Le potenzialità lucane sono tante e promettenti. Ne parliamo con il Direttore del Dipartimento ambiente, territorio ed energia della Regione, Roberto Tricomi.
Una sorta di “banca dell’energia” quale strumento per raggiungere l’autosufficienza da Fonti energetiche rinnovabili (FER) in Basilicata. È una delle strade che la Regione potrebbe percorrere per diventare un hub energetico nazionale, forte del mix differenziato di cui dispone e che intende rafforzare.
«Una vision - ha ribadito il Direttore generale del Dipartimento dell’ambiente, del territorio e dell’energia della Regione Basilicata, Roberto Tricomi - che si basa sul fatto che attualmente in Basilicata la produzione di energia da FER supera la richiesta complessiva regionale ed è in aumento a fronte di una domanda costante».
In sostanza, «se questa energia rimanesse tutta sul territorio, la Regione sarebbe in condizione già oggi di raggiungere l’autosufficienza da FER», spiega Tricomi sottolineando che questa è la sfida ambiziosa che si pone la Basilicata guardando al futuro. «Stiamo lavorando - ha aggiunto - alla costruzione di scenari nei quali, una parte sempre maggiore dell’energia prodotta da FER possa rimanere in regione attraverso forme di scambio sul posto a vantaggio dei territori o possa essere trasformata in risorsa e messa a disposizione della Regione nel suo complesso. L’idea potrebbe essere quella, ad esempio, della previsione di una sorta di fondo di rotazione finalizzato a sua volta a dare sostegno alle rinnovabili».
Guardiamo ai numeri. Dal punto di vista delle FER in Basilicata ci sono già 3.600 gigawatt ore annui di produzione da fonti energetiche rinnovabili a fronte un consumo totale pari a 3.000 gigawatt ore annui. La produzione da FER sta avendo un incremento sensibile anche a seguito della spinta che viene dal governo centrale e comunque dall’Europa di incrementare queste quote. Per cui già oggi la Basilicata avrebbe la possibilità di essere in autosufficienza energetica da fonti rinnovabili. «Ovviamente - spiega Tricomi – questa produzione deriva non solo dalle installazioni di rinnovabili dirette all’autoconsumo, ma soprattutto da attività imprenditoriali che hanno l’energia come core business, dai grandi parchi eolici e fotovoltaici ai due principali impianti da idroelettrico, Sinni e Noce».
L’idea di poter realizzare, ad esempio, una forma di “banca dell’energia” potrebbe essere uno degli strumenti per consentire di trattenere in futuro in Basilicata nel futuro una parte dell’energia prodotta. In che modo? «Attraverso forme di compensazione ambientale che – sottolinea Tricomi - prevedano prioritariamente che parte dell’energia prodotta possa essere lasciata ai territori». Insomma, un cambio di passo rispetto alle tradizionali forme di compensazioni ambientali attraverso i piani di sviluppo concordati con le amministrazioni locali che spesso hanno come oggetto la realizzazione di opere. E in questa direzione si pone un tema importante che è quello del consumo di suolo connesso alla forte spinta alle rinnovabili che c’è stata in passato, con la realizzazione di impianti che avendo il carattere di essere estensivi hanno occupato molti ettari di territorio. «Ora più si va avanti e più si va verso un livello di saturazione. Quindi, destinare ulteriori porzioni di suolo all’uso energetico diventa prezioso in un contesto ambientale in cui si tratta di suoli che, ovviamente, vengono sottratti ad altri tipi di sviluppo del territorio. Pertanto – Continua il Direttore generale - il loro utilizzo per le FER ha un valore diverso rispetto al passato e, al crescere del numero degli insediamenti, questi suoli diventano sempre più preziosi in una visione di sistema».
I piani di sviluppo collegati ai piani autorizzativi potrebbero quindi muoversi in un’altra direzione, cioè verso forme di cessioni in loco dell’energia prodotta da FER perché possa così rimanere in regione, almeno fino alla concorrenza con i consumi regionali.
«È un progetto futuristico – sottolinea Tricomi - nel senso che non è una cosa che può avvenire nel brevissimo periodo però si può lavorare perché si vada in quella direzione. Inutile dire che si tratta di una valutazione di tipo tecnico che passa, comunque, attraverso le valutazioni del decisore politico tuttora in corso».
E naturalmente richiede pianificazione e controlli. La Regione sta infatti aggiornando il Piano di indirizzo energetico ambientale regionale (Piear) con l’adeguamento del Piano delle fonti energetiche rinnovabili e l’individuazione delle aree idonee e no. Il tutto procede di pari passo con gli aspetti della tutela del paesaggio, con l’obiettivo di chiudere in tempi celeri il Piano paesaggistico. Terminata la prima fase di studio e di analisi, si va, infatti, verso la fase di proposta che andrà poi soggetta allevalutazioni.
Si guarda anche allo stato di salute degli impianti già realizzati, visto il proliferare anche in maniera spesso disordinata, come è accaduto con il microeolico, che oggi scontiamo. «Parliamo - spiega il Direttore generale - di porre una maggiore attenzione rispetto al passato del revamping di questi campi con chiare linee di indirizzo tese ad efficientare il sistema attuale. Ci sono, ad esempio, pale di piccolo wattaggio che potrebbero essere sostituite con un’unica pala di potenza maggiore con un doppio beneficio: migliorare l’impatto sul territorio e l’efficienza del sistema, grazie alle migliori prestazioni offerte oggi dagli impianti di produzione di energia rispetto al passato».
Ma l’aggiornamento del Piear va oltre, guardando anche al geotermico, all’idrogeno, alla produzione di energia da biomasse, all’agrivoltaico, altra frontiera che si sta sviluppando, insieme all’utilizzo del flottante dei grandi specchi d’acqua come le dighe, con l’istallazione di impianti di eolico galleggiante. «Parlare di innovazione - ribadisce Tricomi - significa necessità di regole più tecnologicamente avanzate in grado di recepire queste spinte tecnologiche molto forti. Individuare, insomma, un sistema sinergico complessivo di tutte le possibili fonti sul territorio lucano e in qualche modo fornire gli indirizzi per una loro regolamentazione nell’ambito di quello che sarà il più ampio piano di adeguamento delle fonti rinnovabili. I processi vanno governati e per governare i processi servono regole».
In ultimo, ma non certo per importanza, ci sono le fonti fossili, con i due giacimenti di idrocarburi della Val d’Agri e di Tempa Rossa. «Sono una risorsa importante del territorio di cui non si può fare a meno e che la Regione sta cercando di mettere a valore come dimostrato», ricorda Tricomi, sottolineando che «la vera sfida è trasferire i benefici sulla popolazione, mettendo in atto procedure per un risparmio energetico e una transizione, dal fossile alle rinnovabili».