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Cybersecurity, gli attacchi non sono solo a Terra

Il ritorno della stagione dei conflitti pone con urgenza il tema della regolamentazione dello Spazio. Attualmente sono 11.800 i satelliti in orbita intorno alla Terra. Nei prossimi anni il loro valore aumenterà ancora. Ecco perché possono diventare terreno di scontro.

di Mario De Pizzo
22 aprile 2022
5 min di lettura
di Mario De Pizzo
22 aprile 2022
5 min di lettura

Il conflitto in Ucraina non è soltanto la classica guerra di aggressione. L’invasione dei confini di Kijev da parte delle Russia e l’artiglieria sul campo non rappresentano l’unica offensiva mossa da Mosca. Si è parlato a lungo di guerra ibrida. E cioè di un conflitto consumato anche attraverso attacchi cyber, propaganda, ingerenza e finanziamento di attività politiche di partititi europei da parte della Russia, influenza e squilibri del mercato delle materie prime. I teatri dei conflitti ibridi sono destinati ad espandersi addirittura allo Spazio, ai corpi celesti. E in un futuro imminente. Anzitutto per un fattore economico. Prima dell’invasione dell’Ucraina, diverse stime prevedevano che la Space Economy avrebbe raggiunto il trilione di dollari entro il 2040. Lo Spazio è dunque una risorsa per ogni nazione, sebbene esuli dalle sovranità nazionali. ll cosmo è integrato nei programmi di difesa e sicurezza di tutte le grandi potenze. Nello Spazio proliferano applicazioni a uso duale, e cioè civile e militare. Satelliti, infrastrutture sensibili per le comunicazioni, per il monitoraggio dell’ambiente, per i servizi finanziari. Dai satelliti dipendono le telecomunicazioni, la geolocalizzazione, e quindi il controllo del traffico aereo e navale.  E fanno parte dell’infrastruttura spaziale anche i razzi, le stazioni orbitanti, i sistemi aerei senza equipaggio, le sonde spaziali. Nei fatti, si tratta di presidi di sicurezza per ogni singolo stato.
Attualmente sono 11.800 i satelliti in orbita intorno alla Terra. Nei prossimi anni il loro valore e il loro impiego aumenterà ancora. Ecco perché sono suscettibili di attacco e possono diventare terreno di scontro per nuovi conflitti tra potenze. 
I programmi spaziali non coinvolgono più solo i governi, ma anche soggetti privati. Molte aziende hanno già creato in orbita costellazioni di piccoli satelliti, importanti anche per l’Internet of Things. Ma i dati satellitari sono utili per tutti i settori economici, a cominciare dall’agricoltura.
E c’è poi l’affascinante crescita del turismo spaziale, che nei prossimi decenni porterà sulla luna – si spera – non solo cittadini privati super facoltosi.
Ad ogni modo, bisogna chiarire che l’attacco ad un satellite in orbita non colpirebbe solo il satellite stesso, ma tutte le applicazioni e le strutture a terra a esso collegate.
Ci sono diversi segnali di uno scontro già in atto in realtà. Un audit dell’agenzia spaziale statunitense, la NASA, a giugno 2021 ha identificato oltre 6.000 incidenti di sicurezza informatica che hanno preso di mira l’organizzazione negli ultimi 4 anni. Solo nel 2020 se ne contano 1.785, con circa 3.000 siti web hackerati e 42.000 set di dati resi accessibili pubblicamente. Tutto ciò significa che “i tentativi di rubare informazioni critiche stanno aumentando sia in complessità che in gravità" e “la capacità dell’agenzia di rilevare, prevenire e mitigare gli attacchi è per ora limitata”.
L'Italia è il quinto Paese al mondo, il secondo in Europa, per investimenti nella space economy in rapporto al Pil. Un settore molto promettente per la nostra economia, dichiarato strategico dal PNRR, e che a maggior ragione ha bisogno, per proliferare, di protezione.
Il ritorno della stagione dei conflitti pone quindi con urgenza il tema della regolamentazione dello Spazio. E non è un caso che la “corsa allo Spazio” fu uno dei principali terreni di scontro durante la guerra fredda. Bisogna dunque evitare, un pericoloso ritorno al passato.
Già nel 1961 il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, in un discorso alle Nazioni Unite sottolineò l’esigenza di “riservare il cosmo per usi pacifici, vietando l’uso di armi di distruzione di massa nello Spazio o sui corpi celesti, e schiudendo i misteri e i benefici dello Spazio a ciascuna nazione”.
Sebbene manchi un quadro chiaro di norme condivise, alcuni trattati internazionali sono tuttavia in essere. Ad esempio, l’accordo sulle attività degli Stati sulla Luna e sugli altri corpi celesti (Agreement governing the activities of States on the Moon and other celestial bodies) firmato il 18 dicembre 1978. Il problema è che è stato ratificato solo da 18 Stati. E tra questi non figurano le super potenze spaziali: Stati Uniti, Russia e Cina.
L’agenzia Onu per lo Spazio, poi, ha pubblicato nel 2018 alcune linee guida per le attività oltre la Terra.
La commissione europea ha colto il rischio che lo Spazio diventi la nuova frontiera per la cybersicurezza e ha lanciato il programma 7schield. Un progetto che mira al rafforzamento della sicurezza e della resilienza dei sistemi spaziali europei. Attività di prevenzione e capacità di risposta ad eventuali minacce. A livello aggregato, lo scorso anno i paesi europei hanno stanziato più di 11 miliardi per la Space Economy. L’esigenza di una maggior tutela è sotto gli occhi di tutti.
Alla luce di quello che stiamo vivendo, appare sempre più chiaro che  nessun nuovo ordine mondiale sarà possibile se non contemplerà anche il cosmo. La pace, dunque, non avrà bisogno solo della difesa dei confini territoriali, ma di concordia e sicurezza anche tra le stelle.