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Il cinema e i suoi effetti

Il settore cinematografico e audiovisivo ha risentito notevolmente della crisi scatenata dalla pandemia. Eppure ha un ruolo fondamentale, sia come impatto economico sul territorio che come effetto traino sul turismo.

di Gruppo Economia FEEM
22 novembre 2021
6 min di lettura
di Gruppo Economia FEEM
22 novembre 2021
6 min di lettura

Come tutti i settori, anche quello delle industrie culturali e creative (ICC) ha risentito fortemente dell’impatto della pandemia. Ernst & Young ha stimato che a causa della pandemia le ICC in Europa hanno perso 199 miliardi di euro, che corrisponde a oltre il 30% del loro volume di affari nel 2020. In Italia si stima una perdita del 70% per il settore delle industrie culturali e creative nel 2020, che è correlata a un dimezzamento medio dei consumi culturali italiani (-47%). Come evidenzia l’indagine dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio in collaborazione con Swg, si è infatti passati da 113 euro di spesa media mensile per famiglia nel dicembre 2019 a circa 60 euro nel dicembre 2020. Incrociando i dati con le stime dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, si calcola invece una perdita per il mondo di cinema, radio e tv di 5,2 miliardi di euro. Tuttavia, dall’estate sono arrivati i primi segnali di risveglio per le attività culturali e l’aumento dei consumi sta spingendo verso un ritorno (anche se c’è ancora molta strada da fare) alla condizione pre-pandemica.

Prima della pandemia, in Europa le ICC rappresentavano l’11,2% del totale delle imprese e il 7,5 % della forza lavoro. Si trattava di oltre 3 milioni di imprese e di circa 12 milioni di lavoratori che in termini di valore aggiunto si traduceva nel 5,3% del totale in Europa. Il rapporto del Centro Studi Confindustria e Anica nel 2019 certificava che il settore audiovisivo e broadcasting italiano era composto da quasi 8.500 imprese, generando direttamente, sotto forma di contratti di lavoro dipendente o assimilabili, 61 mila posti di lavoro. Proprio grazie alla forte integrazione con gli altri settori produttivi, i posti di lavoro generati nelle filiere connesse, ovvero necessari per soddisfare la domanda di beni e servizi proveniente dall’audiovisivo, erano più del doppio. A fronte di circa 61 mila posti di lavoro esistenti nel settore audiovisivo, si stimavano più di 112 mila posti di lavoro ulteriori nelle filiere connesse.

Secondo l’indagine svolta dal Cluster Basilicata Creativa, in Basilicata nel 2020 risultano più di 4.200 le aziende lucane afferenti ai comparti culturale e creativo. Di queste, circa 2.800 operano nei cosiddetti settori core (industria culturale, industria creativa, Patrimonio storico-artistico e arti performative), per lo più microimprese. Si aggiungano a queste altre 1.450 aziende circa definite creative driven, ossia realtà che hanno al loro interno una forte componente di sviluppo creativa e culturale.  In totale sono circa 18.000 addetti.
Se ci concentriamo sull’audiovisivo, è ormai risaputo che la produzione cinematografica può attivare a livello locale un circolo virtuoso di investimenti, occupazione e stimolo alla nascita di nuove realtà imprenditoriali. La realizzazione di opere audiovisive, infatti, necessita spesso di un territorio in cui ambientare la narrazione cinematografica, con evidenti ricadute sull’economia locale. Bisogna considerare, infatti, che la permanenza di una troupe nei luoghi in cui si svolgono le riprese cinematografiche si traduce nell’acquisto e noleggio di beni e servizi e nella creazione di nuova occupazione. Un monitoraggio degli impatti economici del cinema, determinati dai primi bandi di sostegno alle imprese cinematografiche pubblicati dalla Regione Basilicata, ha registrato un “impatto diretto”, in termini occupazionali, pari al coinvolgimento di 544 lavoratori (330 professionisti e 214 comparse), in termini di riprese sul territorio pari a 300 giorni di lavoro, e un rapporto di 1: 3 tra finanziamento erogato e spesa sostenuto. Ogni euro di finanziamento, dunque, ne ha generati 3 nell’economia locale e un “effetto indiretto” generato sul territorio, ovvero la ricchezza generata nel sistema economico con un moltiplicatore di 1,45 euro.
La produzione cinematografica, quindi, ha un impatto economico immediato sulla realtà locale, a cui si aggiungono degli effetti indiretti e indotti determinati dall’impulso degli investimenti sul territorio. In più, la produzione audiovisiva può, in alcuni casi, legarsi alla promozione territoriale, attivando flussi turistici con effetti anche di lunga durata, come dimostrano alcuni studi sul fenomeno del film tourism.
Da questo punto di vista, la Basilicata può ben sperare. L’ultimo capitolo della saga James Bond, “No Time to Die” (2021), con un lungo prologo che mostra lo splendore dei Sassi e della costa marateota, ha già raggiunto quota 667 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo mentre la seconda stagione di “Imma Tataranni - Sostituto procuratore” tiene incollati alla tv quasi 5 milioni di italiani.
In particolare, sulla capacità della fiction di incuriosire il pubblico soprattutto in relazione ai luoghi in cui è stata girata, è interessante notare alcuni dati da Google Trends sulle ricerche fatte sul web in occasione della prima puntata della serie ambientata a Matera. Oltre a una crescita delle ricerche legate alla fiction da parte degli spettatori di quasi tutte le regioni, si può notare come alcuni temi/luoghi che hanno spazio durante la puntata come “la festa della Bruna”, “il pane di Matera”, “Marsicovetere” abbiano una vera e propria impennata di ricerche; allo stesso modo, crescono in maniera esponenziale le ricerche online dei luoghi in cui è ambientata la fiction (+250%).
Riley e Van Doren, due studiosi americani, hanno sostenuto dati alla mano che le location cinematografiche possono diventare delle icon, ovvero dei luoghi simbolo che si caricano dei valori e delle emozioni raccontate nella storia cinematografica e, quindi, hanno un potere di attrazione superiore a quello delle tradizionali forme di promozione. Insomma, parafrasando quanto scrisse Stendhal: il cinema è promessa di felicità. Soprattutto per la Basilicata.

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