Grazie ai fondi raccolti con il Pnnr e il Piano Nazionale Complementare, sono tanti i progetti e i cantieri sul suolo italiano. Una panoramica delle opere in Basilicata, a Gela e a Ravenna
Leva strategica per la crescita economica e strumento per spianare la strada alla transizione ecologica: le infrastrutture (fisiche e non) sono un hub di crescita e valorizzazione del territorio. In due parole, fanno rete. Gli investimenti in questo campo non solo sono una risposta alle esigenze attuali, ma offrono anche una visione per il futuro, in cui il miglioramento delle reti di trasporto e logistica sarà cruciale per garantire la competitività e la sostenibilità dell’Italia.
L’Italia, con la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, può giocare un ruolo chiave nella costruzione di connessioni fisiche e digitali che rafforzino le relazioni tra il Nord e il Sud Europa, oltre che tra l’Europa e l’area mediterranea.
Un contributo fondamentale arriva dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e dal Piano Nazionale Complementare (PNC), che includono opere strategiche per 192 miliardi. L’impegno per modernizzare il Paese è evidente. Il panorama delle infrastrutture strategiche e prioritarie in Italia, come da rapporto del 2024 del Centro Studi della Camera dei Deputati, descrive un quadro complesso ma anche con un grande potenziale. Con un costo complessivo stimato di 483 miliardi di euro, il Paese sta affrontando una delle più imponenti stagioni sul fronte degli investimenti degli ultimi decenni. Di questi, 343 miliardi (circa il 71%) sono già coperti da finanziamenti, un dato che sottolinea lo sforzo economico in corso per modernizzare e potenziare le reti infrastrutturali nazionali.
Le priorità di investimento sono chiaramente definite: quasi l’80% dei costi è destinato al miglioramento delle reti ferroviarie e stradali. Le linee ferroviarie assorbono oltre 205 miliardi di euro, mentre per le strade sono stanziati circa 162 miliardi. Non meno rilevante è l’attenzione verso porti, aeroporti e ciclovie, che raccolgono il 17,5% degli investimenti complessivi.
Sul fronte dello stato di avanzamento, il quadro è articolato: 146 miliardi di lavori sono attualmente in corso, segnando un aumento significativo rispetto all’anno precedente (+63,1%). Tuttavia, rimangono in fase di progettazione interventi per un valore di 182 miliardi, evidenziando un rallentamento nelle fasi iniziali del processo. Solo 69 miliardi di lavori sono stati ultimati, mentre 36 miliardi restano in attesa di avvio nonostante i contratti siano già stati firmati.
Le tempistiche per completare le grandi opere rimangono una delle maggiori criticità. Per un campione di 15 infrastrutture monitorate, il tempo medio per passare dalla progettazione al completamento supera i 30 anni. Ritardi normativi, complessità progettuali, varianti richieste dai territori e contenziosi sono gli ostacoli principali. Anche la distribuzione territoriale degli investimenti evidenzia alcune disparità, dovute a un maggiore bisogno di infrastrutture in alcune zone del Paese. Il Centro-Nord, che ospita il 66% della popolazione, raccoglie il 48% degli investimenti totali, pari a 231 miliardi di euro. Al Sud e nelle Isole, con il 34% della popolazione, spetta il 37% degli investimenti, mentre il restante 15% riguarda interventi diffusi sul territorio.
Basilicata, trasporto ferroviario e sanità
Trasporti e sanità sono i settori chiave degli investimenti infrastrutturali della Basilicata. Da un lato, i collegamenti fra le persone, le aree lontane, e il miglioramento dei servizi esistenti. Dall’altro, rendere i servizi sanitari accessibili nelle aree interne. Circa 98 milioni di euro sono stati destinati al miglioramento del servizio ferroviario regionale, per rinnovare la flotta e potenziare i collegamenti. Il nuovo Contratto di Servizio 2022-2031, firmato tra Regione Basilicata e Trenitalia, prevede l’introduzione di 8 nuovi treni Pop e un incremento dei treni-km annui dagli attuali 1,83 milioni a 2,42 milioni entro il 2026. Oltre all’acquisto dei nuovi treni, sono previsti anche 46,6 milioni di euro per la manutenzione ciclica, il revamping tecnologico e il restyling della flotta esistente. In aggiunta, l’obiettivo è potenziare i collegamenti tra Potenza e Napoli, Rocca Imperiale, Matera e Ferrandina, migliorando la connettività e favorendo lo sviluppo turistico. La sostenibilità è un elemento chiave del progetto: i nuovi treni Pop garantiscono un risparmio del 30% nei consumi energetici rispetto ai modelli precedenti e saranno realizzati con materiali riciclabili per il 95%.
Parallelamente al potenziamento della mobilità, la Basilicata ha attivato investimenti per 2,193 miliardi di euro nell’ambito del Pnrr. “Un’opportunità storica”, come ha sottolineato l’assessore Cosimo Latronico. Una parte significativa di queste risorse è destinata alla Missione 3, che si concentra su infrastrutture e mobilità sostenibile, mentre un altro settore chiave riguarda la sanità territoriale.
