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Turismo e food, insieme sono vincenti

Appunti e suggerimenti per trasformare Potenza nel perno di una nuova sfida regionale. Lo studio sull’offerta turistica enogastronomica della Basilicata.

di Sergio Ragone
24 maggio 2022
6 min di lettura
di Sergio Ragone
24 maggio 2022
6 min di lettura

La crescita della reputazione della Basilicata poggia le sue fondamenta su un terreno solido e resistente. La qualità dell’offerta turistica, unita al patrimonio immateriale e materiale, paesaggistico e culturale, fanno della Basilicata il luogo ideale per turisti e viaggiatori in cerca di esperienze uniche e sempre più affini alle proprie passioni. Tra gli elementi che rappresentano un forte attrattore delle presenze turistiche c’è sicuramente l’enogastronomia territoriale, fortemente ancorata alla tradizione e ai valori della cultura mediterranea.
Un report della FEEM, “Ecosistema del turismo enogastronomico di Basilicata. Reinventare l’offerta per ripartire #TravelTomorrow”, realizzato dai ricercatori senior Annalisa Percoco e Angelo Bencivenga, ha analizzato quello che i due studiosi hanno definito “ecosistema del turismo enogastronomico” lucano, un “modello in grado di determinare lo sviluppo locale attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori essenziali allo sviluppo olistico del territorio”.
Nella costruzione delle strategie del settore, dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria che ha fortemente ridimensionato viaggi ed esperienze di convivialità, diventa oggi fondamentale riprogrammare le azioni e orientarle sul doppio binario della sostenibilità e della sicurezza. Su questi due grandi temi è evidente che un territorio come quello lucano può giocare un ruolo da protagonista nel panorama internazionale, facendo leva sulla sua tradizione enogastronomica che ne racconta storia e può determinare il futuro.
Come sostengono Bencivenga e Percoco, “il turismo enogastronomico rientra in quelle che vengono considerate le nuove tendenze del mercato turistico, una tendenza sempre più importante per una destinazione. Dal lato dell’offerta esistono sistemi territoriali che hanno incentrato la propria attrattività sulle produzioni tipiche e sulla qualità della propria ristorazione e altri, al contrario, in cui l’offerta enogastronomica, pur essendo cresciuta negli ultimi anni, mantiene sempre un ruolo secondario rispetto ad altre motivazioni di viaggio. L’offerta enogastronomica si compone di prodotti, processi di erogazione, somministrazione e vendita, di strutture e di persone, si tratta essenzialmente di un sistema di filiere; a comporre il sistema di offerta enogastronomica territoriale concorrono, oltre ai prodotti tipici e alle tradizioni gastronomiche, anche le strutture ristorative, il sistema dell’ospitalità, il tessuto commerciale, le strutture di accoglienza e di orientamento, le manifestazioni e gli eventi dedicati. Alla base di tutti questi aspetti risiede uno di quei fattori che orienta la domanda ed è in grado di incidere significativamente sulla percezione del luogo e della qualità dell’offerta turistica, ovvero il paesaggio. La qualità dell’offerta enogastronomica è indissolubilmente legata alla qualità paesaggistica del luogo e non può essere valutata se non in rapporto ad essa. Ciascuna di queste componenti contribuisce a determinare l’attrattività dell’offerta enogastronomica e influenza, in virtù dei propri livelli qualitativi, la qualità olistica del territorio, qualità del territorio che influenza a sua volta tanto l’immagine turistica della destinazione quanto la stessa esperienza turistica. La crescente importanza che il turismo enogastronomico sta assumendo nell'ambito delle politiche di sviluppo locale è un fenomeno che non può essere spiegato facendo esclusivamente riferimento alle dinamiche espansive di questo segmento della domanda o alle ricadute economiche e occupazionali che è in grado di determinare. Ciò che caratterizza il turismo enogastronomico è la sua dimensione territoriale, la sua capacità di esprimere e sintetizzare l'essenza dei luoghi”.
Il contesto di riferimento è indubbiamente segnato ancora dalla ripresa delle piene attività dopo la lunga chiusura determinata dalla pandemia da Covid-19. La nuova fase di convivenza con il virus, possibile grazie all’imponente campagna di vaccinazione, si presenta come del tutto inedita ma con alcuni elementi interessanti sui quali costruire le nuove strategie.

I risultati dello sviluppo territoriale

A dare maggiore forza al settore lucano del food è arrivato lo studio elaborato e diffuso da Confartigianato Imprese, che fa registrare alla Basilicata nel 2021 un netto +62% nell’export dei prodotti agroalimentari, rispetto all’anno 2019, ossia pre-pandemia. Il dato acquisisce ancora più valore se consideriamo il fatto che le imprese alimentari artigiane lucane sono circa 650 (400 in provincia di Potenza e 250 in quella di Matera), oltre a quelle del settore commerciale iscritte all’Albo artigianato che si occupano di vendita diretta, pari a un altro migliaio di unità. Questo trend in netta crescita è stato salutato positivamente anche dal presidente Bardi, il quale in un comunicato ha dichiarato che “si tratta di un risultato straordinario per l’economia e lo sviluppo del nostro territorio, che è al centro del piano strategico regionale. Investire su chi produce in Basilicata è il centro dell’azione amministrativa di questa giunta. Il governo regionale è convinto che la Basilicata abbia ancora ampi margini di potenziamento della rete delle imprese micro, piccole e artigianali del settore alimentare, da collegare sempre più alle filiere qualitative delle produzioni agricole e zootecniche di cui è ricco il territorio lucano”.
Visto il contesto e le enormi potenzialità del settore, non ci sembra quindi lunare pensare che proprio su Potenza si debba dar vita ad un appuntamento, magari con scadenza annuale, di discussione, formazione ed esposizione delle eccellenze enogastronomiche territoriali, a tutti gli effetti un fortissimo attrattore turistico che, però, ancora non riesce a diventare sistemico. Potenza, città capoluogo alla perenne ricerca di un’ identità turistica, può diventare così il perno sul quale far girare il settore del turismo enogastronomico, diventando anche luogo di studio, riflessione, sperimentazione ed innovazione. La presenza dell’Università, di enti di ricerca, di istituti scolastici e dei vertici delle maggiori categorie del segmento conferiscono alla “città verticale” tutte le caratteristiche per diventare il luogo ideale di questa idea che ha bisogno di gambe forti, respiri profondi e visioni più lunghe di un mandato elettorale per poter diventare cosa concreta e possibile.