Il progetto WUC – Workshop of Unesco per imparare a cambiare la realtà cambiandone la visione: i destini dei luoghi sono in relazione con la percezione che di essi hanno le comunità che li abitano.
“Matera città resiliente. Laboratorio di cinema ecologico sul paesaggio” è il titolo del workshop che si è svolto quest’anno all’interno del programma WUC e Rete WUC della Cattedra UNESCO in “Mediterranean Cultural Landscapes and Communities of Knowledge” dell’Università degli Studi della Basilicata. Il progetto, coordinato dalla professoressa Angela Colonna, nasce dal 2017 con la formula del workshop, visto come strumento teorico-pratico in cui integrare lezioni frontali con seminari, esercizi didattici e un laboratorio cinematografico finalizzati alla crescita di consapevolezza degli studenti del corso, e della comunità materana, sulla vocazione di Matera a essere una città sostenibile della cultura e della creatività. In più, nel corso degli anni intorno alla WUC si è creato un gruppo di lavoro interdisciplinare costituito da Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), Noeltan, Rete Cinema Basilicata e altri attori locali che, oltre a supportare le attività del workshop, si sta strutturando come centro di ricerca e produzione di nuove modalità narrative della Basilicata in stretta sinergia con la rete internazionale delle Cattedre Unesco.
Il workshop di quest’anno è in continuità con quello del 2019-20, entrambi sullo stesso tema “Matera città resiliente. Laboratorio di cinema ecologico sul paesaggio”. Nell’annualità 2019-20 si è indagato il periodo dall’inizio del Novecento agli anni Sessanta, mentre nell’edizione 2020-21 si indaga il periodo dagli anni Settanta del Novecento ad oggi.
L’idea alla base del progetto è che, cambiando la visione della realtà, cambia la realtà, e questo vale anche per i luoghi, per i territori, per le città. I destini dei luoghi sono in relazione con la percezione e con la visione che di essi hanno le comunità che li abitano, e con le narrazioni che di quei luoghi vengono fatte. Tra le narrazioni, alcune hanno la capacità di cambiare il futuro di un luogo. Il caso di Matera è esemplare a questo riguardo. Lo sfollamento dei Sassi negli anni Cinquanta ha l’impatto di uno shock culturale violento, il trionfo del paradigma della vergogna. Ma intorno al “caso Matera” inizia a prendere forma un nuovo immaginario dei Sassi, la magia di un mondo contadino arcaico e sconosciuto sostituisce l’immagine del degrado e del sottosviluppo. Lo sguardo di Carlo Levi, la visione di Pasolini, segnano un punto fondamentale per il riconoscimento del valore universale dei Sassi, e di lì inizia un percorso che porta, passando per l’esperienza partecipata per il Piano di Gestione del sito UNESCO, fino al riconoscimento di Capitale Europea della Cultura per il 2019.
Il percorso di Matera rappresenta un esempio interessante di come sia possibile per una comunità, cambiando lo sguardo, cambiare rotta al proprio futuro e impegnarsi per uno sviluppo sostenibile, valorizzando la partecipazione, la tradizione e l’innovazione.
Tutti i temi affrontati durante il workshop vengono rielaborati dagli studenti attraverso un laboratorio cinematografico che è finalizzato alla realizzazione di alcuni cortometraggi. Nelle ultime due edizioni, in cui le attività si sono svolte prevalentemente a distanza per via della pandemia, l’impossibilità di effettuare delle riprese è stata trasformata nella florida possibilità di lavorare con il materiale d’archivio su Matera, realizzando un’operazione di “ri-messa” in scena delle immagini, come modalità per rimetterle in gioco, per riproporle davanti a nuovi sguardi attraverso il montaggio. La dimensione dimostrativa, che era lo scopo originario di gran parte del materiale scelto viene ribaltata attraverso un movimento di smontaggio/montaggio e di decostruzione/ricostruzione mediata dalla sensibilità degli studenti. Una modalità, quindi, sia teorica che esperienziale non solo per raccontare il paesaggio di Matera, ma soprattutto per implementare l’attività di ricerca su di esso. La “narrazione”, quindi, intesa come pratica stessa che perpetua il processo di “generazione” del paesaggio, ciò che attribuisce allo stesso, volta per volta, uno specifico significato, la scenografia entro cui prendono forma i progetti di uso e di valorizzazione economica, culturale e sociale di un territorio.
Il tema delle nuove narrazioni di Matera e della Basilicata sarà oggetto anche di due talk - il 29 luglio ad Aliano e il 31 luglio a Villa d’Agri - organizzati dalla FEEM all’interno del festival “La Notte Bianca del Libro” in cui, proprio a partire dal celebre romanzo di Carlo Levi, si rifletterà con il regista Antonello Faretta e il direttore del Gal Start 2020 Giuseppe Lalinga sulle nuove narrazioni audiovisive del paesaggio lucano e se e in che modo l’autore del “Cristo” possa essere ancora un riferimento per la scena autorale lucana.