Politica green e digitalizzazione possono costituire un volano efficacissimo di sviluppo. Il nostro governo dovrà cantierare in tempi rapidi le riforme necessarie, e noi, la società civile, dovremo saper cogliere l’opportunità.
Matera, open future, recitava lo slogan della Capitale europea della Cultura 2019. A che punto è quel futuro aperto verso il quale si è protesa un’intera regione neanche due anni fa? In molti ricorderanno la cerimonia di inaugurazione, con i sindaci dei 131 comuni nella città dei Sassi. Lì a testimoniare come la Basilicata possa essere una comunità di destino. Subito dopo, la pandemia ha interrotto il cammino comune di una regione capace di fare della cultura un asset di sviluppo umano ed economico.
Fino al 2019, la Basilicata si è mossa verso un orizzonte comune, con un progetto e un entusiasmo condiviso. Anche grazie all’immaginario di un territorio capace di riscatto, costruito dal suo tessuto culturale locale e nazionale.
La pandemia ha per forza di cose interrotto questo cammino. E oggi potrebbe risultare un esercizio utile fare un piccolo passo indietro. Per fare un bilancio di ciò che è stato e provare ad immaginare nuovi passi.
Matera 2019 ha coinvolto anzitutto 17mila studenti. I partecipanti alle produzioni culturali sono stati 18 mila in 37 progetti di comunità. 410, gli eventi organizzati sul territorio regionale su un totale di 1.228. Tra le città capitali europee della Cultura, Matera è al primo posto per percentuale di crescita del turismo nella storia della manifestazione: +30% di turisti stranieri, con un incremento del 34% delle presenze in Basilicata. L’impatto complessivo sul turismo regionale è stato calcolato in 442 milioni, quello sulla città in 224,3 milioni. Matera, nei sette anni precedenti, aveva già incrementato le presenze turistiche di oltre il 170%.
Tutta la Basilicata dal 2010 al 2020 ha avuto un incremento di turisti stranieri del 197%, a fronte di una media nazionale del 48,4%.
Com’è stato più volte detto e scritto, si è trattato di un’esperienza condivisa da tutto il territorio con una ricaduta diffusa.
Poi, la pandemia ha fermato non solo i flussi turistici, ma anche le occasioni di incontro per far fermentare l’entusiasmo generato nel 2019. Le anticipazioni del rapporto Svimez, dopo la brusca contrazione del 2020, parlano di un Pil in crescita al Sud nel 2021 del 3,3%. La Basilicata dovrebbe avanzare del 2,8%. Il Mezzogiorno non riuscirà a tenere il passo delle regioni del Nord. La variabile più fortemente accreditata per generare maggior reddito è sempre quella degli investimenti.
Tra i meriti più grandi di Matera 2019 c’è sicuramente quello di aver spezzato la catena dell’isolamento mediatico della regione. Restano quello infrastrutturale. Digitale: solo il 68,4% delle famiglie residenti ha accesso alla banda larga rispetto al 73,3% del valore medio nazionale. E viario. Per entrambi c’è più che mai bisogno di fortissimi investimenti.
Negli ultimi 20 anni, la combinazione di basso tasso di natalità e fuga di giovani ha fatto perdere 38.000 giovani (tra 18 e 30 anni) alla regione, pari al 6,9% della popolazione. E c’è un altro dato negativo su cui concentrarsi, la migrazione in uscita dei giovani. Ogni anno la Basilicata perde oltre 27 neolaureati tra i 25 e i 39 anni ogni 1.000 abitanti.
In quest’estate di ripartenza, non mancano eventi e segnali che fanno ben sperare. Come la ripresa delle produzioni e dei festival cinematografici. La Basilicata è da tempo terra di cinema. Un settore nel quale ha formato maestranze competitive e la crescita del turismo naturalistico. Le caratteristiche orografiche del territorio, dai parchi nazionali alle spiagge pongono la regione dinanzi ad un nuovo orizzonte percorribile. L’integrazione dei contenuti ambientali, culturali ed enogastronomici può far superare l’attuale paradigma turistico e coinvolgere anche i piccoli borghi e il patrimonio agroalimentare del territorio.
Il Recovery plan offre realisticamente le risorse per costruire un nuovo modello di sviluppo anche qui. Sostenibile e in grado di puntare anzitutto sul capitale umano, sulla cultura, sul turismo. Ma come per il 2019, c’è bisogno di una nuova narrazione per la Basilicata, come terra del possibile. Uno sforzo che deve coinvolgere tutto il mondo della cultura, promuovendo un dibattito vero su un nuovo progetto di sviluppo condiviso. Solo così, si potrà ritornare alla gioia di Matera 2019, che molto ha fatto anche per l’inclusione sociale di una regione che ha tutto un futuro da scrivere.