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Gioventù lucana, cosa funziona e cosa no

Nel report “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, pubblicato dal Gruppo CRC, i dati su infanzia e adolescenti in Basilicata. La regione primeggia per la frequenza alla scuola primaria e lo scarso abbandono anticipato degli studi

di Luigi Santoro
28 gennaio 2022
6 min di lettura
di Luigi Santoro
28 gennaio 2022
6 min di lettura

C’è un proverbio africano che recita “il giovane cammina più veloce dell'anziano, ma l’anziano conosce la strada”. Il senso è presto detto: i giovani sono il futuro, gli anziani hanno il compito di guidare le nuove generazioni. È per questo che bisogna investire sui giovani, anzi, sui giovanissimi. E naturalmente a farlo sono le persone più anziane, che hanno il compito di spianare la strada, di preparare il mondo per le nuove generazioni. Per questo è importante avere un quadro chiaro della situazione. Dove occorre investire? Quanto è urgente farlo?
Per quanto antipatica, la risposta non può che essere “dipende”. E dipende dal contesto, soprattutto. Prendiamo la Basilicata, cuore del Mezzogiorno italiano. Gli sforzi messi in campo per la tutela dei più piccoli sono importanti. Si tratta di un lavoro cominciato già da qualche anno, come ha confermato anche Vincenzo Giuliano, Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza: “Volgendo lo sguardo indietro non possiamo misconoscere la tanta strada che è stata percorsa negli anni trascorsi e, parimenti, vanno riconosciuti i risultati, spesso notevoli, che sono stati conseguiti nella nostra regione, nell’ordinamento legislativo ed amministrativo, nonché nell’organizzazione dei servizi e delle strutture pubbliche rivolti ai minori”. Nel report relativo al 2021 “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, pubblicato dal Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), è possibile osservare l’oggettività dei dati. Si tratta solo della II edizione, pubblicata a tre anni dalla prima. Lo scopo è fornire un supporto agli enti locali, offrendo una fotografia della situazione regione per regione, tramite indicatori oggettivi. 
Il report tocca vari punti, tra cui quello che riguarda la sanità. Se ne è parlato tanto negli ultimi due anni, se ne parlerà ancora a lungo. Per quanto riguarda i vaccini, la Basilicata ha una copertura vaccinale superiore alla media nazionale in tutti i dati analizzati. Per il morbillo e per la polio a 36 mesi, la copertura è molto elevata (rispettivamente 97,83% e 97,1), superiore in entrambi i casi alla media nazionale. Il ciclo completo di vaccino HPV, che riguarda solo la popolazione femminile, ha una copertura maggiore di 10 punti rispetto alla media nazionale.
Nel caso della protezione contro il Covid-19, i dati, aggiornati al 10 ottobre 2021, rilevano che il 69,3% della popolazione fra i 12 e 19 anni ha completato il ciclo vaccinale, mentre la media nazionale è del 62,8. Investire sulla formazione è prioritario nei piani del governo nazionale. Formare cittadini pronti per il futuro - non solo per le necessità del presente - non è un’impresa facile. Sarà un processo lungo e che, inevitabilmente, deve partire dal basso. Nelle scuole dell’infanzia ci sono piccoli tecnici e ingegneri in erba, e i dati di oggi sono lo specchio di ciò che accadrà domani.
Prima di esaminare i dati relativi all’istruzione prettamente scolastica, nel report vengono esaminati quelli relativi alle attività del tempo libero, formative in modo diverso ma altrettanto importanti per la crescita dell’individuo: sport, musica, libri. La Basilicata per musica e lettura registra dati migliori che nel resto del Mezzogiorno. Nel report, i bambini e ragazzi di 6-17 anni che hanno abitudine alla lettura, in Basilicata, sono il 43,2% e quelli che hanno partecipato a concerti di musica almeno una volta nell’ultimo anno sono il 28,3% - i dati sono precedenti alla pandemia -, media superiore anche a quella nazionale del 21,1%. Anche per i dati su visite a musei, siti archeologici, partecipazione a spettacoli teatrali la Basilicata si colloca sempre ai primi posti nel Meridione.
I bambini di età compresa tra i 0 e i 5 anni in Basilicata rappresentano il 28,7% della popolazione, in linea con la media nazionale (28,8%). La percentuale di bambini che frequenta la scuola (la scuola dell’infanzia o il primo anno della primaria) si attesta al 99,9%, superando la media nazionale, ferma al 96%. Nel Meridione, la Basilicata è la regione con la percentuale più alta, seconda solo alla Campania (100%). Gli abbandoni scolastici e la popolazione giovane che non studia né lavora sono fenomeni da osservare con attenzione. In Basilicata, la percentuale di giovani fra 18 e i 24 anni che ha conseguito la licenza media e non si sta formando - i cosiddetti Early school leaver - è del 10,1%, inferiore alla media nazionale. Il tasso è fra i più bassi del Sud Italia (Puglia 15,5%, Calabria 16,6%, Campania 17,3%, Sicilia 19,4%) - solo il Molise ha una percentuale di Early School Leaver inferiore, di 8,6%. Guardiamo ancora un’altra sigla, i Neet, acronimo inglese che significa ‘Not in education, employment or training’. Il dato prende in considerazione una fetta di popolazione giovane ancora più ampia, la fascia 15-29. La Basilicata presenta i dati migliori del Meridione: i Neet risultano solo il 26,3%, mentre le percentuali delle altre regioni meridionali sono meno incoraggianti (Molise 28,3%, Puglia 29,4%, 34,5% Campania, 34,6% Calabria, Sicilia 37,5%). Il trend sia di Early School Leaver che di Neet è positivamente in diminuzione rispetto agli anni precedenti.
Il report prende in considerazione altri campi anche relativi ai minori in affido, al supporto alle famiglie, ai fondi dedicati. Non sempre i dati sono positivi, e il confronto fra Sud e Nord evidenzia il divario che, è inutile negarlo o girarci attorno, persiste nel Paese. I dati nudi e crudi che ha presentato il Gruppo CRC, però, mettono tutti nelle condizioni di riflettere, di capire i punti deboli, e agire in quella direzione. Agire con metodo ed efficienza, indirizzando gli investimenti e affinando le competenze. Mettendo soprattutto in primo piano la scuola, la formazione degli insegnanti - da aggiornare costantemente, e non solo in ambito digitalizzazione.
L’istruzione, anzi, l’educazione dei più giovani va innanzitutto intesa in senso ampio, senza limitarsi all’educazione scolastica. L’educazione dei più giovani è troppo spesso penalizzata, trascurata, scavalcata da altre urgenze. Questo accade anche perché i frutti non sono immediati, i benefici si vedranno nell’ordine di anni o forse decenni. Ma quando arriveranno saranno fonte di una grande soddisfazione. E vale la pena pensarci adesso. La Basilicata, e i lucani, sono pronti.