Il surgelato 100% lucano, la bioeconomia, gli investimenti per la risorsa idrica. Nel tempo si è strutturato un percorso in cui produttori locali, strutture regionali di ricerca e programmazione dei fondi europei sono riusciti a fare sistema.
Una cultura industriale fortemente radicata nel modello cooperativo incontra un territorio di eccellenza agricola. È la storia ormai ultradecennale del gruppo Orogel – con salde radici romagnole - a Policoro. L’esperienza della costruzione di una filiera per il surgelato 100% lucano, dalla produzione al confezionamento. Carciofi, zucchine, melanzane, pomodori, asparagi, per esempio.
Un percorso che si è strutturato nel tempo, in cui produttori locali, strutture regionali di ricerca e programmazione dei fondi europei sono riusciti a fare sistema. Basti guardare i numeri della cooperativa Arpor – società del gruppo Orogel che opera in Basilicata -e del PSR per la valorizzazione della filiera agroalimentare costruito con la regione.
Lo stabilimento di Policoro arriva a contare nei momenti di massima produzione 485 dipendenti. Dal 2009 al 2022 sono stati investiti quasi 60 milioni di euro. Altri 40 milioni di investimenti sono previsti entro il 2026. Le giornate lavorate sono cresciute del 185,3% dal 2012 al 2022.
Il management del gruppo romagnolo ribadisce le ragioni di questa scelta: “La qualità altissima del territorio lucano, la possibilità di coltivare ortaggi di eccellenza che altrove non potrebbero essere prodotti con questi standard, il clima, il capitale umano”.
Le potenzialità del territorio
Questa storia dimostra ancora una volta quante potenzialità abbia il territorio. Anche perché la filiera del surgelato si affianca alle tante filiere del fresco che in questi anni stanno crescendo e rafforzando il legame tra il brand Basilicata e la frutta e la verdura di qualità.
Secondo alcuni dati Istat, nella “valorizzazione delle filiere dell’agroalimentare e del turismo quali attrattori locali, nazionali e internazionali”, la Basilicata si posiziona al quarto posto in Italia.
La regione poi è al secondo posto nella graduatoria nazionale per valore aggiunto generato dal settore agroalimentare per l’economia del territorio. È poi ultima per utilizzo di fertilizzanti e sesta per quota di superficie agricola destinata a colture biologiche. Due indicatori che pongono la Basilicata sulla buona strada per cogliere obiettivi di sostenibilità.
La Regione ha da tempo approvato il Piano strategico 2021-2030, con sette priorità di intervento. Economia circolare, Energie rinnovabili, Idrogeno, Risorsa idrica, Agri-tech, Bioeconomia, Attrattività territoriale.
Proviamo ad analizzarne alcune, considerando il caso della filiera del surgelato.
Bioeconomia e cura delle risorse
La bioeconomia si basa sull’utilizzo sostenibile di risorse naturali rinnovabili e sulla loro trasformazione in beni e servizi finali o intermedi. Molte filiere produttive, come quelle agricole e agro-industriali, rilasciano fino al 60%-70% di scarti. Un costo per l’azienda e per l’ambiente. Grazie alla bioeconomia, questi scarti possono essere recuperati e trasformati in beni bio-based ad alto valore aggiunto. Un’altra occasione di sviluppo, dunque, attorno alla quale è possibile costruire una politica industriale.
Qualsiasi programmazione non può prescindere dalla cura delle risorse. La scarsità della risorsa idrica impone un piano di investimenti per la manutenzione delle infrastrutture e della rete. Per questa missione, Acquedotto Lucano ed Egrib hanno avuto accesso a quasi 50 milioni di euro di finanziamenti del Pnrr. Gli invasi e le dighe lucane pongono il territorio regionale in una condizione di alta competitività, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici, con una notevole attrattività per nuovi investimenti non solo di grandi gruppi. L’area di intervento sull’infrastruttura idrica riguarda 42 Comuni lucani, per un totale di 4.577 chilometri di rete a servizio di 214.580 abitanti. L’area totale coperta dalle reti è pari a circa 274 chilometri quadrati. Tra gli obiettivi del progetto vi è quello di ottenere, alla fine del 2025, “una riduzione superiore al 35 per cento del volume di perdita”.
Particolare attenzione merita anche il tredicesimo posto della Basilicata per irregolarità nella distribuzione d’acqua, con un valore in linea con quello nazionale.
Migliorare può rendere il territorio lucano ancor più attrattivo. Una parola desueta, “manutenzione”, se associata a programmazione può aprire insperati scenari di sviluppo.