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Basilicata, il futuro è oggi

I giovani e il loro contributo attuale sono stati il tema dell'evento organizzato da Orizzonti il 29 settembre scorso online.

di Luigi Santoro
08 ottobre 2021
7 min di lettura
di Luigi Santoro
08 ottobre 2021
7 min di lettura

Il futuro. Cos’è il futuro? Nient’altro che il risultato del presente, di quanto vien fatto, detto, anche pensato oggi. È sempre complesso parlare di futuro, specie se si parla di quello di una regione straordinaria e complessa come è la Basilicata.

Ed è stato questo il tema del Digital Talk di Orizzonti, svoltosi online il 29 settembre scorso, dal titolo “Basilicata, il futuro è oggi”. Moderato da Andrea Di Consoli, che la Basilicata la conosce a fondo, nel corso dell’evento si è parlato proprio del futuro, economico, sociale, della regione lucana. Occorre una trasformazione, certo, che però va inevitabilmente a cozzare con una “tradizione ingombrante”, come l’ha definita Di Consoli. Questi temi sono stati sviluppati con l’imprenditore Antonio Candela; Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale Giovani e Vito Verrastro, communication manager e orientatore.

Il coraggio dei giovani

“I giovani hanno passione e coraggio di investire”. Nel rispondere alle domande di Di Consoli, Maria Cristina Pisani ha parlato dei ragazzi, che costituiscono proprio quel futuro che va plasmato ora. Giovani coraggiosi per i quali però bisogna far qualcosa. Gli strumenti economici ci sono ma è necessario permettere ai ragazzi e alle ragazze lucane di “formarsi nel territorio”, in modo che possano costituire “elementi di traino in un sistema economico regionale che può investire in questi talenti”. La Basilicata ha molto da offrire - pensiamo all’occasione di Matera2019 – ma serve anche il coraggio di investire in questo territorio.

C’è bisogno di formazione. In tutta la regione, ha notato Di Consoli, “c’è una bassa consapevolezza dell’importanza della formazione digitale”. La formazione è cruciale, insomma, ma c’è la consapevolezza, da parte dei giovani, di star vivendo in una nuova dimensione? O forse si sentono smarriti, un po’ persi? Antonio Candela, “ingegnere impegnato su molti fronti, dal profilo ibrido e sfaccettato”, ha sottolineato proprio il senso di smarrimento che accomuna i giovani lucani. Non solo: i ragazzi e le ragazze sono invisibili, “nessuno li racconta; è difficile raccontare quelli che restano e che hanno provato a far qualcosa qui (in Basilicata, ndr)”. Queste le parole di Candela, che ha notato come nella regione manchi, da una parte, l’incoraggiamento, “la pacca sulla spalla” mentre, dall’altra, mancano competenze digitali e trasversali, indispensabili nel mondo di oggi. Carenza, quindi, che non riguarda solo le STEM (materie scientifico-tecnologiche, dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics), e questo inficia le possibilità dei giovani lucani, che hanno voglia di emergere, che hanno ‘fame’, ma che devono essere guidati.

Dalla Basilicata, non in Basilicata

Guidati, certo, ma c’è un problema di comunicazione: Vito Verrastro ha notato che spesso “parliamo di una comunicazione che non vede rappresentato il futuro o lo vede rappresentato in maniera negativa”. E qual è la conseguenza di ciò? La creazione di una società “ansiosa, ansiogena, frustrata o che si arrende ancor prima di poter cogliere le opportunità”. I problemi ci sono, certo, e sarebbe sciocco negarli; ma i problemi devono essere visti come ponti, non come muri. Ed è necessario che ciò venga portato e raccontato nelle scuole. Insomma, “bisogna prendere protagonismo dal basso, partire dalla Basilicata e non in Basilicata”. Estendere, in un certo senso, i confini lucani in modo che la regione possa esportare competenze e professionalità.

