Anci.jpg

“Le infrastrutture non mancano ma non ripopolano i borghi”

Intervista al presidente dell’Anci Basilicata, Andrea Bernardo, il sindaco di Colobraro che ha saputo costruire un attrattore turistico sulla leggenda della jella che porta il paese

di Lucia Serino
28 gennaio 2022
10 min di lettura
di Lucia Serino
28 gennaio 2022
10 min di lettura

“Noi ci siamo trasformati in piccole aziende sanitarie, non dico ovviamente per le cose amministrative, ma per l’organizzazione. Per fare i tamponi alla popolazione scolastica ci chiedevano dei punti di appoggio nei singoli paesi, così abbiamo aperto palestre, messo a disposizione stanze, raccolto sedie, soprattutto abbiamo reclutato persone. Guardi, il vantaggio di vivere nei paesini della Basilicata è che ti puoi consentire di chiamare l’amico vicino di casa che lavora all’ospedale, l’infermiere del laboratorio che viene a darti una mano, il volontario che l’estate fa lo spettacolo con te…Ecco, in questo modo abbiamo scovato più o meno 1.000 ragazzi positivi asintomatici tra Potenza e Matera, dici niente. Naturalmente se ti chiedono il codice da collegare alla provetta, l’inserimento in piattaforma, queste cose qui non saremo mai in grado di garantirle. Siamo stati pratici, abbiamo anche fatto vaccini a domicilio agli over 80. Il problema è che ormai tra poco ci resteranno solo quelli”.

Andrea Bernardo, avvocato, un “giovane” degli anni Sessata, è il sindaco di Colobraro ed è il presidente dell’Anci Basilicata. Dei 131 comuni della regione, sono 105 quelli con una popolazione sotto i 5.000 abitanti. Alla prima elementare a Colobraro sono iscritti tre bambini, altri tre frequentano la seconda e quattro la classe successiva. Stanno tutti insieme. “Ma le pluriclassi non sono poi così male, i ragazzi vengono su bene lo stesso, forse anche meglio, imparano prima l’uno dall’altro”.

Una cosa non manca a Bernardo, la forza dell’ironia e la fantasia. Del resto ha costruito una fortuna turistica sul pregiudizio sommo che accompagna il suo paese. Colobraro è il paese lucano con la fama più sinistra d’Italia, dicono che porti jella e nei paesi vicini, sui balconi, è tutto un fiorire di basilico, prezzemolo, corna di animali e monili contro il malocchio. Ci mise del suo Ernesto De Martino con “Sud e magia”, un testo sacro dell’antropologia italiana. Bernardo, comunque, ha costruito una fortuna turistica sulla sfiga. Il borgo, sopra uno sperone affacciato sulla valle del Sinni, è tra i più citati sulla stampa italiana e contro la jella organizza ogni estate lo spettacolo “Sogno di una notte a quel paese…”. Di anno in anno, però, gli abitanti diminuiscono, gli attori scarseggiano, chiamarne da fuori è complicato perché… nessuno ci crede ma non si sa mai. Comunque sia è proprio il sindaco di Colobraro, dopo la presidenza dell’ex sindaco di Matera Salvatore Adduce, a rappresentare i comuni lucani. Contro ogni pregiudizio.

Presidente, sindaco, la Basilicata si spopola.

Più che di spopolamento io parlerei di calo demografico.

C’è differenza?

La differenza sta nella consapevolezza che il calo demografico non riguarda soltanto la Basilicata, non è che nelle Valli del Trentino non hanno lo stesso problema. Noi siamo al Sud, siamo i “rozzi lucani”, spero che nessuno si offenda, ci chiamavano così i romani, legati a un concetto di identità che è solo una convenzione amministrativa. È vero, a Colobraro c’è la pluriclasse, ma a 20 minuti ci sono Senise e Policoro. Tutto è relativo. Se lei vive in una grande città, quanto tempo impiega per accompagnare suo figlio a scuola? Forse scompariremo, sono i processi della Storia, sono scomparse tante civiltà antiche, non li fermi certi meccanismi. Certo se poi ci metti anche politiche pubbliche che non riescono a cogliere l’aria che tira e mirano a invertire i processi con meccanismi antichi, hai voglia a illuderti sul sogno dei piccoli borghi. Non li riapri aprendo una biblioteca comunale nei centri storici.

Pessimista, direi. E cosa dovremmo fare?

No, non sono pessimista, anzi. Le faccio un esempio: chi si ricorda che Villa d’Agri è frazione di Marsicovetere? Perché i nostri figli dovrebbero stare in posti così scomodi, lontani, faticosi? È cambiato il mondo, ce ne siamo accorti? E le do una cattiva notizia, così prevengo una sua prevedibile domanda sugli immigrati.

Infatti gliela stavo per fare.

Eh lo so, perché quando non arriviamo a fare i conti con i nostri abitanti, allora passiamo agli immigrati. Nel mio paese c’è un centro di accoglienza per minori non accompagnati. Non ce n’è uno che voglia rimanere qui, appena possono vanno via. Non è che un albanese è meno contemporaneo di noi. Preferiscono città come Bari o Napoli. È un po’ come quando molti nostri concittadini sposavano le donne dell’Est e poi pretendevano di farle rimanere nei paesi. Si sono tutti separati.

Il racconto antropologico può essere anche divertente, però il problema resta, e lei è il presidente dell’Anci.

