“Abbiamo supportato progetti e incoraggiato i sogni di una vita”
Parla Gabriella Megale, amministratore di Sviluppo Basilicata, la società finanziaria in house della Regione. “So quanto è importante non essere lasciati soli in un cammino progettuale. Ricevere un contributo non basta”.
“Se penso che è solo un anno, poco più di anno che sono qui, considerato che sono stati i mesi di quello che tutti sappiamo, la soddisfazione per aver portato risorse, sostegno, progettualità a un mondo vitale dell’economia lucana, quello delle piccole imprese, è tale che metto da parte la fatica enorme di aver gestito tutto questo in un contesto, anche di agibilità pratica, operativa, che mai avrei immaginato”.
Gabriella Megale, amministratore unico di Sviluppo Basilicata, la società finanziaria in house della Regione Basilicata, racconta giorni difficili ma anche pieni di stimoli e impegni portati a termine. “Sono sempre stata presente, ogni giorno, nel mio ufficio, con il gruppo dirigenziale ristretto, e 28 persone connesse in smartworking da casa”.
Cosa le è stato chiesto in particolare dai piccoli imprenditori in questo periodo?
Sono io stessa un imprenditore, ho lasciato sempre la porta aperta perché so quanto è importante farsi ascoltare, a volte anche solo parlare per un confronto avendo un interlocutore istituzionale accessibile senza la necessità di doversi fare presentare da qualcun altro. E soprattutto so quanto è importante non essere lasciati soli in un cammino progettuale. Ricevere un contributo non basta, anzi, dato così, senza tracciare un cammino, può essere inutile, diventa un’elargizione potenzialmente anche dannosa, nella miglior delle ipotesi si trasforma in occasione mancata.
Com’è lo sviluppo della Basilicata visto dalla prospettiva di chi decide? Lei, prima di approdare a Sviluppo Basilicata, a parte l’esperienza associativa confindustriale, è sempre stata alla guida della sua azienda (la Sulzersud srl, Azienda specializzata nella costruzione di componenti meccanici di precisione, attrezzature e ingranaggi, ndr).
È sicuramente un vantaggio essere stata, come dice lei, dall’altra parte. Nel senso che, finché stai sul campo dell’operatività imprenditoriale, la difficoltà del dialogo istituzionale e la mancanza magari di una visione complessiva degli indirizzi e dei meccanismi del sistema della programmazione dello sviluppo possono anche comprometterne l’esatta percezione che invece acquisisci inevitabilmente quando hai la responsabilità decisionale. Ti porti da imprenditore la consapevolezza delle cose che servono, di quelle che vanno spiegate bene, conosci le criticità, i punti di forza e le debolezze su cui intervenire.
“Sviluppo Basilicata”, dovendo in sintesi spiegare la sua idea di sviluppo della regione…
Bella domanda. Le posso rispondere con un piccolo esempio simbolico, che è quello della mia azienda che è nata con la famosa o famigerata legge 219, quindi a seguito di una tragedia quale fu il terremoto dell’80. Siamo ancora lì, trent’anni di storia, di innovazione, di espansione. Voglio dire che esistono occasioni mancate ma anche realtà che, nate da emergenze contingenti, hanno preso quota, creato valore, sono diventate competitive. La Regione Basilicata ne è piena, esiste un tessuto imprenditoriale piccolo e medio di grande forza, il cuore diffuso dell’economia regionale. E molto si sta mettendo in moto, paradossalmente proprio in questi mesi.
E poi c’è la fetta dei grandi player.
La Regione Basilicata, in particolare l’assessore Cupparo, sta avendo una strategia di nuovo dialogo con i grandi player industriali lucani - penso a Fca, Eni, Total, Barilla - che sono una straordinaria risorsa per la Basilicata, con un valore, al di là dello specifico industriale, enorme dal punto di vista delle competenze e del know how. C’è un gran dibattito sulle compensazioni economiche, penso che sia altrettanto importante ragionare sul trasferimento delle competenze di filiera che la grande industria può apportare al territorio lucano. Bisogna sforzarsi di avere sempre uno sguardo doppio, uno che guarda all’oggi e uno che guarda al domani.
Veniamo a quest’anno orribile, lei è soddisfatta ma tutti gli indicatori di vita delle imprese non lo sono.
I dati parlano da soli: abbiamo istruito quasi 1.200 pratiche per nove avvisi, ne abbiamo ammesse 832, per 35 milioni di finanziamento, di cui già erogati 17, considerando 26 mila euro il valore medio dell’erogazione. Abbiamo promosso avvisi per la filiera creativa e del turismo, il commercio, due avvisi per il microcredito, uno per l’artigianato, due avvisi per accompagnare scelte in tema di transizione energetica, voucher per la digitalizzazione. E posso dire che la partecipazione delle domande è stata diffusa, in tutto il territorio, anche nelle aree interne. Il quadro generale, tra la crisi pandemica e il futuro periodo di programmazione europea di contesto, è stato quello degli indirizzi di sostenibilità, innovazione, digitalizzazione. Sul fronte dei piccoli prestiti arriva un ulteriore finanziamento di 6,2 milioni di euro che servirà ad erogare contributi a 230 aziende aggiungendosi alle 336 già istruite con un risultato finale di 566 pratiche complessive. Con l’università abbiamo collaborato per un progetto di start up. Insomma, nessuno nega il contesto drammatico ma si è messo in moto, nell’anno più difficile, anche una realtà viva di giovani, meno giovani, disoccupati. Una grande iniezione di fiducia.
In che misura servono le azioni di supporto al sistema e quanto è necessaria una cultura d’impresa?
Sono entrambi importanti e io aggiungerei anche che serve una buona comunicazione delle opportunità e dei risultati. La Basilicata ha potenzialità enormi, spesso lo sviluppo è frenato dal vizio delle battaglie di principio, ben oltre una sana dialettica, con un maggiore spirito di squadra e di collaborazione leale si potrebbe fare molto di più. Per la parte che mi riguarda ho speso ogni energia possibile in questi mesi, messo da parte la mia azienda, credo di aver messo ottimismo, visione e passione nelle cose che ho fatto. Non è, in modo viziato, un’economia assistita o protetta, la nostra, ma una realtà che deve essere adeguatamente supportata, questo sì, soprattutto in una fase come quella attuale. I progetti che ci arrivano sono quasi sempre piccoli sogni, scommesse che cambiano una vita. Spesso mi chiedono di immaginare il futuro, la risposta è una sola: il miglior modo per predire il futuro è crearlo.