Manutenzione straordinaria decennale al Centro Olio di Viggiano per la verifica dell’integrità dell’impianto, l’upgrade della strumentazione e l’aggiornamento del sistema di controllo.
Sintetizziamola così: il COVA si ferma, per circa un mese e mezzo per una remise en forme dell’impianto industriale. Rallenta piano piano la grande macchina d’acciaio della Val d’Agri, si svuotano le condotte fino all’ultima goccia di olio, si depressurizzano le valvole, si raffreddano i motori. Stop. Ma non si spengono le luci. Al contrario. Il Centro Olio Val d’Agri è arrivato all’appuntamento della manutenzione decennale straordinaria, prevista per legge. Si ferma per riprendere il cammino con accresciuta sicurezza.
Non sarà soltanto una verifica di condotte, serbatoi, valvole, strumentazione e filtri, secondo un programma capillarmente studiato da tempo, ma anche un’occasione per predisporre progetti futuri già previsti e autorizzati. La fermata generale è prevista per l’inizio di maggio per una durata di circa 34 giorni, cui se ne aggiungono altri 8 a monte per la bonifica degli impianti e ancora 8 a valle per il ramp up, cioè il graduale aumento della produzione, a operazioni concluse. Un grande sforzo organizzativo tecnico e gestionale, complesso nella difficoltà aggiuntiva di una pandemia, preparato con una attenzione maniacale alla programmazione e alla gestione, in un cammino di assessment iniziato un anno e mezzo fa.
La Valle dell’energia si prepara ad accogliere fino a un picco di 1.200 lavoratori, in turno e organizzati secondo protocolli sanitari minuziosi, con prescrizioni restrittive rigidissime. Al 60 per cento si tratta di maestranze locali. In più ci saranno tecnici specializzati richiesti dalla straordinarietà degli interventi, per lo più ospiti delle strutture ricettive della Val d’Agri.
Il management del COVA è chiamato dunque a una grande sfida gestionale, “ma qui - ripetono gli uomini Eni - la sicurezza delle persone e dei luoghi, è da sempre la nostra linea guida”. Nessuna scorciatoia, la fermata del COVA è un investimento di circa 140 milioni di euro per le verifiche delle integrità di legge e per l’aggiornamento del sistema di controllo (ESD: Emergency Shut Down) e gli upgrade di impianto. La fermata, insomma, servirà ad accrescere gli standard del Centro Oli, a fortificarne l’affidabilità e le prestazioni. L’obiettivo è sempre quello, lo stesso che accompagna gli altri interventi a impianto funzionante, la sicurezza dei luoghi di lavoro e il rispetto dell’ambiente.
La grande macchina organizzativa tecnica si è subito dovuta confrontare con le nuove necessità dettate dalla pandemia. Qui l’impegno è massimo. Per cominciare è stato previsto un presidio per i tamponi rapidi, obbligatori per l’ingresso in impianto, in grado di gestire circa 1.000 screening al giorno. Uno scudo contro il virus, previsto da protocolli condivisi con l’autorità sanitaria regionale e i datori di lavoro delle oltre 170 ditte coinvolte. Sono stati aumentati i varchi di ingresso, per le persone e per i mezzi, con l’installazione di termoscanner, ed è stata accresciuta la vigilanza per i distanziamenti dei lavoratori che indosseranno le mascherine Ffp2. L’organizzazione del lavoro prevede la divisione e il raggruppamento delle persone in bolle di poche unità, per omogeneità di intervento, in modo da evitare il più possibile incroci, contatti, prevenire rischi e intervenire con un tracciamento immediato in caso di alert sanitario. La frequenza dei tamponi, uno ogni quattro giorni, garantirà, in base alle previsioni ministeriali, una movimentazione in sicurezza per tutta la durata della fermata.
A questa meticolosissima pianificazione di prevenzione del rischio Covid si unisce il complesso processo di intervento tecnico che vedrà 250 squadre al lavoro contemporaneamente. La macchina industriale che incorpora migliaia di valvole, condotte, serbatoi, tubi, con un cuore di comando digitale, sarà svuotata fino all’ultimo residuo di liquido, bonificata, schermata da 17.000 metri cubi di ponteggi per consentire la revisione di oltre mille strumenti, colonne, air cooler, reattori, scambiatori, filtri. Un intervento chirurgico a cuore freddo, con momenti molto delicati, come gli oltre 100 accessi in spazi confinati (sono quelli, ad esempio, in cui bisogna entrare in serbatoi o apparecchiature). Prevista anche la manutenzione straordinaria delle flowline (le reti di raccolta) e, non per ultimo, la verifica dell’integrità dei pozzi. In tutto, sono 363 le apparecchiature che “passeranno ai raggi x”.
La fermata comporta ovviamente l’interruzione delle estrazioni, che riprenderanno intorno al 10 giugno, gradualmente. Avvitato l’ultimo bullone, si fa per dire, il COVA, finita la pausa di rejuvenation, riaccenderà i motori.