Sono minoritario quando faccio questo ragionamento sugli scenari. Innanzitutto dobbiamo partire prendendo atto di quello che sta succedendo e dobbiamo cercare di mettere da parte piccoli egoismi localistici, scansare le strumentalizzazioni e fare un punto serio su quello che ci serve per quanto riguarda i servizi. Esempio classico: ci lamentiamo del fatto che nei piccoli paesi l’ufficio postale, dove c’è, è spesso aperto tre giorni a settimana. Tra poco li chiudono, così non se ne parla più. Tre giorni sono più che sufficienti per i numeri che abbiamo. La stessa cosa vale per i trasporti. Quanti pullman partono dai nostri paesi per portare i ragazzi nelle scuole dei centri vicini? Si può immaginare un sistema intermodale diverso con un unico trasporto che poi incrocia delle navette? Ma se lo dici la ditta dei trasporti minaccia subito scioperi e licenziamenti e quindi niente, tutto resta com’è.

Il piano strategico regionale punta molto sulle nuove infrastrutture, soprattutto quelle trasversali da Est a Ovest che potrebbero servire a dare una spinta alle aree più interne.

Voglio vedere quante ne faranno.

E però così gioca a fare lo sfiduciato cronico.

No. Le racconto un episodio. Quando al mio paese ci inventammo il grande attrattore dello spettacolo che portiamo in scena d'estate - parliamo di quindici anni fa, eravamo tutti più giovani - il giorno dell’inaugurazione i miei avversari politici si schierarono in vigile attesa. Ha presente quella scena dei Basilischi della Wertmuller in cui tutti gli uomini del paese stanno in piedi appoggiati al muro? Stavano così, aspettavano il fiasco, volevano vedere quante auto sarebbero arrivate a Colobraro. Io precettai tutti i parenti dei figuranti e facemmo il pienone. Da allora non ci siamo più fermati. Voglio dire che le sfide si vincono ma bisogna avere degli obiettivi possibili. E accettare anche che le cose hanno un inizio e una fine. Per tornare alle infrastrutture, pensare che con nuove infrastrutture aiutiamo la demografia è un sogno.

Però il gap infrastrutturale c’è in Basilicata.

Anche questo è una falsa percezione, direi un atteggiamento culturale che deve essere sovvertito. In Basilicata siamo pieni di fondovalle e raccordi. Io impiego poco più di un’ora per andare a Bari, a Brindisi, a Taranto, a Potenza. Abbiamo pullman che collegano tutti i paesi. Non è che la mobilità deve essere per forza su ferro. Se non c’è utenza per i treni non ce la possiamo inventare. Noi abbiamo la mobilità su gomma. Per Roma partono tre bus al giorno, sono pure troppi. Di risorse ne abbiamo avute, lo sviluppo l’abbiamo creato, per non parlare del surplus aggiuntivo delle royalty delle estrazioni. I concetti sono veramente relativi. L’Umbria, le Marche, la Valle d’Aosta hanno gli stessi problemi, la vera differenza è dove arrivi nello stesso lasso di tempo. Loro in Europa, noi siamo al Sud. Su questo c’è poco da fare, dobbiamo arrenderci. Non è una maledizione, detto dal sindaco di Colobraro. Non possiamo però continuare con questo ritornello che non abbiamo infrastrutture. Né che siamo lontani dai grandi processi. Cosa è stata Matera 2019? Insomma, voglio dire che se pensiamo ancora - come negli anni Settanta - a creare socialità inaugurando biblioteche, magari chiedendo la donazione dei libri ai cittadini e con gli impianti sportivi sempre aperti, e a lamentarci per la chiusura degli uffici postali quando ormai tutti i servizi sono digitali significa che, da una parte, ci riempiamo di parole sull’innovazione e, dall’altra, dimostriamo una resistenza ad essere legati alle nostre poltrone comode davanti ai caminetti. Anche questa storia di far tornare i cervelli in fuga…

Anche questo non va bene?

I nostri figli vanno fuori, girano il mondo, spesso siamo noi genitori a trattenerli con tutte le comodità che gli offriamo, così rischiamo di farli diventare neet: non studiano, non lavorano e non vogliono cercarsi un lavoro. Devono affrontare la vita e il futuro secondo il loro tempo, non secondo il nostro.

Non abbiamo parlato del PNRR. Questo almeno, ammetterà, è un’occasione da non perdere.

Sicuramente questa è un’occasione che nasce da un evento eccezionale. Come eccezionali sono le risorse arrivate direttamente ai comuni. Vorrei ricordare, però, che la programmazione europea ha avuto molti cicli e non mi pare che certe tendenze siano state invertite. Per non parlare poi del fatto che molti bandi non vengono utilizzati per mancanza di progettualità. Sul perché la risposta in genere è che c’è troppa burocrazia. Il che è vero, però mi pare che nel resto dell’Europa, soprattutto nei Paesi dell’Est, questo problema non l’avvertano.

Insomma, presidente, alla fine di questa chiacchierata non saprei dire quale è la sua strategia nell’Anci.

Mi viene da sorridere perché spesso succede la stessa cosa con i miei colleghi. Intanto penso che bisogna assecondare i processi spontanei dei luoghi che via via si espandono in aree di insediamento più accessibili. Poi direi di cercare di limitare l’orgoglio identitario per la paura di essere fagocitati dalle comunità limitrofe, penso soprattutto al Barese attaccato al Materano: queste piccole isole di personalismi non portano a niente. Inoltre, immaginare che i territori si possano accorpare secondo la legge sull’unione dei comuni per ora solo sulla carta non è un delirio. Serve anche un’interlocuzione leale tra i comuni e la Regione e un’accelerata sulla programmazione 2022-2024. Infine, un po’ di sano ottimismo non guasterebbe.

 

andrea-bernardo-sindaco-colobraro-anci.jpg

Andrea Bernardo è sindaco di Colobraro dal 2007. A luglio dell’anno scorso è stato nominato presidente dell’Anci Basilicata.