21/11/2024 - Non è il migliore dei mondi possibili, anzi. Come ha ribadito il presidente degli industriali, Francesco Somma, all’assemblea aperta della scorsa settimana a Rifreddo, il tessuto economico produttivo della Basilicata è in sofferenza. Perciò, ogni segnale incoraggiante non va sottovalutato, nella costruzione di un futuro sicuramente incerto ma non già scritto. Può essere allora interessante il dato sulla diminuzione del numero di imprese in sofferenza, che si potrebbero trovare, cioè, nella condizione a rischi usura. Già il rapporto Bankitalia dello scorso giugno lo aveva messo in risalto. Lo ribadisce, oggi, anche l’Ufficio studi dell’associazione Artigiani e piccole imprese Cgia Mestre. Il quadro generale del Mezzogiorno, in generale, non è rassicurante. Il numero complessivo di queste imprese è di 2.600 unità: un’impresa a rischio su 3 è al Sud.
Ma il numero delle imprese lucane inserite nella “black list” della Centrale dei rischi della Banca d’Italia è in calo: nel primo semestre 2024, sono risultate 844 “imprese affidate con sofferenze”, 14 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando erano 858. Lombardia, Toscana e Umbria sono le altre regioni in cui è stata rilevata una flessione, mentre il dato nazionale ha fatto registrare un preoccupante +2,3%: Campania maglia nera (11mila e 365 imprese pari al +7,8%). Il quadro disaggregato regionale posiziona Potenza meglio di Matera (ed è anche comprensibile vista l’incidenza del polo produttivo del Metapontino). Il dato delle imprese può essere messo a confronto con un altro dato incoraggiante, quello delle libere professioni, nonostante le debolezze strutturali di un mercato del lavoro in continua evoluzione, soprattutto dopo gli anni della pandemia, che ha inghiottito circa 75 mila liberi professionisti. Nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione il saldo (dati Inps) è positivo. Benché persistano differenze territoriali Nord-Sud, i redditi degli iscritti alla Gestione Separata hanno registrato un lieve incremento in Basilicata (tra il 2010 e il 2019) ma anche in Calabria, Molise, Campania, Abruzzo e Liguria. Le variazioni più contenute si rilevano nel Lazio e in Emilia-Romagna (rispettivamente +3,6% e +3,8%), mentre all’opposto in Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Calabria e Abruzzo si registrano tassi di crescita superiori al 10%.
Vista dall’altra faccia della medaglia il dato indica anche la trasformazione del lavoro, non necessariamente lavoro autonomo “forzato” per mancanza di lavoro subordinato. Ma lavoro autonomo come scelta di vita.