Sognava l’avventura glamour del fashion e l’istituto tecnico industriale di Moliterno con quell’indirizzo di moda offerto agli studenti della Valle, sembrava fatto apposta per coltivare i suoi progetti. Ma l’adolescenza è piena di mutamenti e lo studio genera nuove passioni. Angelica Fronzaroli ha oggi 22 anni, era ancora una studentessa al terzo anno delle superiori, una ragazza di Marsicovetere, papà geologo e mamma casalinga, quando ha scoperto la chimica e i suoi infiniti mondi. Divertimenti da laboratorio, all’inizio, e qualche formula da mandare giù a memoria. Non sapeva ancora che per le si stava aprendo un futuro pieno di possibilità.
Avevi 16 anni Angelica, vuoi raccontarci?
«È capitato che al terzo anno ho cambiato indirizzo di studi e ho scelto il chimico. Proprio alla fine di quell’anno scolastico è arrivata alla scuola, non solo a quella che frequentavo io, anche ad altre, una richiesta di selezione per un apprendistato da fare all’Eni. Io ho partecipato».
Solo tu?
«La mia classe era formata da otto persone, 6 del chimico, abbiamo partecipato tutti, era uno stage retribuito d’estate che poi abbiamo continuato, in quaranta circa».
E poi sei stata assunta?
«Sì, finito l’apprendistato e la scuola sono stata assunta, io e altri venti ragazzi. A tempo indeterminato. Lavoro al Cova, sono un operatore di produzione esterno».
Cioè?
«Svolgiamo controlli in campo all’interno del Centro Olio, tutti nella Valle ci conoscono come “quelli che girano le valvole”, è anche divertente sentirselo dire e tutto sommato è una sintesi felice della nostra attività. Ma non è solo questo, siamo delle sentinelle, siamo gli occhi dei quadristi, cioè gli operatori della sala controlli, l’anello di base della catena del monitoraggio. Siamo centrali, nel senso che segnaliamo se ci accorgiamo che qualcosa non va e siamo inviati sul posto se dalla sala controlli ci indicano una necessità».
L’unica ragazza?
«No, ce n’è un’altra più piccola, ha vent’anni, siamo 12 ragazze su un totale di 60 operatori, lavoriamo per turni, anche la notte e nei festivi».
E ti pesa questa cosa?
«Assolutamente no, la mia ambizione è crescere in azienda, ho trovato un’accoglienza straordinaria e una realtà lavorativa piena di stimoli».
In pratica, Angelica, non hai mai avuto il problema di doverti cercare un lavoro dopo il diploma?
«Praticamente no, ho lasciato la casa di mamma e papà, mi sono trasferita a Viggiano, vivo lì. Ho potuto farlo, sono autonoma. Ho un solo rimpianto, avrei voluto studiare geologia, mi ero iscritta alla Federico II di Napoli, a novembre del primo anno mi arriva la chiamata di Eni e sono rientrata in Basilicata. A distanza studiare è complicato, vediamo se riuscirò a continuare».
Tuta blu, guanti bianchi e caschetto giallo d’ordinanza, Angelica cammina spedita nella grande città di tubi, condotte, serbatoi, sensori, camini, valvole che è il Cova. Il Centro Olio ha le strade, le scale, le passerelle, i ponti, sembrano dei quartieri perché l’impianto è cresciuto negli anni, fino ad arrivare alla parte ultima, la quinta linea. Un gigantesco labirinto d’acciaio dove il greggio compie la sua corsa fino al primo trattamento.
Ti chiedono i tuoi amici cosa fai qui?
«Eni già da qualche anno ha abbassato il muro e ha aperto le porte. Ha fatto bene, la sicurezza qui è davvero un valore ed era giusto che ne fossero conosciuti i processi per abbattere molti pregiudizi. Questo è un ambiente sicuro, anche noi operatori, interni ed esterni, siamo tutelati e garantiti da sistemi di sicurezza grazie alle tecnologie digitali. Il mio casco ha un sensore, ad esempio e anche quest’apparecchietto qui, allacciato alla cintura, è collegato al sistema di smart safety, per segnalare situazioni di rischio e garantire interventi immediati in caso di necessità».
Dove mi stai portando, Angelica?
«Che ne dici, facciamo un giro nella zona caldaia? Produciamo l’energia che ci serve, ti spiego come. Poi ti porto a Monte Alpi, le vedi quelle colonnine di disidratazione, il gas passava attraverso dei setacci molecolari…».
Spiega bene Angelica, la moda non è un rimpianto.