Ma ci sono delle difficoltà, sottolineate sia da Antonio Candela sia da Maria Cristina Pisani. Se, infatti, a livello nazionale c’è stato un lavoro sul Next Generation EU, in Basilicata ciò è mancato. In altre parole, nella regione lucana “il contesto è diverso rispetto ad altri contesti nazionali”, come ribadito dalla Pisani. In Basilicata, ad esempio, il numero di NEET “è superiore alla media; c’è il 26 percento di ragazzi che non studia, non lavora e non si forma”. Di nuovo, a livello nazionale è stato fatto un grande lavoro per inserire nel PNRR “progettualità che impattassero sui giovani”, l’Italia ha istituito un Comitato per la valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sui giovani, ad esempio. Così sarà possibile programmare proprio queste politiche da mettere poi in campo. Il punto è: le regioni del Mezzogiorno, tra cui la Basilicata, saranno in grado di utilizzare al meglio quel 40 percento per il sud previsto dal PNRR? Sono stati individuati gli strumenti per convertire i finanziamenti in progettualità?

Modernità, competenze, associazionismo, donne

Ma allora non è che, in Basilicata, c’è un problema di ostilità rispetto alla modernità? Secondo Candela c’è un problema nell’“alzare l’asticella”, più che di ostilità verso il moderno, senza far emergere l’incapacità di comprendere processi e trasformazioni. Bisogna anche saper comunicare, far arrivare le informazioni giuste per riuscire a raggiungere le suddette opportunità.

Ce la si sente di dire ai giovani, a fronte di questo dibattito, di rimanere in Basilicata? Verrastro ha precisato nuovamente che bisogna sempre partire dalla Basilicata, cambiando mindset e mentalità per andare oltre i confini regionali. E i giovani, lo ha sottolineato Maria Cristina Pisani, hanno dimostrato di avere voglia di novità, hanno dimostrato la volontà di prender parte ai processi, di voler cambiare partendo dal basso. Bisogna ovviamente creare strumenti adeguati al fine di favorire questo cambiamento, mettendo al centro le competenze. Per Verrastro, infatti, non ha più senso parlare di distinzioni generazionali; le competenze, infatti, non hanno età.

Invece un’età ce l’hanno i crescenti movimenti di associazionismo giovanile, “c’è un mondo di giovani che si muove in tal senso”, ha sottolineato Candela. C’è stato un aumento di cooperative nate in Basilicata durante la pandemia, ci sono bei segnali anche nel terzo settore. Ma ad un certo punto sarà necessario andare anche oltre i limiti di età per poter costruire, appunto, il futuro. Futuro che andrà narrato in modo diverso, ha ribadito ancora Verrastro, secondo cui bisogna raccontare queste startup, questo associazionismo, andando oltre gli stereotipi sulla mancanza di lavoro e di possibilità. E speriamo che in futuro sia possibile raccontare anche di una Basilicata – di un’Italia – diversa, dove le donne possano assumere un ruolo di sempre maggior rilievo. “Una società equa e paritaria ha bisogno di espressione femminile”, ha affermato Maria Cristina Pisani; il tema della presenza femminile all’interno delle amministrazioni, alla fine, riguarda soprattutto gli uomini.

Immagini lucane

In chiusura del talk, Andrea Di Consoli ha chiesto ai partecipanti di indicare un modello, un’immagine concreta che rappresenti la punta più avanzata della Basilicata. Antonio Candela ha indicato Teresa Fiordelisi, Presidente BCC Basilicata, Benedetto Vigna, amministratore delegato della Ferrari, e Maria Cristina Pisani, che tanto ha significato e significa per la Basilicata e non solo.

Vito Verrastro ha scelto l’immagine dell’orizzonte, da ampliare o restringere in base al punto di vista, e ha poi guardato a Giusy Laurino e al modello da lei creato come esempio che ha generato opportunità reali e concrete.

Infine, Maria Cristina Pisani ha scelto l’Università della Basilicata e Aurelia Sole, che ne è stata Rettrice, come esempio di cosa deve essere il futuro della Basilicata.