I giovani agricoltori scommettono sulla Basilicata
Fare impresa nella regione si può. Storie di talenti lucani che hanno puntato sul proprio territorio e sulle proprie idee, hanno corso rischi e, con il loro lavoro, hanno lasciato il segno.
L’idea dell’agricoltura, e dell’agricoltore, è spesso associata alla tradizione e all’antichità, a strumenti pressoché rimasti immutati nel tempo. Priva di innovazione e nuove idee. Nulla di più riduttivo che associare l’agricoltura al semplice “zappare la terra”. A zappe, rastrelli e arati. Sì, anche, e soprattutto, l’agricoltura può essere innovativa. Può essere fonte di ispirazione, stimolo per mettersi in gioco. Una sfida per i giovani, che possono e devono investire nel settore - erroneamente considerato superato e privo di incentivi.
Il Bando del PSR, per iniziare
Basta la risposta al Bando 6.1 (Primo insediamento) del Programma di Sviluppo Rurale della Basilicata a dimostrarlo. Da novembre, infatti, quando è stato pubblicato, sono arrivate più di 400 domande di partecipazione per il periodo 2014-2022. Il bando prevede 15 milioni di euro di dotazione finanziaria ed è rivolto ai giovani tra i 18 e i 40 anni di età che si cimentano nel settore. Un utile strumento che ha il duplice scopo di offrire un’opportunità ai giovani talenti lucani e favorire il ricambio generazionale del settore agricolo - e sappiamo quanto ne può avere bisogno. Di esempi di giovani talenti ce ne sono, le cosiddette “best practices”. Storie di giovani lucani che hanno lasciato il segno con il loro lavoro, che hanno corso rischi, scommesso sul proprio territorio e sulle proprie idee. Storie di amore per il territorio e i prodotti della terra, storie di passione e dedizione, storie di chi ci ha creduto.
Ecologia e innovazione per proteggere la pera signora
Domenico Mele, agronomo e imprenditore, si è impegnato nel recupero e nella valorizzazione della cosiddetta “pera signora”, una varietà di pera della Valle del Sinni e dei comuni a ridosso del Parco Nazionale del Pollino. La peculiarità della pera signora sta nel suo colore rossastro e nella sua breve vita: se infatti non viene raccolta entro una ventina di giorni, cade al suolo. L’azienda “Mele” raccoglie il meglio del passato e del futuro. Da un lato, dal 2019 promuove lo stile di vita del passato, in cui gli anziani raccontavano storie ai più piccoli attorno al fuoco. Dall’altro, è una smart green farm, e ha creato una forma di economia circolare usando compost aziendale ed essiccatori, utilizzando gli strumenti messi a disposizione della regione (sottomisure 6.1 e 16.4 del PSR della Basilicata). La pera signora era già a rischio di estinzione nel 1950. Dal 2014, però, grazie al Presidio Slow Food, la piccola pera è conosciuta anche al di fuori non solo dei confini regionali, ma nazionali. Durante il Salone del Gusto di Bruxelles è stata premiata come migliore pratica agro-ecologica.
La Basilicata come la Provenza: la lavanda di Lavello
Il progetto di Savino Francesco Buldo è nato quasi per caso, navigando su internet. I campi di lavanda della Provenza sono stati per lui fonte di ispirazione. Perché non farli anche qui, a Lavello? Perché non replicarne i panorami mozzafiato, degni di un servizio fotografico, e ambita meta turistica? Olive, pesche, pomodoro, cereali legumi. E ora, anche la lavanda, perfettamente adatta al clima lucano. Col supporto dei fondi del PSR, Francesco ha reso l’azienda - eredità paterna - multifunzionale. Il nome è “Bloom”, “fioritura”. Una metafora che per Savino Francesco e sua sorella Alessia indica il momento più alto, più bello, della realizzazione del lavoro: quando puoi, finalmente, vederne i risultati. Un risultato, nel caso della lavanda, spettacolare. Un ettaro dei terreni dell’azienda Bloom è dedicato alla lavanda, da cui vengono tratti olii essenziali, sacchetti profumati e soprattutto miele, alimento dalle molteplici qualità. Nulla vieta di allargarsi anche ai prodotti alimentari e cosmetici, e rendere i campi di lavanda di Lavello una locationaffascinante quanto la Provenza.
I piccoli ma preziosi frutti del Vulture
“I frutti della salute”, questo il nome dell’azienda della famiglia di Letizia Asquino di Rionero, famiglia di imprenditori prima edili, poi agricoli. Letizia, dopo anni in Emilia-Romagna, è tornata nella propria terra d’origine, dove ha affrontato una nuova sfida, anche con l’ausilio del PSR. I piccoli frutti sono coltivati dall’azienda alle pendici del Vulture, il cui microclima e terreno sono perfetti non solo per viti, olive e grano. La famiglia di Letizia ha dedicato 7 ettari di terreno alla coltivazione di frutti di bosco, un vero tesoro della terra: naturalmente senza glutine, ricchi di vitamina C, fibre, sali minerali e sostanze fenoliche. Un prodotto di prima scelta. L’azienda riutilizza le bottiglie di plastica per fare delle trappole per insetti, non tratta i terreni e utilizza l’impianto di irrigazione a goccia per evitare sprechi d’acqua. Anche la raccolta dei frutti e la pulizia delle piante è fatta rigorosamente a mano, data la delicatezza dei frutti. È rispettato il ritmo delle stagioni: la raccolta inizia a giugno e, se il clima lo permette, può terminare anche a dicembre. Un vero esempio di riciclo e riutilizzo, modello virtuoso per tutti.
Fare impresa in Basilicata si può, e lo dimostrano queste storie di innovazione, sostenibilità, passione e dolci promesse.