La Basilicata ha deciso di puntare fortemente sul digitale, piazzandosi quinta in Italia per investimenti nel settore, dietro a Bolzano, Lazio, Veneto e Liguria e, soprattutto, davanti a regioni tecnologicamente avanzate come il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia.
Il web è diventato un mondo da abitare, un luogo in cui esprimere sé stessi. Non è una semplice connessione, un semplice bottone da schiacciare. Oramai si comprano abitazioni e isole virtuali esattamente come si fa con gli immobili “fisici”. Non a caso, la transizione energetica ha una gemella, quella digitale, altrettanto importante per lo sviluppo dell’Unione. Tra meeting virtuali, videochiamate ai parenti chiusi in casa ed e-commerce, il digitale si è rivelato strumento fondamentale durante le chiusure generalizzate dovute alla pandemia. Ma non solo i cittadini: anche le piccole e medie imprese (PMI) italiane si sono rese conto dell’importanza dell’implementazione del digitale. E, infatti, proprio nel corso del 2020 “l’Italia ha compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività […]. La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (69%) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale, una percentuale ben al di sopra della media UE (60%)” (Rapporto Digital Economy and Society Index della Commissione europea).
PMI e digitalizzazione
Nello specifico, le imprese italiane fanno un ottimo utilizzo della fatturazione elettronica. Addirittura, il 95% delle PMI la usa abitualmente (parliamo di un numero di circa 3 volte superiore alla media UE). Del resto, l’industria (in Italia e nel mondo) si è sempre dovuta evolvere per adattarsi al cambiamento. Dalla macchina a vapore passando per l’elettricità e arrivando infine all’industria 4.0, è sempre stato chiaro ad imprenditori e industriali che solo il cambiamento li avrebbe potuti salvare da un rapido declino. È importante notare come, stando a dati ISTAT relativi a “imprese e ICT”, alla voce “PMI con almeno un livello base di intensità digitale” in Italia sia possibile osservare una crescita di ben 20 punti percentuali dal 2015 al 2020 (dal 49% al 69%). Nonostante il calo del 9%, relativo all’Italia, nel 2021, la percentuale rimane comunque più alta rispetto alla media UE.
L’Italia “supera” l’UE nel 2021 anche per quanto riguarda l’utilizzo di dispositivi IoT (Internet of Things). Questo perché il 32,3% delle imprese con almeno 10 addetti ne fa uso, contro il 29% dell’UE. In effetti sono i settori industriali più disparati a utilizzare l’IoT: si passa dall’energia all’immobiliare, senza dimenticare l’alimentare e le telecomunicazioni. Come non parlare, poi, dell’e-commerce? Sembra banale, ma non c’è nemmeno più bisogno di uscire di casa per acquistare qualcosa. Basta una semplice connessione per avere pressoché ogni cosa in tempi rapidi e con ogni comodità. E, a dimostrazione di tutto ciò, nel 2021 il 74% dei webnauti nell’Unione ha fatto acquisti online. In Italia, tuttavia, è stata la pandemia ad aver accelerato l’aumento del numero di imprese che ha venduto online i propri servizi. Tanto è vero che, secondo l’Istat, “il 18,9% delle imprese ha dichiarato di aver avviato o incrementato nel corso dell’anno gli sforzi per vendere beni o servizi via Internet e reagire alla situazione creata dall’emergenza sanitaria”. Non stupisce, pertanto, che siano state le imprese più colpite ad attivarsi in tal senso, su tutte quelle appartenenti al settore ricettivo, con una percentuale del 41,8%.
Esempio lucano
Il 2020 ha rappresentato un punto di svolta anche per la Basilicata, che ha deciso di puntare fortemente sull’ICT. La regione lucana, infatti, si è piazzata quinta in Italia per investimenti nel settore, dietro a Bolzano, Lazio, Veneto e Liguria e, soprattutto, davanti a regioni tecnologicamente avanzate come Friuli e Lombardia. Le imprese manifatturiere in Basilicata che hanno adottato tecnologie 4.0 di supporto alla produzione (fine 2020), erano il 27,5%, dato superiore alla media nazionale, attestata al 25,3%. Per quanto riguarda l’e-commerce, le aziende lucane hanno investito per il 22,2%, distinguendosi anche in questo settore.
Bisogna valutare questa risposta anche in riferimento al fatto che, inevitabilmente, lo sviluppo e la diffusione dell’e-commerce ha messo in difficoltà soprattutto i piccoli commercianti, che si sono trovati a doversi confrontare con colossi del commercio capaci, tramite l’online, di azzerare (o comunque sensibilmente diminuire), la distanza rispetto al consumatore. Per questo, il dato secondo cui le imprese fino a 9 addetti hanno investito per il 19,9% è molto rilevante perché indica che i commercianti lucani hanno dato una risposta forte sia alla pandemia sia alla destrutturazione del sistema di commercio. Gli obiettivi europei e italiani non sono semplici da raggiungere ma si parte da buone basi. La Basilicata ha dimostrato di poter essere un esempio per l’Italia grazie alla resilienza e all’impegno che da sempre contraddistinguono i lucani.