lucano errante”. Molinari, elaborando i dati Istat, ha preso in esame oltre 30 anni di esportazioni della Basilicata dal 1991 al 2022, mettendo a raffronto i trend dei quattro comparti principali: auto, petrolio, mobili e alimentare. C’è l’epopea dell’auto, con il boom del 2016 (3.706 milioni di euro; 1.698 nel 2022). C’è il picco del petrolio nel 2008 (380 milioni di euro; 132 nel 2022) e quello del polo del salotto nel 2003 (288 milioni di euro, 82 nel 2022) e c’è l’alimentare in continua crescita dal 2015 (quando pesava 83 milioni di euro; 211 milioni di euro nel 2022, il valore più alto nell’arco del trentennio).
Il lavoro del giornalista potentino offre lo spunto per continuare a scavare nei dati Istat, leggendo ed elaborando quelli più recenti, pubblicati ad aprile 2023, che fotografano l’export della Basilicata per codici Ateco (AA Prodotti agricoli e CA prodotti lavorati). Se ci focalizziamo sugli ultimi 6 anni, dal 2017 al 2022, vediamo come il valore totale del comparto alimentare sia più che raddoppiato passando da 87 milioni a 211 milioni. E guardando in dettaglio i codici Ateco, è evidente che a pesare di più sull’intero comparto alimentare sono i prodotti lavorati che, nel 2022, hanno inciso per 163 milioni di euro sui 211 milioni complessivi. Un vero exploit, se si pensa che nel 2017 valevano solo 38 milioni di euro e che dal 2021 al 2022 il loro valore è passato da 91 a 163 milioni di euro.
E scendendo ancor più nel dettaglio, tra i codici Ateco relativi ai prodotti lavorati spicca la voce “Prodotti da forno e farinacei”, passati da 19 milioni di euro nel 2017 a 118 milioni di euro nel 2022.
ALL’ESTERO PIACE IL FOOD LUCANO
In sostanza, è il food lucano a fare la differenza imponendosi sui mercati internazionali. E naturalmente questa crescita è dettata dai grandi player del settore: la Ferrero, con sede a Balvano, uno dei rari esempi virtuosi di aziende finanziate con i fondi della ricostruzione post terremoto del 1980, che in Basilicata ha realizzato una seconda linea, la più innovativa e complessa del Gruppo Ferrero, per poter raddoppiare la produzione dei famosi “Nutella Biscuits” e soddisfare le richieste del mercato nazionale ed estero cui è destinato ben oltre il 50% della produzione; la Barilla, insediata a Melfi da oltre 30 anni, in uno degli impianti produttivi più attivi e all’avanguardia del Sud Italia.
A questi si affianca un tessuto di tanti piccoli produttori che, con le loro nicchie di mercato, si affacciano con le eccellenze locali sui mercati internazionali.
Fin qui i numeri, che meritano specifici approfondimenti per comprendere il peso che potrà ancora avere in futuro l’export lucano. È necessario anche chiedersi, davanti a un trend sostanzialmente piatto per oltre un ventennio in cui è il food a rappresentare la svolta, come mai, nonostante i grandi investimenti, la via dei mercati esteri non abbia avuto quella crescita giusta che ci si sarebbe aspettati.