Avviare una nuova impresa al Sud non è mai stato così conveniente, a patto di avere idee ad alto contenuto tecnologico. La spinta allo sviluppo dopo la fase dei ristori.
Imprese e sviluppo, parte la fase B dopo i due anni di ristori causa Covid. La Regione Basilicata ci prova. Prova a dare un impulso agli investimenti accompagnando il sistema delle imprese sul piano dell’innovazione. È questa parola - l’innovazione - che fa la differenza. Spesso si passa la vita a coltivare un sogno, ognuno ha la sua storia, di famiglia o di new business. O si ha un’impresa matura non più al passo dei tempi. È incoraggiante sapere che avviare una start up o innovare un’impresa già esistente non è mai stato così conveniente come oggi, soprattutto al Sud. Attenzione, però, all’idea da proporre. Per accedere alle facility dei numerosi bandi europei, nazionali e regionali, molti dei quali arrivano a una percentuale dell’80, 90 per cento a fondo perduto, c’è bisogno di una “ragione sociale” innovativa ad alto contenuto tecnologico. Una sfida per l’economia dei nostri tempi, favorita e incentivata da tutti i governi competitivi con processi amministrativi veloci e semplificazioni fiscali. L’ultima novità presentata dalla Giunta Bardi si chiama IncHUBatori ed è stata immaginata in sinergia con Sviluppo Basilicata, con il supporto scientifico dell’Università e l’accompagnamento fornito dalla Fondazione Giacomo Brodolini. Il progetto ne rimodula uno precedente per rispondere in maniera più efficace alle esigenze post-pandemia delle imprese e segna l’avvio di una nuova fase di lavoro per accompagnarle al rilancio e alla competitività sui mercati. Insomma, dopo gli aiuti e i ristori per la pandemia arriva la spinta allo sviluppo. Sei i cluster regionali individuati: aerospazio; automotive; bioeconomia; energia; industria culturale e creativa; turismo. “La nostra ambizione – commenta Gabriella Megale, amministratrice di Sviluppo Basilicata - è di contribuire a realizzare dei “dimostratori” di percorsi virtuosi, in grado di trasmettere fiducia tra i nostri titolari di impresa con i piedi ben saldi nel terreno delle sfide attuali per costruire il futuro”.
Come ha sottolineato Raffaele Paciello (Fondazione Brodolini) nel corso della conferenza stampa di presentazione, lo scopo fondamentale è quello di introdurre un modello e un metodo innovativi, da sperimentare entrambi attraverso la partecipazione di 30 aziende, da individuare in tutte le aree regionali che saranno oggetto di una specifica suddivisione in gruppi di lavoro. Tra gli ambiti progettuali ci sono la digitalizzazione, il trasferimento tecnologico e le start up, l’accesso alle catene del valore e l’internazionalizzazione.
“Essere una start up innovativa - spiega Teresa De Bonis, di Serea, unico incubatore certificato dal Mise in Basilicata - non significa soltanto avviare una nuova società ma introdurre sul mercato un prodotto/servizio nuovo, introdurre nuovi processi, insomma un progresso. Anche i requisiti sono diversi rispetto a una start up tradizionale”. Il riconoscimento ministeriale a Serea è arrivato a febbraio di due anni fa. “Eravamo all’inizio della pandemia, molte idee, numerosi progetti e grandi opportunità sono nate proprio in quel periodo. C’è bisogno di molta comunicazione innanzitutto, nel senso che avere accesso sistematico alle informazioni sulle numerose possibilità di incentivi non è scontato per chi voglia mettersi in gioco. Noi siamo un incubatore di terza generazione, caratterizzati cioè dalla specializzazione dei servizi di supporto per l’accesso al mercato, per la cooperazione nell’ambito di cluster e network e nell’acquisizione di uno stile di gestione imprenditoriale. I clienti sono imprese neonate, spin-off e imprese mature. Supportare le imprese tecnologiche e innovative significa generare valore in una comunità”.
Sono 33 le start up incubate o accelerate nel portafoglio da Serea per 106 candidature arrivate. Energia, sanità, audiovisivo, ambiente, wellness, lifestyle, la fantasia creativa non manca, ma sono soprattutto i servizi digitali a fare la differenza. “Sono uno dei primi requisiti per sviluppare una rete di partner industriali e finanziari in grado di semplificare l’accesso al capitale di rischio per le start up, è importante avere accesso a piattaforme digitali per offrire i propri servizi e scommettere sull’internazionalizzazione”.
Secondo la normativa, gli incubatori certificati sono società di capitali che devono possedere determinati requisiti grazie ai quali si usufruisce di notevoli agevolazioni. Tra queste l’accesso gratuito, prioritario ed automatico, al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e l’esonero dal pagamento di imposta di bollo, diritti di segreteria per il Registro delle Imprese e diritto annuale alle camere di commercio. Nel Sud Italia gli incubatori d’impresa certificati non sono molti.
Oltre quello lucano, ce n’è uno in Calabria, Entopan Innovation, nato a Caraffa di Catanzaro dall’esperienza ventennale di “Entopan” di Francesco Cicione, con un fondamentale obiettivo legato ai piani di Next Generation EU e PNRR. In Puglia opera The Hub Bari, attraverso Sprint Factory, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per startupper di tutta Europa nell’ambito delle attività digitali, creative ed inclusive.
012factory è l’innovation hub più grande del Mezzogiorno per fatturato e numero di start up, e ha sede a Caserta. Sempre in Campania c’è Newsteel, con sede a Napoli, è l’incubatore promosso dalla Città della Scienza (Best science-based incubatord’Europa nel 2008) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si occupa sia di start up che di spinoff, connettendole a opportunità di sviluppo.
Anche la Sardegna è sede di incubatori certificati, grazie a The Net Value. L’ambito di azione dell’incubatore è il settore ICT & New Media, tanto da definirsi “Digital Media Nursery”
Naturalmente, oltre agli hub certificati dal Mise, ci sono moltissimi altri incubatori d’impresa che portano a compimento start up meridionali. Insomma, la Basilicata ci punta, come tutto il Mezzogiorno. Nel frattempo, presentando il nuovo progetto IncHUBatori, la Regione Basilicata ha ricordato anche lo stato di attuazione dei progetti ammessi a finanziamento su due precedenti avvisi pubblici per il sostegno alla creazione e sviluppo dei cluster tecnologici e alla realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo (Avviso Cluster e Avviso Cores). I progetti finanziati ai partenariati costituiti coinvolgeranno 77 piccole e medie imprese, 3 grandi imprese, l’Università di Basilicata e gli enti di ricerca operanti sul territorio (Istituti del Cnr, Enea, Alsia, Crea e Consorzio Train) per un investimento di 18 milioni di euro.