Con un finanziamento complessivo di circa 130 milioni di euro, sono stati avviati 118 progetti, tra cui la creazione di Case di Comunità, Ospedali di Comunità e servizi di telemedicina. Nella provincia di Matera, l’Azienda Sanitaria Locale ha già avviato la costruzione di sei Case di Comunità a Ferrandina, Tursi, Garaguso, Irsina, Montalbano Jonico e Montescaglioso, oltre all’Ospedale di Comunità di Tinchi di Pisticci. Queste strutture, operative entro il 2026, saranno organizzate in hub aperti 24/7 e spoke con aperture giornaliere di 12 ore, garantendo un’assistenza capillare sul territorio.
Un progetto innovativo è quello dell’“Infermiere di Comunità”, pensato per rafforzare la sanità di prossimità e ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi. L’area interna Marmo Platano sarà la prima a sperimentarlo, con l’impiego di circa 200 infermieri dedicati.
Ravenna: il porto e la transizione energetica Ravenna sta attraversando una fase di grande trasformazione, grazie al progetto di potenziamento del Ravenna Port Hub, una delle principali infrastrutture logistiche del Paese. Il porto di Ravenna è chiamato a diventare un punto nevralgico per il commercio e la logistica nell’area adriatica e mediterranea, per rispondere alla crescente domanda di soluzioni sostenibili per il trasporto merci. Finanziato con oltre 30 milioni di euro dall’Unione europea e circa 200 milioni di risorse statali, l’intervento ha trasformato radicalmente il porto: fondali approfonditi a -12,50 metri (con l’obiettivo di arrivare a -14,50 entro il 2026), una nuova banchina di un chilometro, aree logistiche ampliate di 200 ettari e collegamenti stradali e ferroviari potenziati. L’investimento punta a rendere lo scalo competitivo nell’accogliere navi di grandi dimensioni e ad aumentare i volumi di merci movimentate.
Sul fronte delle infrastrutture stradali, un ruolo cruciale è affidato alla “Nuova Romea”, il troncone settentrionale del corridoio Orte-Mestre, che collega Cesena a Mestre su un tracciato di 230 chilometri. Questo asse viario, unico collegamento diretto tra il Nord-Est e il Centro Italia, è considerato strategico per il Paese. Nel contratto di programma 2021-2025 di Anas sono previsti studi di fattibilità e finanziamenti preliminari per definire il tracciato e le alternative progettuali.
Nel complesso, sull’intero percorso Orte-Mestre sono stati completati interventi per circa 108 milioni di euro, mentre ulteriori 239 milioni sono già destinati a progetti futuri. Questi investimenti segnano una tappa fondamentale per migliorare la competitività e l’efficienza delle reti logistiche e stradali della regione.
Gela: infrastrutture e sviluppo locale
A Gela due progetti chiave, in particolare, segnano il futuro economico e sociale della città: il potenziamento del porto Rifugio e il miglioramento delle infrastrutture idriche nella Piana di Gela.
Per quanto riguarda il porto Rifugio, la giunta regionale ha dato il via libera a un nuovo accordo attuativo con Eni, che prevede un contributo economico di 3,7 milioni di euro per il ripristino funzionale della struttura portuale. Inoltre, la società dovrà rimborsare 1,7 milioni di euro alla Regione per lavori già realizzati in passato. Questo accordo si inserisce nel più ampio quadro del “Protocollo d’intesa per l’area di Gela”, firmato nel 2014, che prevede un piano di sviluppo sostenibile per la città e il suo hinterland. Il progetto di rinnovamento del porto è nelle mani dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Occidentale.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha sottolineato l’importanza strategica del porto di Gela per tutta la Sicilia, considerando la sua posizione centrale nel Mediterraneo, sia per il traffico di merci che per il potenziale turistico marittimo: “Il porto di è fondamentale non solo per lo sviluppo della città e della sua provincia, ma anche per l’intera Sicilia”. L’accordo, per l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, “rappresenta il primo passo verso il rilancio di un’infrastruttura cruciale, e contribuirà a rafforzare il ruolo di Gela nel potenziamento dei porti del Sud Italia».
In parallelo, il territorio gelese sta per beneficiare di un significativo investimento nel settore idrico, che risponde a una delle principali esigenze del comparto agricolo e zootecnico locale. A seguito di sopralluoghi tecnici e consultazioni con gli operatori del settore, è stato ottenuto uno stanziamento complessivo di circa 2,7 milioni di euro per realizzare interventi urgenti in quattro aree strategiche della Piana di Gela. I lavori riguarderanno la traversa sul torrente Maroglio (diga Cimia), con un finanziamento di 780 mila euro, la traversa Rizzuto (invaso Comunelli) con circa un milione di euro, e l’interconnessione tra le dighe Disueri e Cimia, per un importo di 150 mila euro. Inoltre, saranno stanziati 750 mila euro per la traversa sul torrente Dirillo, presso il lago Biviere di Gela. Questi interventi sono cruciali per ripristinare la funzionalità del sistema idrico locale, che ha subito un lungo periodo di inattività.
Il coinvolgimento attivo dei territori, ognuno con le sue peculiarità, non solo garantisce una pianificazione più efficace, ma permette di integrare le specificità locali con obiettivi strategici nazionali ed europei. Questo approccio multilivello è fondamentale per generare uno sviluppo territoriale sostenibile che coniughi crescita economica, coesione sociale e resilienza ambientale.