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Ci vediamo “sopra Potenza” per le luminarie e i Turchi

Natale nel cuore del centro storico evocando, sotto il grande albero, tra chiarine e tamburisti, la Storica Parata di San Gerardo, alla ricerca dell’identità collettiva. Atmosfere, suoni e sapori di altri tempi in un puzzle della memoria da consegnare alle giovani generazioni.

di Luigia Ierace
28 novembre 2022
8 min di lettura
di Luigia Ierace
28 novembre 2022
8 min di lettura

«Ci vediamo ‘sopra Potenza’ per le luminarie di Natale e per i Turchi». Tra stupore e curiosità, sarà questo il leit motiv che accompagnerà i Potentini nelle festività natalizie. Ma cosa hanno in comune il Natale e la storica Parata dei Turchi di maggio in onore del Santo Patrono? Se lo chiederanno tutti. Praticamente nulla. Forse. Ma possono aiutarci quelle due piccole parole senza tempo e, naturalmente, nella loro inflessone dialettale, sopa Putenz’, alle quali il potentino non ha bisogno di aggiungere altro. Gli basta dire solo: “sopra Potenza” per evocare la magia di un luogo che è nel cuore dei suoi abitanti. Come un po’magiche, del resto, sono le atmosfere del Natale e un po’ magica è anche la festa di San Gerardo, ‘u prut’ttor’.

Perché è proprio in quel salire scale e scale, per raggiungere il “sopra” della città, che il suo centro antico nella sua verticalità si lascia scoprire. Passo dopo passo, o meglio gradino dopo gradino, fino ad arrivare in via Pretoria nel punto preciso dove la strada diventa un tutt’uno con piazza Mario Pagano («la più bella ed elegante piazza contemporanea», come l’ha definita Gae Aulenti che l’ha progettata), per lasciarsi sorprendere dal classico grande albero di Natale 2022 e dalle casette in legno dei mercatini natalizi nell’inedita versione di “Mercati dei Turchi” di dicembre, avvolti dai gioielli più preziosi: il teatro Stabile, il palazzo della Provincia, il palazzo dell’Ina con i suoi portici, per diramarsi in vicoli e vicoletti, piazzette e slarghi in una simbiosi perfetta di antico e moderno.

Una narrazione del Natale che, con le sue classiche attrazioni, si snoda lungo via Pretoria, da porta Salza a palazzo Bonifacio, tra negozi dal look rinnovato e un tetto di luminarie eleganti e accoglienti. In ogni angolo si respira il clima dell’attesa, a palazzo di città si allestisce il presepe monumentale realizzato dal Maestro Franco Artese. Ovunque è un pullulare di artisti di strada, clown, trucca bimbi e giochi per i più piccoli, tra piazza Sedile e Largo Pignatari. Come in ogni parte del mondo il Natale è sempre lo stesso con i suoi simboli e le sue tradizioni legate al territorio. Ma quest’anno, il racconto del Natale si arricchisce di nuove e diverse forme espressive: da video mapping storici e immagini dinamiche che ricordano i momenti salienti della Parata, alla presentazione scenografica dei costumi e dei suoi elementi chiave. Installazioni urbane, quali “iaccare” virtuali che raccontano la storia della Parata e la vita di San Gerardo, ma anche totem sonori e visivi, proiezioni sulle pareti dei più bei palazzi del Centro storico per narrare in chiave creativa e artistica l’identità del popolo potentino.

Il rullo dei tamburi e il suono delle chiarine, le tipiche street band che accompagnano la sfilata dei Turchi, scandirà il tempo dell’attesa, alternandosi a zampognari, artisti, orchestre e cori gospel, alle nenie della nascita del Bambinello. L’eterno mix tra sacro e profano che si rivive nella parata dei Turchi, dal miracolo di San Gerardo benedicente sulla nave, seguito dal popolo potentino in festa per aver salvato la città dalle incursioni saracene, al “ristoro del Turco”, un percorso enogastronomico/laboratoriale di prodotti tipici locali, unendo l’atmosfera natalizia del piccialatiedd’ (il pane da portare sulla tavola di Natale) a quelle contaminazioni arabe dei sapori antichi della cucina lucana.

Per incrementare l’attività turistica

Una commistione che suscita attesa e curiosità nella scelta coraggiosa, spiega l’assessora alla Cultura del Comune di Potenza, Stefania D’Ottavio, «di destagionalizzare la fruizione dell’epica e della narrativa della storica Parata dei Turchi attraverso un racconto permanente dell’evento culturale fatto nei momenti di maggiore afflusso turistico».

