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L’audacia dei lucani per ripartire

Non bisogna lasciarsi spaventare dal tempo sospeso della pandemia. È il momento di riprogettare il futuro con una nuova speranza.

di Sergio Ragone
22 gennaio 2021
3 min di lettura
di Sergio Ragone
22 gennaio 2021
3 min di lettura

Sappiamo bene cosa vuol dire aspettare. Lo facciamo da sempre, lo abbiamo imparato a fare perché chi vive qui sa benissimo che il tutto e subito non si può avere. L’attesa è diventata ormai una costante della nostra vita, una pratica paziente e sapiente sulla quale abbiamo plasmato le nostre stagioni. Abbiamo atteso il nostro turno, sempre, e quel tempo lo abbiamo impegnato a studiare, lavorare, migliorarci, farci trovare pronti. È successo per Matera nel 2019, quando per un anno si è vestita con gli abiti eleganti della capitale europea della cultura, ed è successo ogni volta che la storia ha cambiato il destino di questa nostra geografia. Per questo non possiamo spaventarci di questa nuova attesa, nel tempo della pandemia, anche se le incertezze aumentano ogni giorno e l’orizzonte, seppur ideale, sembra allontanarsi ad ogni nostro passo.

Ormai da un anno conviviamo con un incubo invisibile i cui danni sono visibili, tangibili, spesso mortali. Ma in questo tempo così angoscioso ci siamo riscoperti forti, tenaci, decisi, indomiti, audaci. L’audacia, sì, della speranza, che da sempre ci tiene la mano e sorregge le nostre ambizioni, culla i nostri sogni e sfama la nostra voglia di futuro. In questa era, che ha cambiato tutto, le accelerazioni che hanno subito le perenni transizioni rappresentano una vera e propria rivoluzione: ci troviamo oggi a vivere quello che gli antichi greci chiamavano kairos, il “tempo giusto”. Giusto per uscire dal cono d’ombra, per superare ogni egoismo e rivendicazione e ricostruire la comunità. Giusto per riprogettare il futuro, per riprogrammare le nostre azioni e affrontare il tempo nuovo con una nuova speranza. Come quella che arriva dal vaccino, come quelle che la scienza sa dare all’uomo per la sopravvivenza. Ecco, questa è forse la più grande lezione che possiamo trarre da questo anno orribile: fiducia nella scienza e lotta, senza sosta, alle stregonerie dei tanti sciamani. Dalla virologia all’ambientalismo, c’è bisogno di ristabilire il primato della verità e chiudere definitivamente la stagione dell’opinionismo, il cantico digitale dei punti di vista scambiati per granitiche certezze.

La Basilicata può e deve definitivamente togliersi la polvere di dosso e indossare una nuova veste di luce. Perché questo tempo di attese non è poi molto diverso da altri già patiti e attraversati. Perché per lei è arrivato il momento di essere adulta e iniziare a camminare lungo il sentiero del domani, con la consapevolezza del peso della propria storia. Perché la bellezza, la nostra ostinata bellezza, non le basterà, certo, ma la salverà come ha sempre fatto. Perché noi lucani siamo generatori di storie incredibili e genitori di successi che hanno reso grande questo nostro territorio e l’Italia.

Non perdiamo più altro tempo, non sprechiamo più le nostre energie, non inseguiamo più le voci gracchianti delle propagande, ma concentriamoci sul domani, sul lavoro che dobbiamo fare in questo inverno ancora freddo ma che apre le porte di un’invincibile estate di rinascita e rigenerazione, da vivere en plein air! 

L’autore: Sergio Ragone

È giornalista e scrittore.