Hand and futuristic smartphone in double color exposure effect

Matera, dalla sperimentazione 5G alla Casa delle tecnologie emergenti

Il progetto è stato realizzato, grazie a un bando Mise, con un investimento di 60 milioni e con 70 esempi applicativi. Cosa resta oggi e cosa si intravede per il futuro.

di Lucia Serino
22 aprile 2022
7 min di lettura
di Lucia Serino
22 aprile 2022
7 min di lettura

Era l’anno in cui tutto accadeva a Matera. Il futuro non era solo un’idea, ma una realtà che si manifestava in anticipo, con assaggi di quello che poteva essere, in un luogo antico e insieme visionario. E il futuro aveva bisogno di binari veloci su cui trasportare novità. Il ministero dello Sviluppo economico lanciò un bando, nel 2017, per la sperimentazione del 5G in alcune città italiane. Matera non poteva mancare, era già sul tetto dell’Europa, a un passo dalla scommessa del 2019. Tim, Fastweb e Huawei si aggiudicarono il bando per la sperimentazione a Matera e Bari, garantendo la copertura integrale 5G delle due città per testare la nuova tecnologia basandola sulle esigenze dei territori. Bari avrebbe avuto uno dei primi porti 4.0 d’Italia, con una gestione più efficiente della logistica e dei trasporti. A Matera, capitale europea della cultura 2019, si puntò sulla virtualizzazione e ricostruzione 3D di siti archeologici e musei, con visite virtuali ai Sassi, al Parco della Murgia Materana e alle numerose chiese presenti sul territorio. Via via gli ambiti di applicazione si allargarono e furono proposte esperienze significative come quello dell’e-learning ospedaliero (attuato con l’Istituto Comprensivo “E. Fermi” di Matera, con la teledidattica per gli allievi ricoverati presso gli ospedali di Matera e Potenza) o le applicazioni in agricoltura 4.0, con un progetto curato dall’Unibas per testare la connettività delle macchine agricole a guida autonoma. Settanta in tutto gli esempi in ambiti di intervento aperti sulle frontiere più innovative della vita digitale di questi anni: smart city, public safety, monitoraggio ambientale, industry 4.0, sanità 5G, ma anche media education e realtà virtuale, automotive, mobilità e sicurezza stradale. Un grande impulso all’Internet of things. Un’idea di quello che si poteva fare fu presentata il 9 settembre 2018 alla Fiera del Levante a Bari all’allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. La sperimentazione sfruttava le frequenze di spettro 3.7 - 3.8 GHz messe a disposizione dal Mise. Si coordinarono 52 soggetti nazionali e internazionali, tra cui centri universitari di eccellenza, primarie aziende del settore ICT e imprese operanti in mercati verticali a forte impatto economico e sociale, con l’obiettivo di raggiungere molteplici traguardi anche in anticipo rispetto alle tempistiche dell’Action Plan 5G della Commissione europea

 

Una piattaforma aperta ed estesa di innovazione digitale

Un grande laboratorio di innovazione digitale con la costituzione di una piattaforma aperta, in grado di accogliere iniziative di altri soggetti (pubbliche amministrazioni, partner tecnologici ed industriali), per lo sviluppo di servizi e applicazioni supportate dalla rete ultraveloce. La sperimentazione fu resa possibile grazie all’installazione di diverse decine di piccole antenne a bassa potenza e con limitato impatto ambientale (chiamate “small cells”), collegate alla rete in fibra ottica. La prima antenna fu accesa a Matera in via Carlo Levi, e mai scelta fu più simbolica. Nel corso dei test di laboratorio per la sperimentazione, il 5G raggiunse la velocità record di 3 Gigabit al secondo e ridottissimi tempi di latenza radio dell’ordine di due millisecondi. A Matera fu installato un apparato radio dotato di tecnologia “Massive-MIMO”, ovvero un’antenna capace di gestire contemporaneamente decine di segnali radio in entrata e in uscita, in grado di adattarsi dinamicamente alla posizione dei singoli utenti e alla domanda di traffico.

Cosa resta di quell’esperienza? Il modello di “cosa si può fare” ha anticipato una delle missioni chiave del PNRR, quella della transizione digitale che proprio in Basilicata dovrebbe essere favorita dal completamento della banda larga e della banda ultralarga in tutta la regione entro la fine del 2022. La crisi pandemica ha poi posto alcuni bisogni nell’ambito dell’assistenza sanitaria e non a caso il piano di riforma annunciato dai vertici di via Verrastro assicura, almeno nelle intenzioni, ampio ricorso a servizi di telemedicina. A Matera, in particolare, l’eredità di quella sperimentazione è il successivo accordo per la nascita della Casa delle tecnologie emergenti (Ctemt), la prima in Italia, siglato, ad agosto 2020, tra Comune, Cnr, Università della Basilicata e Politecnico di Bari grazie al decreto del 26 marzo 2019, sempre del Mise. “Trasformiamo la visione in azione”, commentò l’ex sindaco Raffaello De Ruggieri.

I progetti futuri: dove stiamo andando
Eravamo alla prima tregua estiva del Covid. Poi il sindaco cambiò, la pandemia riprese a galoppare, i progetti, fermi, accompagnavano la speranza della ripartenza, a piccoli passi si coltivava e si coltiva ancora (con qualche difficoltà operativa) l’obiettivo di trasformare Matera in un centro di riferimento internazionale per l’applicazione in ambito urbano delle tecnologie emergenti: intelligenza artificiale (AI), Blockchain, Internet delle Cose (IoT) e 5G. Per fare cosa? Il primo gruppo di attività pianificate nell’ambito della Casa delle tecnologie emergenti prevede la realizzazione del “Gemello Digitale” della città, con interventi “hardware”, consistenti nella realizzazione di un’infrastruttura tecnologica per l’acquisizione di dati e di informazioni derivanti dai diversi livelli di cui si compone l’organismo urbano, e interventi “software”, che mediante l’analisi, la gestione e l’elaborazione dei dati, consentono di costruire modelli, sistemi e servizi innovativi. Il secondo gruppo di attività prevede la realizzazione della “casa” vera e propria, ovvero un immobile attrezzato con diversi laboratori di innovazione: uno dedicato al settore audiovisivo, all’extended reality e alle tecnologie per le riprese 3D; uno dedicato alla blockchain; uno alla robotica avanzata per lo sviluppo di strumenti e sistemi IoT; uno alle applicazioni del 5G e alle valutazioni che accompagnano lo sviluppo di questa tecnologia, e infine uno alle ricadute industriali del “Gemello Digitale”.
Un terzo gruppo di attività riguarda la creazione di competenze nel territorio e l’attrazione di talenti mediante un’offerta formativa dedicata. A livello base, è previsto un programma di alfabetizzazione e di “avvicinamento” alle tecnologie emergenti in tutte le scuole della città di Matera. A livello universitario e post-universitario sono stati immaginati corsi e iniziative dedicate allo sviluppo di competenze specialistiche.

Una città da sempre intelligente

Al momento siamo a singole iniziative che attendono di essere messe a sistema. Matera è da sempre città intelligente, sin da quando il bisogno sfruttò la conformazione dei Sassi per un sistema unico di raccolta delle acque. Ora attende il suo modello cyber, identico a quello reale, alimentato da informazioni continue, per prevedere scenari ed eventi futuri e quindi orientare azioni di messa in sicurezza in caso di incursioni terroristiche, cyber attacchi, disastri climatici, per assicurare ecologia locale, produzione di energia, efficienza energetica, servizi sanitari, migliorare l’offerta culturale e la qualità della vita: se il mondo non impazzisce, potrebbe anche essere migliore.