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La missione trasversale del PNRR

È la digitalizzazione uno dei pilastri su cui punta il Piano. L’obiettivo è facilitare la Pubblica Amministrazione, l’industria, il turismo, allineandosi agli obiettivi di trasformazione digitale entro il 2030 fissati dalla Commissione europea.

di Luca Grieco
22 aprile 2022
6 min di lettura
di Luca Grieco
22 aprile 2022
6 min di lettura

“Datemi una leva e solleverò il mondo”. Frase celebre, che la tradizione attribuisce ad Archimede. Non ce ne voglia il grande matematico ma, oggi, non è iperbolico parafrasarla così: “datemi la digitalizzazione e (ri)solleverò l’Italia”. Ma, in fondo, non è forse la digitalizzazione solo la prima delle sei missioni di cui si compone il Piano nazionale di ripresa e resilienza? Perché è un asset così importante per l’Italia che verrà?

La missione trasversale

Si legge nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che “lo sforzo di digitalizzazione e innovazione è centrale in questa Missione (la prima, NdR), ma riguarda trasversalmente anche tutte le altre. La digitalizzazione è infatti una necessità trasversale”. Necessità trasversale. E che significa? Ma andiamo con ordine.

Il PNRR è stato paragonato, con un certo entusiasmo, al piano Marshall. Ovviamente si tratta di due misure diverse, così come lo sono gli ambiti di applicazione e le tipologie degli aiuti. Il paragone, però, aiuta a capire le dimensioni e l’impatto del PNRR, che resta un intervento senza precedenti e che mette in campo - considerando anche le risorse del Fondo complementare - 222,1 miliardi di euro. E quindi la digitalizzazione è “trasversale”. Del resto, la transizione digitale è gemella di quella ecologica e (non si tema l’iperbole) probabilmente è la prima ad essere presupposto necessario della seconda. E sì, perché – e questo lo abbiamo visto – non c’è ambito, che sia produttivo o sociale, che non sia interessato dall’emergere e dal rafforzarsi delle nuove tecnologie digitali. In pandemia son diventati, ironicamente, virali gli aperitivi e le cene on-line, tanto per dirne una.

PA e competenze digitali

Però la digitalizzazione è qualcosa di (molto) più profondo che passa soprattutto per i processi produttivi, per le infrastrutture, per il turismo. Ecco, allora, cos’è questa “necessità trasversale” di cui parla il PNRR. Dando un’occhiata alle tre componenti in cui è strutturata la prima Missione, l’elefante nella stanza sembra essere “digitalizzazione, innovazione e sicurezza nelle PA”. Non è un segreto che le procedure della Pubblica Amministrazione siano, alle volte, eccessivamente macchinose e lunghe. Se in una situazione di relativa normalità tali lungaggini rappresentano un fastidio, è stato evidente, nell’ora più buia della pandemia, quanto fosse breve il passo da semplice fastidio a problema urgente, almeno in ambito economico e sanitario. E se, da un lato, il PNRR mira esplicitamente a dare vita ad una alleanza tra cittadini e imprese, dall’altro lato resta il problema delle competenze. In soldoni: anche se compri una Ferrari, se non sai guidarla resta a prendere polvere in garage.    
Stando al DESI 2021 (il rapporto della Commissione europea relativo all’Indice di digitalizzazione dell'economia e della società), i dati ci dicono che, nella fascia d’età 16-74 anni, meno della metà della popolazione italiana possiede competenze digitali di base (42%) contro una media Ue del 56%. Ancora, l’1,3% dei laureati nostrani sceglie discipline ITC contro il 3,9% dell’Unione. E il PNRR, infatti, parla proprio di “alfabetizzazione digitale del Paese”. Entrano in campo politiche di up e reskilling. In sostanza, bisogna sì incentivare la scelta di percorsi STEM da parte degli studenti (la percentuale di donne che scelgono di laurearsi in materie STEM è inferiore a quella degli uomini) ma anche fornire agli oltre 3 milioni di dipendenti della PA italiana le adeguate competenze (se non presenti) per vincere la sfida della digitalizzazione.

Obiettivi italiani ed europei

Le altre due componenti dalla Missione 1 riguardano “Digitalizzazione, innovazione, e competitività nel sistema produttivo” e “turismo e cultura”. Il piano “Transizione 4.0”, in seno al PNRR, “fornisce nuovo impulso alla transizione digitale delle imprese e al tasso d’innovazione del tessuto industriale e imprenditoriale del Paese”. Collegamenti veloci e banda larga sono due dei pilastri su cui si basa il piano, considerando che competitività e sostenibilità sono direttamente proporzionali all’aumento di produttività e alla maggiore efficienza garantite dall’impulso alla digitalizzazione. La fatturazione elettronica, ad esempio, è prassi consolidata per le aziende italiane che devono fare passi avanti, per dirne due, nell’utilizzo di big data e di servizi cloud avanzati. Sullo sfondo c’è sempre il Digital Compass della Commissione europea, presentato il 9 marzo del 2021, che pone gli obiettivi di trasformazione digitale degli Stati membri entro il 2030. Digitalizzazione dei servizi pubblici e trasformazione digitale delle imprese sono tra questi, assieme naturalmente alla necessità di creare e/o rafforzare le competenze esistenti. Si capisce come la Missione 1 del PNRR vada oltre i confini dello stesso andando ad intrecciarsi con quelle che sono e dovranno essere le buone prassi del decennio digitale europeo.

E poi c’è il turismo

Ultima componente, last but not least, della Missione 1 riguarda dunque turismo e cultura, ed è facile intuirne l’importanza per l’Italia. Il comparto turistico, in Italia, vale il 7% del Pil nazionale. Il PNRR mira a digitalizzare il patrimonio culturale italiano, rendendolo fruibile, accessibile e anche sostenibile da un punto di vista energetico. Ovviamente tutto ciò si interseca con l’importanza delle infrastrutture fisiche, fosse solo per evitare, in quei gioielli che sono i piccoli borghi italiani, di improvvisarsi rabdomanti in cerca di un po’ di linea telefonica. Se l’obiettivo di creare un “hub del turismo digitale” può sembrare ambizioso, non bisogna dimenticare che perdere il treno verso gli obiettivi digital del 2030 significa restare indietro rispetto all’Europa in un periodo storico in cui i treni sono molto veloci. La trasversalità della Missione 1 la rende cruciale. E, se la sfida posta dalla transizione ecologica è stata definita come la più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato, è evidente come quella digitale possa risultare a tratti altrettanto insidiosa. Ma è una sfida che è possibile vincere, grazie a quella resilienza che gli italiano hanno ampiamente mostrato di possedere.