E quale momento più importante se non durante le feste natalizie e il Capodanno per farne, spiega D’Ottavio, «una proposta permanente in grado di incrementare l’attrattività turistica della città, una “infrastruttura” culturale di interesse anche turistico che ne rafforzi la reputazione e la notorietà. La storica Parata dei Turchi, per la città capoluogo è senza dubbio l’evento più importante che, nel mettere insieme elementi storici, leggendari, religiosi, di tradizione popolare e più in generale artistico-culturale, rappresenta anche il simbolo dell’intera comunità potentina. Ma non ci sarà certo una sua riproposizione nel periodo natalizio. La storica Parata si terrà sempre il 29 maggio, ma rivedremo i costumi: da quelli degli schiavi che tirano la nave, ai tamburisti, agli spadaccini. Sarti e artigiani locali riprodurranno gli abiti più importanti che saranno esposti e che sfoggeranno nei mercatini natalizi dove ci sarà anche un borgo del gusto».

Per un mese il Natale classico si fonderà con la tradizione più cara ai potentini. Prima tappa di un percorso ambizioso che vuole trasformare la Parata dei Turchi in un brand da riproporre tutto l’anno che non guarda solo ai Potenza, ma anche al suo hinterland. Il Piano triennale della Cultura del Comune prevede tra i suoi obiettivi la valorizzazione del patrimonio intangibile: riti, feste, tradizioni, celebrazioni, ricorrenze. Si parte da Natale 2022 e, in prospettiva si guarda oltre i confini della Basilicata tra ritorno alle origini e scoperta di una regione che mette in rete i suoi eventi identitari, da San Gerardo a Potenza, alla Madonna della Bruna a Matera, passando per i suoi 131 comuni. E così a Natale idealmente ci vediamo “sopra Potenza” a 819 metri sul livello del mare, in quella via Pretoria che collega la Torre Guevara a Porta Salza sino a parco Montereale. E qui possiamo evocare ricordi, rivivere la storia delle nostre origini, per tramandarla ai nostri figli e ai figli dei loro figli, come hanno fatto con noi i nostri genitori e i nostri nonni in un crescendo di emozioni che porta alla luce tasselli di memoria che si arricchiscono come in un grande puzzle nella piazza virtuale, dove la tradizione si intreccia con la modernità, dove il bianco, il nero e il seppiato, si sovrappongono con i colori dell’oggi e del domani.

«Da ragazzo – racconta Carlo Napoli, potentino emigrato a Milano dal 1957 - non c’era un giorno che non andavo sopra Potenza per fare due tre giri in via Pretoria. Mi fermavo davanti alla vetrina del negozio Avena dove nel periodo natalizio erano esposte delle belle statuine di presepio di cotto. Non le ho mai potute comprare, perché ai miei tempi al massimo qualche volta si avevano due soldi (10 centesimi). Però noi ragazzi avevamo la fortuna di abitare attaccati all’ex fornace Ierace di San Rocco dove con astuzia avevamo la possibilità di procurarci della creta o qualche mattone ancora crudo che usavamo per fare statuine, pecorelle o casette, poi cotte sotto la cenere dopo averle ben fatte asciugare all’ombra». Ma guardando al passato non si può dimenticare la tradizione del ceppo di Natale che doveva ardere nella “fucagna” (camino) dalla vigilia all’ultimo dell’anno. Riti antichi come l’affascino tra fede e magia. Croci sul capo, formule incomprensibili e sbadigli. Un rito segreto tramandato oralmente di generazione in generazione, ma solo a mezzanotte della notte di Natale. Un viaggio alla ricerca dell’identità che parla anche in vernacolo, come dimostra il sopa Putenz’ che scandisce il quotidiano del potentino. Non mancherà, infatti, nel periodo natalizio l’appuntamento al teatro Stabile per la vetrina delle compagnie dialettali. Una carrellata di scene di vita scandite dall’ironia genuina e semplice della società e della famiglia lucana. Dialetto e comicità per entrare nella memoria di un popolo e raccontarlo, anche a Natale quando si aspettavano gli zampognari che venivano a suonare la novena nelle case davanti ai presepi profumati di muschio appena raccolto.

Il citofono squilla mentre si apre il sipario di “Tre sedie e un albero”, l’ultimo lavoro che sta portando sulle piazze lucane «La Ricotta», il trio di Potenza, che ha fatto conoscere in tutta Italia con i suoi sketch la comicità potentina. «E mo’ chi è?». «Siamo gli zampognari». «Già gli zampognari!!! È già arrivato Natale!!».